47. Princisbecchi dell'io interiore

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"Anche la vita può essere una grandiosa avventura."

Peter Pan (2004)






Tutto accade per caso

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Tutto accade per caso.

È la casualità che rende quel circolo dell'esistenza un qualcosa di meraviglioso, di singolare, un qualcosa cui spicca una splendida anomalia colma di stravaganza e luccichio degno dei racconti inventati impressi su ruvide pagine consumate dalle termiti e profumate di tempi trascorsi, delle fiabe sfuggite alla fantasia di rinomati scrittori e poeti, luminari del loro tempo poiché sono stati in grado di inneggiare a quella casualità così intrinseca di utopie, velate bellezze e incanti che allietano ciò che alberga nell'animo.

Niente raggrinzisce peggio di un qualcosa di assiomatico in quell'ormai conosciuto circolo esistenziale quale la vita; io preferisco pensarla così: non c'è niente di predetto, nulla è sicuro, nessuno può garantire in nome del caso. Il caso ha anima propria.

Respira, vive, esiste.

Niente accade per una ragione, tutto ruota attorno all'eventualità, alla probabilità che un qualcosa possa avvenire senza che nessuno l'abbia ipotizzato. Facciamo sì di bearci di quella sensazione impagabile dettata dalla singolarità della meraviglia, l'emblema di distinzione che istoria i sognatori; una stirpe che ha quasi imboccato senza punto di non ritorno la via buia della scomparsa, della fine. L'etichetta della rarità è compressa sulle loro teste, sulle nostre teste.

Ma quanta paura hanno quelli che non riescono a pensare senza remore e senza freni... quanto terrore invade le loro membra come fosse catrame viscoso e nocivo, incarcerandoli nelle loro convinzioni sterili e sepolcrali, privandoli della loro emancipazione, costringendoli alla staticità asfissiante.

Oh... fosse per loro saremmo privati di fiabe e di miti... non ci saremmo potuti deliziare con Edipo che indovina l'indovinello della Sfinge, con Perseo che taglia la testa di Medusa, con Orfeo che perde per sempre la sua amata Euridice, con Hänsel e Gretel che riescono a fare barba e capelli alla strega, con Pollicino che semina dalle sue manine quei piccoli sassolini utili per ritrovare la strada di casa, con Cappuccetto Rosso che trova il lieto fine insieme alla sua dolce nonna.

È l'evenienza, è la sorte che c'impone d'inventare – come l'amor che move il sole e l'altre stelle ­–, di avventurarci fra le fitte trame della reminiscenza, ci ordina di vagare di ricordo in ricordo, di teoria in teoria, plasmando idee, plasmando narrazioni, plasmando vite e universi.

Ci procuriamo quella stimata e celebre seconda realtà, tangibile e al tempo stesso non tangibile: quell'illusione effimera di poterla anche solo sfiorare per pochi attimi, quegli attimi che servono per riprendere fiato, respirare.

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora