Quel dolore era così profondo, struggente e silenzioso che lentamente la sua volontà cominciò a diminuire, lei ad abbattersi, chiudersi più in se stessa, con la paura di doverlo affrontare.
SAMANTHA'S POV
-Non fare così...- Mi strinse a sé ma un senso di repulsione mi piombò addosso, tanto da desiderare di svincolarmi da quella sorta di abbraccio tutto tranne che confortante.
-Mikael.- Lo scostai avvicinandomi alla finestra.- Voglio entrare nell'esercito.-
-Cosa dici?-
-Va bene, non ho le competenze adatte ma so... So come difendermi, so anche bene come funzionano le armi, me lo hai mostrato milioni di volte, io... Voglio solo salvare quella povera gente.- Ammisi esasperata, battendo il palmo contro la fronte alla visione del ragazzo davanti a me incredulo alle mie parole.
-Amore, quelli sono nostri nemici.- Sapeva solo dire quello, oramai, ignorando totalmente il mio discorso.
-Hai forse dimenticato Lianne?!- Gli urlai contro. - Sai una cosa, sei cambiato, Mikael. Sì, lasciatelo dire, da quando ti sei dovuto arruolare e sei diventato una SS sei più egocentrico, pensi unicamente alle tue necessità.- Ammisi tutto d'un fiato e poco a poco il tono tornò basso e neutro, così come il mio battito. Mi avvicinai lentamente a Mikael per prendergli le mani e sperare che potesse ragionare ma, invece, mi guardò soltanto con sdegno, evitando bruscamente un contatto con me.
-Amore...- Tentai ancora, addolcendo la voce ed avvicinandomi nuovamente, riuscendo a stargli a brevissima distanza dal petto. -Voglio solo riavere indietro il mio Mikael...- Ad un mio sussurro flebile non trapelò nulla ma, al contrario, ogni suo sguardo gelido era solo una sconfitta per me. Quando allungai una mano intenta ad accarezzargli il volto me la bloccò.
-Mikael, mi fai male...--Non alzare il tono con me.- Scandì ogni parola con tono tagliente. Non placò però i suoi desideri ossessivi, guardandomi in modo insolito, scrutando allora ogni angolo del mio corpo. Ammettevo che Mikael era diventato tremendamente possessivo, aveva tirato fuori il lato di sé che più mi spaventava. Poco dopo, mi prese per i fianchi ed unì le sue labbra alle mie forzatamente, soffocando i miei lamenti. Mi costrinse ad abbandonare la cucina ed andare in camera, prima buttandomi sul letto e poi dilettandosi col mio corpo inerme.
LIANNE'S POV
Era scesa la sera. Molti volti che avevo intravisto quei giorni non avevo notato più, molte donne gettate a terra e ricoperte di insulti e vergogna venivano poi portate via e non si vedevano più; sentivo sempre le stesse storie tutti i giorni.
In quel momento ero seduta, come di consueto ormai, sulla mia parte di letto e tentavo di medicare una ferita alla gamba di Luise con qualche fascia che era riuscita a rubare dall'infermeria.-Brucia...-
-Almeno l'infermiera te l'ha disinfettata?-
-Sì, più o meno. Poi mi ha sbattuto fuori, non prima che prendessi "in prestito" queste.- Sorrise in modo sbarazzino.
-Ahah, Luise, non si ruba!- La provocai suscitando ancora un'altra risata.
-Sei brava con queste cose.- Notò lei, osservando ogni mio movimento sulla sua ferita.
-Studiavo medicina all'università.-
Poco dopo entrarono anche Elisa ed Emily che respirava affannosamente e non riusciva a reggersi a pieno. Elisa poggiò cautamente Emily sul letto, ella si distese e si resse le mani in grembo. Cibo, richiedeva cibo e non aveva abbastanza energie per domandarlo a gran voce. Si propose Elisa di uscire e trovare qualche provvista, rassicurandoci. La aspettammo per un tempo indefinito, finché non mi alzai di scatto e decisi di uscire a mia volta per l'evidente preoccupazione. Luise ribatté ma non mi volli tirare indietro, era notte fonda oramai, faceva molto freddo e temevo per entrambe le mie compagne tanto che i pensieri non si attenuavano e mi distruggevano solamente, così uscii di soppiatto e cominciai a raggirare alcuni blocchi pensando su dove la giovane fosse potuta andare.
-No, Lianne. Tu ancora non puoi uscire, lo sai. Se ti vedessero e soprattutto vedessero il tuo numero cosa diresti?- Le parole di Luise mi risuonarono in testa ad ogni passo che seguiva l'altro, mentre mi stringevo più nelle spalle per il freddo.
Sentii delle voci e, in bellezza, cominciò anche a piovere. In pochi minuti la terra impantanata mi sporcò fino alle caviglie rallentando il mio ritmo notevolmente. Potei sentire alcune voci e delle luci in lontananza e per poco dei soldati non mi beccarono; tirai un sospiro di sollievo e mi diressi subito in una baracca ma, poco prima che aprissi la porta, una voce autoritaria mi richiamò e compresi che quella volta sarebbe davvero stata la mia fine. Mi ordinò di fermarmi all'istante sul posto, si stava avvicinando rapidamente e più lo sentivo più avrei voluto tanto sgridarmi per essere sempre così avventata. Il battito accelerò notevolmente quando quell'uomo, Josef, mi strattonò verso un luogo a riparo ed urlò in faccia sempre con quel tono minaccioso:
-Cosa ci fai qui a quest'ora?-
-Scusi, signore. Torno alla mia baracca.- Risposi in modo sbrigativo. Feci per congedarmi ma non si accontentò di due frasi e mi chiese da quanto tempo fossi fuori dal mio blocco e successivamente mi incitò di entrare con lui in uno vuoto, noncurante della mia ennesima scusa di insonnia e quant'altro. Era sveglio ed io stavo semplicemente facendo la figura della sciocca. Stetti di fianco alla porta in attesa di ordini, non potevo fare altrimenti. Quel soldato mi faceva molta paura, metteva in dubbio qualsiasi mia azione o pensiero e forse era stato tutto premeditato: era estenuante il suo modo di fare, enigmatico e difficile da caratterizzare, forse sottovalutato. Allora, si tolse immediatamente la divisa, restando di schiena, ed involontariamente l'occhio mi cadde ancora sul suo aspetto, sul suo corpo decisamente... Ben fatto. Solo dopo poco notai una brutta ferita sul suo braccio, sembrava un taglio davvero profondo e del sangue secco si era da poco incrostato sulla superficie.
Mi ignorò completamente tentando di medicarsi; notai si sentisse stanco o stressato e persino dei gesti piccoli gli risultavano scomodi così presi coraggio e mi feci avanti:
-Signore,- attirai finalmente la sua attenzione -se mi permette, io studiavo medicina all'università di Berlino e ho la competenza di medicarle la ferita.- Guardai verso il basso sentendomi in imbarazzo.
-Ti ringrazio.-
Mi meravigliò davvero, alle mie orecchie suonò più come una melodia.
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Rose e spine [IN REVISIONE]
Romantizm[AVVISO: la storia è entrata nuovamente in revisione, i capitoli che saranno riscritti ufficialmente per la seconda volta conterranno un ◾] Storia ambientata all'apice del nazismo, focalizzata su un campo di concentramento e di come, nonostante mill...