Difficoltà [revisionato]

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Possa tu, figlia mia, apprezzare i piccoli gesti di una persona, anche più insignificanti; quelli sono i più speciali, fatti con spontaneità.

SAMANTHA'S POV

Quella sera io e Mikael eravamo stati invitati a cena per il compleanno di un suo collega, un certo Müller. Non sapevo neanche a che grado appartenesse e sinceramente non mi importava, detestavo tutti coloro che fossero delle SS.

Mi stavo preparando da circa un'ora in camera mentre Mikael aspettava giù in sala. In fin dei conti, amavo vestirmi bene e creare varie acconciature coi capelli; tutto ciò riusciva spesso a distrarmi dalla realtà, dal resto del mondo.
Una volta di fronte a lui, non nascose lo stupore nel vedermi in tal modo, scuotendo la testa e commentando ironicamente: -amore, credo che questa sera sarò più che un falco per te.- Baciandomi con desiderio.

-Devo riempire la ciotola di Lulu, faccio subito.- Così andai in cucina e la cagnolina si gettò tra le mie gambe. -Piccola, non tornerò troppo tardi.- Le accarezzai ancora una volta il ventre per poi uscire di casa, notando il suo sguardo fisso su di me un po' malinconico.

In macchina, non sapevo perché, percepii un forte disagio. Essere completamente sola con Mikael mi stava dando quella sensazione, ora che neanche Lulu era presente. Lentamente poggiò una mano sulla mia coscia così girai lo sguardo verso il finestrino, facendo finta di nulla.

-Amore, ti sento strana. Qualcosa non va?-

-Niente.-

-Ti dà fastidio la cena di questa sera, ho indovinato?- Domandò ancora una volta con un risolino.

-Mi va bene che tu ci vada ma non vedo perché dovrei venire anche io. Non li sopporto.-

-Amore, parlo sempre di te a loro, sono tutti ansiosi di conoscerti. Ci saranno anche le loro mogli, fidanzate, vedrai che passeremo una bella serata.- 

-Va bene.-

La villa dei Müller era enorme, aveva un giardino curatissimo sul davanti con una simmetrica fontana al centro. Vi erano tantissime persone all'esterno, altrettante si prospettavano all'interno, magari un centinaio. Nonostante il clima non fosse proprio caldo si stava bene, così potei evitare anche di mettermi qualcosa da dover coprire le spalle.

-Amore, andiamo dal festeggiato, ti voglio presentare anche sua moglie, sono sicuro che andrete d'accordo.- Mi prese la mano e, col suo sorriso statico, mi accompagnò all'interno, verso l'enorme sala illuminata.

-Non devo per forza chiacchierare con qualcuno.- Sussurrai ma non mi sentì neanche lui.
Fece gli auguri a Müller per poi presentarmi a lui ed alla moglie Kristina, una donna che aveva davvero fascino, dovevo ammetterlo. Al contrario, quell'uomo mi aveva dato subito una pessima impressione, soprattutto quando affermò: - è veramente bella, chissà che bei figli ariani avrete - facendomi rimanere interdetta. Quel termine preferivo ignorarlo sempre in compagnia di Mikael, anche se ovunque era praticamente al centro dei discorsi di qualsiasi persona, come se giardinaggio e cucina fossero argomenti futili.
I due avevano un figlio, Marcus, di circa dieci anni che stava giocando fuori assieme ad altri bambini.
Erano almeno venti minuti che parlavo con Kristina da sola, sedute ad un tavolo. Mi raccontò di come conobbe Müller, della grandiosità del Reich, del suo voler diventare una madre-modello, di ciò che potevamo sapere di politica; più trascorreva il tempo e più volevo andare via, tornarmene a casa. Cercavo di fingere, mostrare un sorriso alla donna, ma mi sentivo solo peggio.

-E tu cara, hai già pensato a quando avere dei bambini con Mikael?-

-Io... Veramente no, non ancora.- Quella domanda mi spiazzò tanto che arrossii violentemente. Cercai un attimo con lo sguardo Mikael e notai mi stesse osservando da tanto, col suo sorriso immancabile.
-Credo di essere ancora troppo giovane.- Risposi fugacemente.

-Sì, naturalmente hai bisogno di tutto il tempo che cerchi. Sei davvero una bella ragazza, è molto fortunato.-

LIANNE'S POV


Era passata solo una settimana dal mio arrivo al campo. Contavo i giorni senza uno scopo preciso, almeno per cercare di non perdere la cognizione del tempo.

Ero seduta nella baracca in compagnia di mille pensieri che mi stavano assiduamente torturando; non sapevo più cosa dire, cosa fare, come comportarmi, soprattutto a causa di quel che era successo pochi giorni prima col soldato Josef.

Sentii qualcuno entrare nella baracca e sgattaiolare in un letto, a piangere. Vedendola bene era Emily, non mi aveva neanche notata probabilmente ed ora era rannicchiata ad un angolo del letto con le ginocchia al petto.

-Emily, sono io! Cosa ti è successo?-

-Lianne! Per fortuna ci sei tu... Io... Io credo di essere incinta.- Confessò tra un singhiozzo e l'altro.

-Ma è bellissimo, Emily!- Non nascosi l'emozione per lei, sorridendo ed accarezzandole la schiena.

-No, Lianne, io... So già che succederà qualcosa di brutto qui, me lo sento... È già difficile per noi, non ce la farei mai e...-

-Ascolta, Emily. Aspettiamo che tornino le altre e ne riparleremo con calma tutte assieme. So che possiamo fidarci l'un l'altra, andrà tutto bene.- Le asciugai il volto pallido e sorrisi nuovamente per incoraggiarla. Emily si convinse delle mie parole e volle restare in silenzio, esausta a causa della giornata, abbracciata a me. Anche io ne avevo estremamente bisogno.

Rose e spine [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora