51. Valzer dei mostri

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"Ognuno deve morire, ma non tutte le morti hanno lo stesso significato."

Buongiorno, notte (2003)











Buongiorno, notte (2003)

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Marta è ancora tra noi. (Speriamo più fra i vivi che fra i morti!)











Le ombre.

Ho sempre trovato che le ombre delle persone posseggano un non so che di incantato e di ammaliante, allo stesso tempo di arcano, ghirigori di segreti sfavillanti — celati a caro prezzo, valore smisurato —, scie luminescenti di enigmi proibiti, fautori di nera beltà e fascino fumoso, sfocato, irraggiungibile.

Ho sempre trovato un connubio sublime quel punto di unione fra quella parvenza di tenebrore e quei segmenti di albori accecanti. Come se la figura di quelle persone venisse spezzata da semplici linee di bagliori, raggiungendo quell'armonia di due metà perfette, di due parti equilibrate fra di loro: chiaro e scuro, luce e buio, sussurri, pensieri nascosti e dichiarazioni, confessioni scoperte.

Parti equilibrate... come i petali delicati e vermigli di una rosa, come la fiamma famelica e scarlatta di un accendino.

Non è, forse, un sommo connubio?

«Adesso avvicinati».

La Terra continua a volteggiare, il tempo — ore, minuti, secondi — continua a scorrere, le persone continuano a vivere, le figure continuano a ballare. Corpi sudati, volti nascosti da ciuffi di capelli dal colore alterato dalla luce del locale, tristezza e malinconia camuffate di sorrisi e artefatta allegria, contraffatte dall'effetto magico dell'alcol.

Ogni cosa danza intorno a me, unico punto fermo, radici legate al suolo. Ogni cosa mi oscilla vicino, sentore di essere sfiorata ma mai toccata.

Le loro facce... le facce di tutti loro, troppo gioconde, troppo ridenti, troppo felici, un modello di spensieratezza che mi appare tanto lontano, terribilmente distante.

Ma dov'è la normalità? Perché loro sorridono, perché loro si dilettano e io no? Perché gli angoli delle mie labbra altro non fanno se non quello di rimanere piegati — inesorabilmente — all'ingiù, direzione di immaginario inferno? Perché le mie pupille non riescono a colmarsi di seducente menefreghismo, abbassandosi quasi con movenza ammiccante? Perché devo stonare per forza, quasi io stessa me lo imponessi di volontà propria?

«Adesso avvicinati».

Magari sono gli altri a essere i mostri — non sono forse loro ad apparire così sfigurati... così deturpati dalla loro ombra, dalla luce che non gli appartiene, e da quell'inganno con cui sperano di cavarsela con sporca facilità?

Valzer dei mostri, valzer dei mostri, valzer dei mostri, il vostro non è altro che un orribile valzer dei mostri!

«Adesso avvicinati».

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora