Ci sono io con te

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[Nella foto, Lianne Mich]

''Love was when I loved you, one true time I hold to in my life we'll always go on.'' 

My heart will go on, Celine Dion.

My heart will go on, Celine Dion

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Lianne's pov

La sera arrivò e dovetti lasciare la baracca per dirigermi in quel che doveva essere la villa del sottotenente Kessler e la sua futura moglie. Mi scortò un soldato semplice, avrei tanto voluto che fosse stato Josef, però mi aveva promesso di esserci stato quella sera così la gioia non mi abbandonò e camminavo verso la meta col sorriso. 

Dopo circa mezz'ora arrivai assieme ad altri internati nella grande villa, già colma di persone tutte ben rivestite che ci guardavano con disprezzo, se non disgusto. Abbassai lo sguardo evitando di farmi prendere dall'ansia finché il soldato ci fece sostare al giardino della villa per poi passare l'ordine di portarci dentro ad una donna ben vestita anche lei, molto autoritaria. La sala era abbastanza affollata, sebbene fosse notevolmente spaziosa, nella quale ci toccò un angolo angusto dove suonare ed esibire le canzoni scelte dai futuri sposi, apposta. Josef mi disse che il sottotenente Kessler era un amico intimo di Johann e lui e pertanto c'erano anche i loro famigliari, genitori di Johann e di Josef, il ché attirò la mia curiosità non poco; volevo vedere chi fosse la madre che aveva donato il colore dei suoi occhi a Josef, da come me ne parlava sembrava una donna amorevole e per niente spregevole come tutte quelle mogli dei nazisti. Il padre era così, purtroppo, voleva solo vedere il suo unico figlio seguire le sue orme.

Ero immobile seduta al pianoforte ad attendere che ci dessero l'ordine di suonare, nel mentre mi guardavo intorno e scorsi Johann accanto a Josef ridere e scherzare e persi un battito; come poteva quello schifoso stare bene senza alcun rimorso, Josef non era affatto contento e lo notavo benissimo. Purtroppo era suo migliore amico da sempre, così i padri, mi disse che però la guerra lo aveva cambiato, ci credevo bene. Era un mostro.

La stessa donna di prima ci diede il via così dovetti dedicarmi totalmente alla musica e perdere di vista Josef, a malincuore. Il primo brano fu uno di Beethoven, in cui cominciai io seguita dal violinista. Suonavo e basta, senza alcun piacere né allegria, come una macchina toccavo i tasti bianchi e neri finendo comunque col perdermi assieme alla melodia e dimenticarmi del resto, di ciò che mi circondava, anche se con più costrizione. Volevo evadere. Non sapevo per quanto sarebbe durata ma non volevo essere lì, in quelle condizioni. La fermezza di certi brani mi istigava a volare via, esibirmi in un pezzo unico e solamente mio, così da mostrarmi sotto una diversa luce e liberarmi da quella gabbia che a poco poco stava avvicinando tra loro i ferri. Così lo feci: uscii dalla metrica, suonai un pezzo strano, sciolto, in un primo momento allegro quanto i ricordi candidi che ancora avevo ma ne seguì una melodia abbacchiata che rappresentava tutta l'agonia che mi stava travolgendo. Non sapevo neanche quanto durò il motivetto, seppi solo che all'ultima nota mi sentivo più libera e speranzosa, come se il piano avesse potuto inebriarmi del dolce suono. 

Rose e spine [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora