46. L'esaltazione della rilevanza

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"Einstein sbagliò quando disse: 'Dio non gioca a dadi'. La considerazione dei buchi neri suggerisce infatti, non solo che Dio gioca a dadi, ma che a volte ci confonda gettandoli dove non li si può vedere."

La Teoria del Tutto (2014)






Fin da quando ne ho memoria, fin da quando sono riuscita ad apprendere la facoltà di saper afferrare con grazia e, al tempo stesso, con decisione quegli sprazzi fuggenti altresì conosciuti come reminiscenze, mi viene un gesto più che naturale quel...

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Fin da quando ne ho memoria, fin da quando sono riuscita ad apprendere la facoltà di saper afferrare con grazia e, al tempo stesso, con decisione quegli sprazzi fuggenti altresì conosciuti come reminiscenze, mi viene un gesto più che naturale quello di fermarmi un attimo, di mettermi in pausa.

Una sorta di posizione di standby dal resto di ciò che mi circonda.

Da un po' di tempo a questa parte ho imparato una regola alquanto importante: il mondo non smette di girare — non si ferma — solo perché hai la nausea.

Di conseguenza le uniche cose rimaste effettivamente da fare sono due, o mi caccio una mano contro la bocca, premendo con forza e strizzando gli occhi in attesa che questa orrenda impressione passi via, veloce come l'autunno, oppure mi prendo il lusso di mettermi in pausa per qualche minuto, quasi barando.

"Ah, l'autunno... senz'altro la mia stagione preferita. In quest'anno corrente, a pensarci bene, non gli ho dato nemmeno un quarto dell'attenzione che meritava. Per colpa di tutta quella tragica faida sotto quel dannato liceo, mi sono totalmente dimenticata di assaporarlo come si confà con un dolce d'alta pasticceria o con un vino pregiato, invecchiato al punto giusto. O anche con un film che da tanto stai aspettando di vedere, godendoti ogni singola scena" rifletto involontariamente non appena sopraggiunge la parola "autunno" fra i tralci della mia mente.

Di solito, in autunno, mi scrivo una lista di varie cose da fare, esattamente come una sorta di rito di benvenuto.

Scrivo che devo leggermi tutte le poesie incentrate sulla medesima stagione — quelle di Gianni Rodari, di Giuseppe Ungaretti, di Herman Hesse, di Giovanni Pascoli, di Salvatore Quasimodo, di Primo Levi, di Adelaide Crapsey —, scegliendone una alla fine definendola come la migliore per quell'autunno lì.

Scrivo che devo andare con mia madre alla ricerca della zucca perfetta, per poi intagliarla il giorno stesso di Halloween con l'espressione più spaventosa che possa immaginare.

Scrivo che devo visitare in un giorno qualsiasi Montepulciano insieme a mio padre, baciata dai primi colori gialli, rossi e arancioni, e attraversata dalla nebbiolina tipica di ottobre.

Scrivo che devo andare a mangiare la schiacciata Dante dell'Antico Vinaio insieme a Marta, quella con il capocollo, lo stracchino, la crema di tartufo e la rucola.

Scrivo che devo ascoltarmi assolutamente tutto l'album Doolittle dei Pixies, non per niente registrato tra il 31 ottobre e il 23 novembre del 1988, mi ricorda l'autunno come non mai.

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora