Il destino ha voluto scherzare [revisionato]

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-Quando sarai grande sposerai un uomo bellissimo, alto, forte ed intelligente-

-Come fai a dirlo, nonna?-

-Piccola mia, hai tutta la bellezza di una principessa e non ci sarà uomo che non potrà resistere ai tuoi occhi. Però, verrà uno che saprà riconoscere anche solo attraverso lo sguardo cosa provi nella tua anima, andrà oltre quel verde smeraldo ed anche oltre il tuo carattere deciso.-

-E come farò a capire che sarà la persona giusta?-

-Lo capirai, fidati, riuscirà a farti stare bene anche in un momento terribile.- La nonna si alzò dalla poltrona ed accompagnò la ragazzina in cucina, dove ad attenderle c'era il suo immenso e colorato libro di ricette. -Forza, voglio insegnarti un dolce particolare.-

-...Lianne.- Josef, a mia sorpresa, mi strinse forte a sé, non curandosi della sporcizia e le lesioni superficiali sopra la mia maglia e sulle braccia. Sentire il profumo della sua pelle mi rilassava particolarmente. -Sono sicuro che avrai fame.- Tirò fuori dalla tasca altri piccoli e tenerissimi biscotti di cioccolato. Rimasi interdetta, stupita ma anche spaventata, dopo ciò che era successo quel giorno. Indugiai ma, prima che potessi declinare l'offerta, lui sorrise compiaciuto mangiandone uno sotto i miei occhi, scoppiando poi a ridere. La sua risata era davvero splendida, così naturale e... Viva. -Forza, non farti pregare. Te ne porterò ancora, promesso.- Sentirgli promettere un qualcosa mi fece un effetto ancor più strano ma volli lasciar perdere del tutto quelle sensazioni negative, prendendo un piccolo biscotto e mangiandolo, percependo quel dolce come la fine del mondo.

-Li ha preparati mia madre, anche quelli dell'altra volta.- Ammise, dopo un lungo silenzio.

-Sono... Molto buoni.-

I nostri discorsi si limitavano a poche frasi, avevo timore di dire tante cose ancora nonostante quell'ambigua situazione. Con la coda dell'occhio notai che stesse osservando nuovamente il cielo, allora torbido, con un'aria forse afflitta o stanca.

-Hai sonno?- Chiese poco dopo, con premura.

-Un po' e tu..?-

-Un po' anch'io... Per la verità sono giorni che non riesco a dormire.- Mi confessò, estraendo, nel frattempo, una sigaretta dal pacchetto. -Ho frequenti incubi... Quasi ogni notte.- Aggiunse buttando fuori già un po' di fumo.

-Anche tu..?- Chiesi sorprendendo anche lui.

-Tu... Quali incubi hai avuto?- Domandò di conseguenza, mettendomi ancor più in difficoltà: non potevo sicuramente dirgli che li avessi soprattutto a causa delle sue vecchie e tremende azioni e, infatti, sembrò avermi letto la mente. -No, tranquilla, capisco. Io sogno spesso mio padre, stupido, vero? Eppure mi dà sempre ordini ed alza le mani come se io stessi sbagliando qualsiasi fottuta cosa...- Ridacchiò nervosamente. Rimasi ad ascoltarlo quasi incantandomi, nelle sue parole mi persi stupendomi di quanto descrivessero anche pensieri miei, incubi miei. Ogni singola rivelazione di sé mi sconcertò ulteriormente, menzionando un tiranno al posto del padre che aveva inculcato giorno e notte regole e ideali irragionevoli ed immorali al figlio, credendo di crescerlo meglio e più ''sano''. Josef non aggiunse altro, preferì focalizzarsi sulla sigaretta che stringeva con fastidio tra i denti  in procinto di accenderla ma gli passò la voglia.

Si alzò in piedi, chiedendomi di fare due passi nella foresta, in direzione opposta al campo. Inizialmente esitai ma non so di preciso cosa mi fece cambiare idea e mi portò a seguirlo, standogli molto accanto. Dopo un po' di tempo intravidi un'abitazione al momento spoglia, a due piani, con tutte le luci spente ed uno spazio aperto molto vasto che fungeva da giardino, dall'esterno appariva davvero carina. Josef mi disse che lì sostava dovendo lavorare in quel campo. Rimasi lì ad osservarla a lungo, fino a quando dovetti tornare al mio blocco, sinceramente a malincuore. La bellezza della foresta era più che sprecata se doveva circondare il recinto in filo spinato di un campo colmo di persone innocenti e sconfitte, tanto placida e confortante come se tentasse di risanare la terra per via di ciò che l'uomo era stato capace di creare; allora, di fronte ad uno di quelle angoscianti baracche fatiscenti, le sensazioni dolci che mi avvolgevano prima stavano correndo via, fino a farmi percepire nuovamente l'altro lato della stagione, tetro e freddo. 

-Lianne.- Mi percorse un ulteriore brivido sentendo il mio nome dalle labbra di Josef. Mi voltai quando lo vidi a poca distanza da me. -Ti chiedo solo di... Di credere alle mie parole.- 

Se mi avessero detto di descrivere le emozioni che provavo in quel momento difficilmente quella volta avrei saputo farlo, non capivo più cosa pensare e come agire, né guidavo i miei gesti rendendomi conto successivamente di aver azzerato del tutto le distanze da lui, abbracciandolo con semplicità. Ero stanca, stanca di sentire urla dal mattino alla sera e di diffidare dalla gente, da me stessa delle volte. Non desideravo altro in quel momento che stare al caldo, ma di un calore umano dolce ed imparagonabile a tutto il resto. Sebbene avessi fatto un errore non volli neanche pentirmene, affatto. Scelsi di dare lui una seconda possibilità, almeno se si fosse trattato ancora di un sogno avrei concluso con un illusivo lieto fine. E poi lui mi accarezzò i capelli neri, divenuti ormai crespi, ignorando totalmente le mie condizioni e stringendomi a sé anche più forte, impedendomi di venire scalfita ancora dal sottile vento gelido o dai miei pensieri stessi e confusi. Mi baciò di nuovo ed avrei tanto voluto che fosse durato in eterno.

-Grazie per questa sera... E ieri...- Dissi a voce bassa.

-Grazie a te, Lianne. Ci vediamo domani pomeriggio.- Aggiunse lasciandomi un piccolo sorriso sulle labbra.

Rose e spine [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora