Debole

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[Nella foto, Josef Schneider]

Non è lecito versare sangue di un corpo che dal primo attimo ha smesso di soffrire.
In guerra, ogni secondo assume una realtà diversa, un peso esponenziale che si getta sul soldato, riducendo i metri dalla sua fossa o dalla sua salvezza.                                     
Non è saggio battersi senza crederci fino in fondo; per quanto possa essere ingiusto un pensiero rimane comunque proprio e vero.               
In guerra, come in amore, si smette di vivere quando la mente è sconnessa dal resto e fugge via.

L'uomo dalla scura chioma lasciò un inquietante sorriso sulle labbra; si alzò dal divano accogliendo il migliore amico nella propria dimora, divaricando le braccia in segno di fratellanza ma con un po' di stizza evidente

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L'uomo dalla scura chioma lasciò un inquietante sorriso sulle labbra; si alzò dal divano accogliendo il migliore amico nella propria dimora, divaricando le braccia in segno di fratellanza ma con un po' di stizza evidente.

D'altra parte Josef era rimasto lì, in piedi, al centro della sala, non riuscendo a ricambiare l'abbraccio freddo che gli diede Johann.
Era rigido su se stesso ma cercava di non farlo notare.
Ricambiò dunque l'abbraccio fraterno con più delicatezza di quanta ne mise l'altro, per poi chiedergli il perché della sua visita, dato che il primo giorno di novembre Johann era solito passarlo in completa solitudine nella propria villa.

-Scusa se mi sono presentato qui senza dirtelo ma avevo davvero voglia di passare un po' di tempo col mio migliore amico.- Ammise Johann con fare così buono che era palese fingesse; si sedette nuovamente sul divano contemplando il camino per poi guardare negli occhi Josef col suo solito sorriso sbarazzino.

-Non preoccuparti. È che dovrei ricominciare il mio turno tra poco...- Avvisò Josef con del timore nel tono, per la prima volta temeva Johann. Ricordava perfettamente della festa e da quella sera non si erano visti più tanto, sicuramente doveva parlarne adesso.

-Oh, sì?- Chiese curioso Johann -Ti dai da fare, bravo. Questa è volontà del Reich.- Continuò.

Versò dell'alcool nel bicchiere invitando Josef a bere con lui; Josef aveva il difetto di uscire di testa già dopo due bicchieri e questo Johann lo sapeva. Spesso si ubriacavano assieme, amavano entrambi bere e non rifiutavano mai un'occasione per farlo assieme.
Così Josef sorseggiò il superalcolico cercando di ricomporsi meglio sul divano, la tensione era aumentata, aggiungendo anche il caldo del camino acceso.

-Ne ho già bevuto un po' con tuo padre, non sono riuscito ad aspettarti.- Rise un po' sfrontato l'uomo dai capelli neri come la pece, come l'oscurità, mentre mostrava i canini perfetti, due fossette perfette assieme alla barba rasa.

-Ho mal di stomaco da giorni, in realtà.- Sviò il discorso il biondo poggiando il bicchiere mezzo pieno sul tavolino.

-Sarà per quella ebrea, forse.- Osò commentare Johann, con forte sfrontatezza e rabbia nelle parole. Bevve tutto in una volta e guardò cinico l'amico aspettando una sua reazione.

Josef era rimasto senza parole, aveva capito tutto. Cosa poteva dire, sentiva che qualsiasi scusa sarebbe stata vana, che quello che pensava fosse il migliore amico era in realtà una severa minaccia per lui e lei, soprattutto.

Rose e spine [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora