Unite [revisionato]

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Era forse destino che quei due si incontrassero proprio lì, nel mezzo di una guerra. Gli urli e gli spari coprivano tutto ma loro comunicavano con gli sguardi, coi piccoli gesti; dimenticando che il mondo stava urlando ma non sentivano altro che i loro battiti.

Riaprii con fatica gli occhi e recuperai molto lentamente la vista; sentivo un bruciore al volto e, toccandomi la guancia, percepii la pelle ruvida e gronda di sangue secco.

-Lianne, ti sei svegliata.- Emily si avvicinò a me e, prima che potessi risponderle, mi accolse in un gracile ma tenero abbraccio.
Appena lo ricambiai sentii chiaramente la sua pelle fredda, forse troppo.
-Io e Luise abbiamo finito il lavoro che avevi cominciato tu, non ti preoccupare.- Continuò lei, rispondendo a parte delle domande che stavano vagando nella mia mente. -Ora dobbiamo cucinare per quei viscidi... Te la senti di aiutarci, cara? Siamo solo noi tre, le altre stanno svolgendo lavori assegnati da poco.-

-Oh... Sì, va bene...-

-Quel soldato... Dopo averti colpito se n'è andato senza aggiungere nulla. Anche se Sarah... Non so. Mi ha detto che poco prima che sparisse il suo volto assunse un'espressione quasi triste.-
Aggiunse Emily mentre mi sorreggeva.

-Sarah... Quella donna... Maria. Dove sono..?- Chiesi preoccupata ignorando l'attenzione posta su quel soldato.

-Te l'ho detto, Lianne, stanno lavorando. Sarah è molto legata a Maria da come ho potuto vedere, non ti preoccupare, tesoro. C'è anche Elisa con loro.-

-Lianne, come stai?- Arrivò Luise visibilmente preoccupata.

-Insomma... Mi gira la testa... Mi sento troppo debole.-

-Aspetta.- Luise prese uno straccio e, dopo averlo bagnato, si dedicò a medicare la ferita sulla mia faccia, nel frattempo Emily cominciò a cucinare.
Luise premeva delicatamente sulla mia guancia, la sentivo tremare, quando incrociavo i suoi occhi lei li abbassava sulla ferita, timida. Sembrava più una carezza, mi sentivo quasi bene in quel momento, cullata dalla mia amica.
-Ah!- Sobbalzai appena lei mi toccò il braccio, passando all'ulteriore ferita.
Pareva attenta ad essa, mi rivolse un breve sguardo titubante e poco dopo poggiò le sue labbra sul taglio.
Di seguito, pulì il sangue incrostato con lo stesso straccio umido, sempre delicatamente in modo da non farmi sussultare di nuovo.

-Ti ringrazio.-

-Mi sono preoccupata molto.- Ripose lei, osservando il vuoto. Poco dopo, in uno scatto, mi strinse forte a sé, facendomi inspirare il profumo delicato della sua pelle mentre sentivo suo respiro irregolare.
Era a un palmo dal mio naso e lentamente si stava avvicinando, tremava ancora.

-Luise... Tutto bene..?-

Una pentola cadde a terra facendoci spaventare e distanziare da quella strana posizione.

-Emily!-
-Scusatemi! Mi era caduta una pentola, spero non l'abbiano sentito anche fuori.-
-Aspetta, ti aiutiamo.-

Dopo aver cucinato ci fermammo alcuni minuti, il caldo era piuttosto soffocante. Avevamo preparato cibo per circa venti uomini, tra primi, secondi ed addirittura un paio di dolci; Emily ci aveva seguito e insegnato molte ricette nuove e alternative, facendoci anche divertire e dimenticare che eravamo in una guerra.

La porta si spalancò.

-... Durante la cena ci porterete i vari piatti, ci servirete com'è giusto che sia.- Ghignò di nuovo quel soldato e quella frase sembrava essere sputata fuori con l'acido. Percepivo il suo sguardo pesante su di me.

Noi eravamo ferme e a debita distanza dal tavolo, guardavo con astio ognuno di loro fino a scorgere quel volto, il più viscido di tutti: -Il corvo.- Sussurrai a Luise facendola sorridere; avevo parlato loro di quel soldato e tutte avrebbero voluto contribuire a rovinargli la vita, tanto quanto avrei voluto farlo io, ma non ne avevo coraggio o forse ero troppo sensibile e buona per provarci.
Ma vedendolo in quel momento sorridere, ridere, il nervoso cresceva e dovetti stringere i pugni per cercare di controllarmi.
Ci avrei goduto se gli fosse andato di traverso qualcosa quella sera.

-Dunque amici, non possiamo che essere più fieri di noi. I nostri figli vengono educati bene, le nostre mogli sono le migliori e i nostri anziani sono tra i più saggi di sempre. Nulla può rovinarci.- Cominciò il patetico discorso un soldato più grande di Johann, sembrava essere anche di grado superiore.

A mia sorpresa, prese parola l'amico fidato del corvo: era rosso sul viso e ciò indicava sicuramente la sua coscienza, che in realtà mai c'era stata, andata ancora più a scemare.
-Avete presente quella sensazione in cui vi sentite potenti, sentite il fuoco ardere dentro di voi? Bene, così sto io ora. Ho la grinta dentro, posso sterminare qualunque cosa.- Terminò il pessimo discorso con un pugno sul tavolo.

-Josef, sei già ubriaco.- Appuntò un altro vicino a lui e questo rispose con una irritante risata.

Per il resto della serata, il mio focus andava su un punto impreciso del pavimento, quando alzavo gli occhi, però, beccai più di una volta quel soldato fissarmi. Josef continuava ad osservarmi insistentemente creandomi un forte disagio, avevo ora paura di sbagliare qualcosa e ricevere ancora botte da lui, ma per fortuna quella tensione andò via quando entrò nei discorsi idioti dei suoi amici.

Sospirai appena e l'angoscia aumentò in me. Volevo solo andarmene da lì...

Rose e spine [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora