Voliamo via come polline

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-Lianne, dovresti veramente mangiare qualcosa, sei senza forze.- Mi incoraggiava Emily mostrandomi un pezzo di pane tra le mani, con la speranza che lo afferrassi, ma non avevo affatto appetito. Non mangiavo da due giorni circa e ciò si ripercuoteva subito sul mio fisico, mostrando evidenti segni di cedimento e affanno. -Lianne, per favore. Ho faticato per prendere questo panino.- L'unica cosa che riuscii a fare era alzare lo sguardo e guardarla con apatia, era più che evidente il mio rifiuto.

Una kapò ci ordinò di andare a svolgere le nostre mansioni e, come sempre, mi alzai controvoglia dal letto dirigendomi all'esterno della baracca, saltando persino la colazione. Lavoravo, rientravo e dormivo. Come mi ero già detta in precedenza, era più per ingannare il tempo. Quasi dal voler chiedere alla morte quando fosse arrivato il mio turno e perché ci stesse mettendo così tanto, ci provava gusto, forse.

Sentivo meno pressione addosso, accorgendomi della mancanza del corvo da molti giorni ed almeno ciò mi rasserenava. Solo questo. Neanche Josef avevo visto e temevo il peggio, temevo davvero il peggio.

Nella pausa verso il mezzogiorno rimasi fuori dalla baracca per cercare di prendere una boccata d'aria, nonostante il fumo e la polvere si impregnassero costantemente nelle vesti, facendoci sentire sempre sporchi. Non alzavo più lo sguardo al cielo, ormai era tinto di grigio e se non c'era quell'allegro azzurro che senso aveva restare ad ammirarlo? Mi arrivò del fumo di sigaretta e, voltandomi, notai provenisse da una delle ss che controllava la parte di campo femminile, talvolta alternato da Josef. Teneva la testa bassa e parte del viso era coperto dall'ombra del cappello nero. Pochi lineamenti si notavano oltre a ripetitivi gesti con la mano, dal portarsi la sigaretta sulle labbra all'abbassare il braccio e tirar fuori il misto di catrame e cenere che in un primo momento inalava. Spense la sigaretta sotto la suola dello stivale per accendersene una seconda e ripetere così l'azione, rimanendo impalato, con la schiena poggiata al muro.

Passò molto tempo e notai che quel tipo aveva fumato, sì e no, cinque o sei sigarette e di tanto in tanto tossiva forte.
Mi guardò per un attimo per poi andare via.

Era tutto grigio attorno a me, come di consueto. Ma, ora, lo vedevo più scuro. Lo vedevo dai silenzi degli internati ed i loro sguardi bassi. Dalle giornate senza fine e dal freddo rovinare le labbra e i capelli corti e sfibrati.
Non un semplice grigio, antracite mi circondava. Mi inglobava.
Stava diventando nero.

-Lianne, ho questo per te.-

-Mangialo tu, Emily.-

-Non ho intenzione di mangiarlo. Per favore, fallo per me.- Insistette lei con un nodo alla gola. Tra le mani teneva un pezzo di pane, non molto grande ed anche un po' bruciato, che in quei giorni era raro vederne un po' più del solito.

La accontentai, cercando di masticarlo ed ingerirlo il più in fretta possibile ma la mancanza di cibo in quei giorni era così evidente che non riuscivo ad ingoiare un misero pezzo di pane.

Mi rimase sullo stomaco tutto il giorno, fino a tarda sera, quando sprofondai in quel terribile giaciglio, stremata.
Anche solo respirare richiedeva estrema energia, anche solo muovere un arto richiedeva un incredibile sforzo.
Forse stavo morendo.

Emily si svegliò nel cuore della notte per correre dietro la baracca a vomitare, così le feci assistenza cercando di non farla cadere.

-Ho un terribile mal di stomaco, Lianne...- Tentò di aggrapparsi a me con la poca forza che le rimaneva.
-Ho paura... Per lui e... Lei.-

-"...Lei?" -

-Sento che sarà una bambina, Lianne.- Si volle appoggiare al terreno e con la schiena al muro, seppure facesse freddo, l'aria consumata e infetta all'interno della baracca non poteva che fare peggio.

-Credo che una madre si rendi conto veramente di tutto ciò che accade al proprio bambino. Il mio starà piangendo, adesso, maledicendomi di star per nascere nel bel mezzo di una guerra.- Strinse i denti dal freddo, tenendosi le mani in grembo accarezzando la pancia ben visibile.

-Non dire così.- 

-Lianne, è stato bello aver conosciuto una ragazza speciale come te.- Mi ringraziò e le rivolsi completamente il mio sguardo, pensierosa. -Da quando sei arrivata tu hai donato gioia e speranza a tutte noi. A Luise, a Sarah, a Federica... Ad Elise...
Non ti ho mai ringraziata abbastanza.-

-Sì invece, hai fatto tanto, Emily, davvero.-

-Lianne... Ho paura che la guerra vinca su di noi. Sui valori umani. Che tutto possa polverizzarsi in un attimo, volare via come polline.-

-Ho paura anch'io, Emily...- Non aggiunsi nulla, non avevo la forza.






Rose e spine [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora