L'amicizia oltre le barriere

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[Nella foto, Lianne Mich]

Lei poteva esser vestita d'oro o di spine,
Rossa o mora,
Straniera o del luogo,
Riflessiva o impulsiva,
L'avrei amata lo stesso.
È la sua anima che amo,
È il suo cuore che è legato al mio.

-Mi sei mancata da morire!- Si chiuse nel mio abbraccio invadendo le mie narici del gracile profumo della sua pelle

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-Mi sei mancata da morire!- Si chiuse nel mio abbraccio invadendo le mie narici del gracile profumo della sua pelle. Era così fragile, così piccola, che temevo di farle male stringendola troppo, si aggrappava a me quasi tremando, con veramente poca energia.
Era smagrita, tanto, vederla in quelle condizioni, in quei panni che non si adattavano proprio, quei capelli spenti e come paglia, mi faceva stare male.

-Lianne, finalmente... Finalmente ci rivediamo. Non sai quanto ho desiderato questo momento... Io... Io ho sempre sperato che accadesse...-

-Sam... Anche io...- Singhiozzava e si macchiava il volto di lacrime pesanti, mostrando il chiaro segno di sofferenza che aveva subito a lungo. Non era la mia Lianne, meritava soltanto di sorridere e non piangere.

-Piccola, ora sono qui, siamo qui, c'è anche John, non sei sola.- La incoraggiai con una carezza sulla guancia e la sua attenzione andò tutta a John, ancora dietro di me e un po' spaesato.

-John...- Lianne si bloccò insicura. Il ragazzo si avvicinò lentamente dandole un goffo abbraccio, ma almeno sapevamo di contare su di lui.

E poi... Josef.

L'abbraccio che si erano dati diede risposta a tutte le mie domande e ne ero felice; non lo conoscevo fino in fondo ma se stava andando lui stesso contro il Reich allora mi fidavo.
Guardava apprensivo la scena, restando di guarda nel caso venisse qualcuno verso il bagno.

-C'è anche Mikael...- Constatò Lianne verso di me, ma le feci cenno con la testa che era finita.

-L'ho lasciato. È come tutti gli altri.- Ammisi a voce la mia delusione.

-Ci hai messo del tempo per capirlo.- Commentò lei stuzzicandomi e ricevendo una debole risata da parte mia.

-Già. Posso dire che non era affatto l'uomo giusto per me.- Poi mi rivolsi a Josef e Lianne, continuando -Non sono tutti cattivi, comunque.- con tono malizioso.

Entrambi sorrisero imbarazzati complici della situazione.

-Lianne, troveremo il modo di portarti fuori di lì. Non so, documenti falsi... Qualcosa ci inventeremo, tu sta tranquilla.- Rassicurai la mia amica del cuore.

-Il problema è che non credo che i documenti riescano a farmi andare via... Sanno di me, dei miei genitori addirittura, io... Non credo sia possibile...-

-No, vedrai, ci riusciremo, ho sentito che ci sono tedeschi che gestiscono fabbriche piene di ebrei, come scusa di farli lavorare, li aiutano allo stesso tempo. Io, noi, in qualche modo ce la faremo. Fidati di me, Lianne.-

-Ho sentito dai superiori che a breve proporranno uno scambio di prigionieri, prenderanno alcuni ebrei in cambio di rom tedeschi e olandesi, lo fanno per interessi, ci guadagnano molto. Potrei corrompere l'ufficiale richiedendo una donna ebrea per lavorare nelle pulizie domestiche. Sono solitamente contrari ma per soldi possono chiudere un occhio.- Si intromise Josef con una idea lampante. I nostri volti si illuminarono ed accettammo l'idea, nella speranza di riuscire con quel piano.

John sbatté alla mia spalla senza un motivo, mi voltai ma subito mi bloccai vedendo in fondo al corridoio due uomini che avrei preferito evitare più al mondo.
John sembrava intimorito, non sapeva cosa fare, lo stesso Josef.
Johann avanzò indispettito squadrando ognuno di noi da capo a piedi e con aria insolente domandò:

-Cosa sta succedendo qui? Una seconda festicciola con una ebrea, immagino. Che delusione...- Si soffermò davanti a lei analizzando con ferocia il suo corpo.
-Josef, ti stavo cercando. Come mai sei qui? Non dirmi che hai a che fare con questa.-

-Cosa vuoi realmente, Johann?!- Chiesi con stizza mettendomi alle difese di Josef e Lianne. John mi affiancò e sembrava sul punto di dire qualcosa.

-Samantha, cosa ti spinge ad agire così stupidamente?-

-Potrei chiedere lo stesso a te.- Cercai il più possibile di sembrare minacciosa per difendermi, anche se era inutile data la sua stazza tre volte la mia. Johann mi squadrò tanto che sentivo un brivido lungo la schiena.

-E tu?- Si rivolse a John.

-Sono mie amiche. Da sempre.- Rispose insicuro guardando poi Mikael che era rimasto escluso dal discorso, poco più dietro Johann. Ora lui pareva triste, mi fissava con rammarico ma non gli diedi affatto peso, non lo volevo considerare. Avevo paura di ciò che fosse potuto accadere lì.

-Allontanati da lei.- Aumentai il tono quasi esasperata, quando Johann stette per prendere il braccio ferito di Lianne, facendo trasparire una strana intesa.

-Samantha...-

-Che vuoi?- Sputai acido verso Mikael, volevo che se ne andassero subito ma più passava il tempo e più la situazione era soffocante; la festa stava continuando inconscia della nostra permanenza nel corridoio di fianco, mentre Lianne indietreggiava sempre più verso Josef, cercando disperatamente la sua protezione.
Johann incuteva già timore di suo, ma ora era peggio, si irritò tanto da strattonare con forza la mia amica e farle sbattere la schiena al muro.
Io, John e Josef reagimmo inorriditi dalla scena, volevo picchiare quel bastardo, notando quanto l'altro idiota fosse impassibile a tale violenza.

-Johann, fermati!!- Josef corse verso Lianne facendo da scudo umano, anche se a stento tratteneva un pugno. Il bastardo rideva, rideva soltanto, insultandoci, ricordando quanto fosse evidente la distinzione tra "razze" che bisognava rispettare.
Provavo solo disprezzo per quell'uomo.

-Bastardo... Sei solo un bastardo. Ricordati bene le mie parole!!- Alzai ancora la voce mentre i due si allontanarono disinteressati e come se nulla fosse accaduto.
-Tu e tutti voi.- Aggiunsi tra le lacrime, mentre aiutavo Lianne a rialzarsi.

Rose e spine [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora