[Nella foto, John Schneider]
"E notti di brezza, salivamo su in vetta,
Contavamo le lampare là lontane delle barche in pesca,
Ascoltavamo le campane raccontare le montagne
Mentre il buio ci parlava con l'astronomia."La notte di San Lorenzo, Murubutu
Samantha's povQualcuno bussò alla porta di ingresso interrompendo il mio riposo sul divano, ultimamente non facevo altro che dormire, ero sempre stanca e desolata.
Lo lasciai fare finché non insistette ed una voce esclamò fuori da casa:
-Sam, sono John!- così gli aprii accontentandolo. Non volevo vedere assolutamente nessuno.-Cosa sei venuto a dirmi?- Domandai svogliata sedendomi nuovamente sul divano.
-Ieri ho sentito Mikael parlare con Johann e... So che vi siete lasciati.- Ammise con un lieve rossore.
-Non dovresti origliare le conversazioni altrui, sai?-
-Hai ragione, è che erano vicino a me... Non ho potuto non sentire... Insomma, Sam, mi dispiace. Sono venuto ad accertarmi che stessi bene.-
-Tutto ad un tratto torni l'amico fedele di un tempo? Hai perso a qualche scommessa, per caso?- Accennai dell'astio mentre con lo sguardo mi focalizzavo su oggetti come le pieghe della gonna, il centrotavola o il vaso di fiori.
-Samantha, dico sul serio. Io vi ho sempre voluto bene e non vi abbandonerei mai. Nessuna delle due. Devi credermi.-
-Come faccio se anche adesso ti vedo inorridita per quella dannata divisa?!- Alzai le braccia al cielo.
-Io... Ho dovuto arruolarmi, mi ha costretto mio padre ma i miei principi non sono cambiati, devi credermi. Non faccio del male alle persone.-
-Devi dimostrarmelo.-
-Come..?- Calò il silenzio. Entrambi volevamo Lianne indietro ma non sapevamo in che modo. Lei è a Buchenwald, non è vero?-
-Esatto, da un mese.- Assottigliai lo sguardo. -Non sei mai andato a controllare quel campo?-
-No... Però mi è giunta voce che porteranno delle internate per farle cantare o suonare, questa sera... Potrebbe essere che...-
-Questa sera?-
-C'è il ricevimento di matrimonio del sottotenente Kessler, ha esplicitamente chiesto una banda musicale. Io ricordo benissimo che Lianne sa suonare il pianoforte, c'è una speranza.- John mi guardava fisso attendendo una mia risposta. -Io... Non ho una compagna, potresti venire con me, dopo ciò che è successo con Mikael...-
-Non mi interessa nulla di lui, spero vivamente che ciò che dici sia vero, sarebbe davvero fantastico...- Mi venne da sorridere al pensiero di ritrovare la mia migliore amica.
-Perfetto, ti passo a prendere io verso le 19.00.- Ammiccò e ci venne da ridere ad entrambi.
-Ora ti riconosco, John! Ahah, grazie... Davvero, sei riuscito a sollevarmi il morale.-
-Saremo amici per sempre, Sam, lo sai.- Poco prima di andare si voltò di nuovo verso di me chiedendomi titubante: -Non ti preoccupa il fatto che ci sia anche Mikael?-
-Te l'ho detto, non mi interessa più.- Ci scambiammo un ulteriore sorriso per poi salutarci.
Il ricevimento si svolse nella villa del sottotenente Kessler, una delle ville più grandi della periferia di Berlino, circondata da un vasto prato verde acceso ben curato ed uno spazio dedicato ai bambini, colmo di scivolo e piscina, per i figli di Kessler. Albert Kessler era un uomo di circa trent'anni, lo conobbi appena mi ero fidanzata con Mikael, ad una festa, molto garbato, paziente e gentile, non pareva affatto un uomo del terzo Reich, sembrava che tali scopi non gli importassero affatto, era buono coi suoi due bambini e con la sua futura moglie, li vidi anche quella sera molto uniti. Albert era grande amico di Mikael e Johann, purtroppo. Vidi tutti e tre parlare assieme, chiamare a loro anche John e suo cugino Josef mentre a me non restava che guardarmi intorno e scambiare qualche parola con ''amiche'' presenti. Ilse, la futura moglie di Albert, era al settimo cielo, sfoggiava un sorriso grande e luminoso e non comprendevo come potesse fare dato che fossimo in piena guerra.
-Samantha, cara, non ti vedo da anni, come stai?- Mi salutò ella. -Mikael sta parlando con Albert, vogliamo aggiungerci anche noi?-
-No no, grazie, ho un po' fame, prenderò qualche stuzzichino.- Indicai il tavolo del buffet, sollevata dal non aver incrociato lo sguardo di Mikael.
-Carissima, non saluti più i vecchi amici?- Una voce forte mi giunse alle spalle mentre sorseggiavo una bevanda. Mi voltai vedendo Johann assieme a John e suo cugino Josef, anche se quest'ultimo sembrò piuttosto scocciato della situazione.
-Johann. No, ahah.- Risposi seccata e lui doveva capire il perché. John mi lanciò uno sguardo supplichevole, sapeva che sarei potuta esplodere davanti a quel mostro, così mi trattenni il più possibile.
-Ho saputo di te e Mikael, mi dispiace, davvero.-
-Oh, sì, capita, mi stupisce che quelli come voi ci rimangano stupiti o dispiaciuti, non sapevo aveste tanta pietà.-
-Come?- Sussurrò lui ma John mi strattonò via ed andammo fuori sul retro, seduti ad una panchina di pietra con l'aria fredda che alzava di poco la mia gonna e sfumava le mie guance rosse.
-Io... Lo odio da morire.-
-Sam, ti capisco ma non puoi mettergli le mani addosso qui e così. Albert mi ha detto che la banda arriverà alle 21.00, abbi ancora un po' di pazienza.-
Ripresi il controllo e rimasi seduta lì a parlare con John del più e del meno per ingannare il tempo; mi disse che da poco aveva riallacciato i rapporti con suo cugino ma quella sera lo vedeva turbato e completamente diverso dal solito; sembrava infastidito dalla presenza del migliore amico Johann e dalla sua esuberanza. Io lo conoscevo poco, a dir la verità, lo avevo sempre notato molto silenzioso.
Albert ci invitò dentro per il brindisi per poi cogliere l'occasione di parlare con la famiglia di John e Josef, assieme a quella di Johann. Rivedere tutti quei volti mi diede una fitta allo stomaco, vederli sorridenti pur sapendo degli orrori che loro stessi stavano commettendo era inammissibile, non riuscivo più a contenermi. L'unico che parve capirmi fu proprio Josef che mi guardò con assenso come se mi avesse letto nella mente.
-Albert, siamo così contenti per te e la dolce Ilse, vi auguriamo il meglio!- A complimentarsi fu proprio Oskar Schneider, uno dei più grandi del Reich, nonché zio di John.
-Brindiamo a voi, al nostro fiero popolo guidato dal grandissimo fuhrer!- Aggiunse Erhard Weim, il padre di Johann e collega dello stesso livello di Oskar Schneider.
D'un tratto sentimmo del frastuono provenire dal fondo della grande sala, c'era tensione tra gli invitati e capii perché quando scorsi una figura a me famigliare che non avrei mai potuto dimenticare. Non riuscivo a crederci, rimasi col fiato sospeso ed a bocca aperta, credendo fosse solo un sogno, mentre in me cresceva un radioso sorriso.
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Rose e spine [IN REVISIONE]
Romance[AVVISO: la storia è entrata nuovamente in revisione, i capitoli che saranno riscritti ufficialmente per la seconda volta conterranno un ◾] Storia ambientata all'apice del nazismo, focalizzata su un campo di concentramento e di come, nonostante mill...