Capitolo 32

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Jungkook's POV

Potrei abituarmi a svegliarmi di fianco a Taehyung, con il suo braccio che mi stringe involontariamente tutte le volte che voglio alzarmi o con le sue gambe che si intrecciano alle mie, trasmettendo quel calore non necessario visto che siamo in piena estate; col suo respiro che si frantuma sul mio collo o sulle mie labbra; coi suoi occhi chiusi, che prendono la forma di una curva talmente particolare che mi verrebbe difficile pure riprodurla su tela.

Potrei semplicemente abituarmi alla presenza di Taehyung nella mia vita, eppure, dentro di me, sento ancora quel qualcosa che mi tormenta, mi provoca l'insonnia alcune notti, facendomi impazzire.

Paura? Terrore? Rabbia? Confusione? Indecisione?

Se lo dovessi definire con un colore molto probabilmente userei un verde: no, non uno di quei verde speranza o smeraldo, assolutamente, un verde oliva, uno di quelli scuri che ti fanno ricordare il vomito.
È un colore strano e tutti potrebbero pensare che sia bello poiché particolare, ma no, non lo è: una sfumatura di verde che difficilmente può essere associata ad altri colori, è scuro e impasticciato, solitamente non utilizzato dai pittori, poiché da troppo all'attenzione.

<<Che stai pensando?>> la voce roca - più roca del solito - di Taehyung riecheggia nella stanza, facendomi riportare lo sguardo su di lui, quando prima era rivolto al soffitto.

<<Alle olive.>> dico sorridendo, forse capirebbe oppure no, ma in ogni caso le visioni di un artista, le capisce solo lui stesso, come se il mondo della sua mente fosse inaccessibile ad altri.

<<Alle olive? Aish, ragazzino sei proprio strano.>> ridacchia, girandosi fra le coperte.

<<No.>> sussurro.

<<Cosa?>> domanda, voltandosi verso di me.

<<Non andare.>> lo prego.

Porta lo sguardo verso l'alto, osservando per qualche secondo il soffitto - un piccolo sorriso ad incorniciargli il viso - per poi voltarsi nuovamente verso di me e sistamare meglio la testa sul cuscino.

<<Contento?>> chiede.

Annuisco, sorridendo, avvicinandomi leggermente a lui, fino a far sfiorare i nasi.

Porta una mano alla mia guancia, che accarezza dolcemente, abbandonandosi ad un sospiro.

<<Di mattina sei ancora più bello.>> confessa, poggiando le mani sui miei fianchi, spostandoli più verso il suo corpo.

<<Dovresti vedere il panorama che ho io.>> dico, ghignando.

Scoppia in una roca risata, chiudendo leggermente gli occhi, per poi riaprirli, anche se questi rimangono comunque curvati.

La sua mano destra raggiunge la mia natica, strizzandola, gesto che mi fa mugugnare e chiudere gli occhi.

<<Quanto sei sensibile, Kookie.>> ridacchio, spostando la mano su per la mia schiena ancora nuda.

<<Kookie?>> chiedo, sorridendo.

<<Ti si addice.>> commenta, ghignando, facendo pressione sulla mia schiena, in modo da spostarmi più vicino a lui.

I nostri nasi si sfiorano, i nostri respiri si scontrano uno sulla bocca dell'altro, i nostri occhi stanno colmando uno le imperfezioni dell'altro, trasmettendo i messaggi che neanche le nostre labbra saprebbero pronunciare.

<<Perché non ti fai baciare?>> domando a bassa voce, col la paura di star facendo un passo più lungo della gamba.

Lo vedo sospirare e chiudere gli occhi, sistemandosi a pancia in su, con una mano fra i capelli.

Forse ho sbagliato.

<<Se non vuoi dirmelo, non fa niente, tranquillo.>> dico, poggiando una mano sulla sua guancia, girandogli il viso verso il mio, in modo da poterlo guardare di nuovo negli occhi.

<<È-È complicata come..storia.>> e forse è la prima volta che lo sento balbettare da quando sono qui.

<<Proverò a capire.>> lo sprono.

Sospira nuovamente.
<<È successo tutto prima che entrassi nel gruppo, prima che iniziasse la mia carriera.>> dice, bloccandosi subito dopo, guardandomi un'ultima volta, prima che io gli prenda la mano e la stringa forte, per dargli coraggio.

<<Avevo già capito che le ragazze non mi attiravano tanto, cioè si lo facevano, ma solo sessualmente e in rare occasioni.>> comincia, sospirando, <<Una sera ad una festa del liceo, incontrai un ragazzo, un bellissimo ragazzo che era venuto solo per fare compagnia alla sorella minore, che avrebbe dovuto riaccompagnare a casa.>> ridacchia, al ricordo.

<<Io ero lì perché mi ci avevano portato con la forza, ero uno dei più conosciuti ragazzi in quella scuola, aish che cosa stupida.
Ricordo di aver passato tutta la serata in sua compagnia, era bravo, buono, bello, intelligente e capii che mi ero preso una sbandata per lui.>> la mia presa aumenta e uno strano bruciore si forma all'altezza del petto, sentire la tua cotta parlare dei suoi precedenti non ha un bell'effetto su di me, ma in questo momento non ha importanza.

<<Cominciammo ad uscire, sì decisamente uscivamo spesso, troppo spesso.>> ricorda con un sorriso, <<sembravamo due grandi amici e forse lo eravamo, ma da parte mia si notava sempre quel qualcosa di diverso.
Una sera, andammo fuori a cena, i nostri amici non erano venuti per svariati motivi, quindi ci ritrovammo io e lui, al parco, sotto le stelle e ci baciammo.>> confessa.

Strabuzzo gli occhi e lui ride, osservandomi.

<<So che ti avevo detto che non ho mai baciato nessuno, ma non è vero, solo che quando sbagli spesso tendi a dimenticare quel ricordo.
Quella sera ho sbagliato.>> sussurra, abbassando gli occhi, una piccola lacrima abbandona il suo occhio, suicidandosi sulle nostre mani intrecciate.

<<Ci fidanzammo e dio, stavo benissimo con lui, ma mio zio lo venne a sapere e da grande tradizionalista del cazzo che era, si è messo in mezzo.
È andato a casa sua, i suoi genitori non c'erano, e l'ha picchiato.
Ricordo tutto, il sangue, le sue urla, le mie lacrime, ho provato a fermarlo ma non ci sono riuscito, io..>> singhiozza.

<<Sh, Tae, basta, ho capito.>> gli accarezzo la guancia.

<<È morto, Kookie...per colpa mia.>> confessa, prima di scoppiare in un pianto disperato.

<<No, no, non è colpa tua.>> lo rassicuro.

Mi metto a cavalcioni su di lui, le nostre intimità si sfiorano, ma poco ce ne importa.

<<Ci sono io, ora, Tae.>> dico abbracciandolo.

I suoi singhiozzi si attenuano leggermente, anche se è ancora scosso.

<<Non lasciarmi anche tu, ti prego.>> afferma, guardandomi negli occhi, ormai lucidi.

<<Non lo farò.>> prometto, baciandogli la guancia, poi lo zigomo, poi il naso, la fronte.

Le sue mani raggiungono i miei fianchi, stringendoli.

Il battito del mio cuore aumenta a dismisura quando mi avvicino al suo viso, facendo sfiorare le nostre labbra.

<<Tae sei svegl->>
Jin apre la porta, bloccandosi quando nota la posizione in cui siamo io e il castano.

<<Cazzo.>> impreco, alzandomi, portando con me le lenzuola per coprirmi.

<<Scendete. Ora.>> ordina, sbattendo la porta dietro di sé.

"Cazzo."

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Salve a tutti, finalmente ho aggiornato.

Sono a mare e non ho niente da dire, quindi al prossimo capitolo.

Ciaoo
¬L.

𝙸𝚕  𝚙𝚛𝚘𝚏𝚎𝚜𝚜𝚘𝚛𝚎 𝚍'𝚒𝚗𝚐𝚕𝚎𝚜𝚎 ♪ 𝚃𝙰𝙴𝙺𝙾𝙾𝙺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora