Nella foto: Klaus
Samantha's pov
Una sera, mentre tornavo dalla solita spesa in città, notai un'auto parcheggiata di fronte casa, la stessa di Mikael. Mi ribollì il sangue nelle vene, aspettandomi di rivederlo in tutta la sua fierezza oltretutto in casa mia. Aprii con furia la porta, piombando in sala e trovandolo lì, in piedi, accanto a John, interrompendo un loro frivolo discorso.
-Lo hai fatto entrare?!- Accusai John che tentò di giustificarsi ma non ne volli sentire ragione. Sbuffai e mi girai intorno più volte, non riuscivo a trovare un punto fisso in cui tranquillizzarmi.
-Sam, vorrei parlarti.- Avanzò l'altro ma tesi una mano in avanti.
-Io non ne ho alcuna voglia, invece. Ti ho solo chiesto il favore di non farti più vedere nella mia vita ed ora, dopo tanto, ti ritrovo in casa mia e senza il mio permesso.- Agitai le braccia senza incrociare il suo sguardo, mi avrebbe solo fatto vomitare.
-Devo solo dirti una cosa...- Continuò, fermo sul posto. Sempre composto, con quella divisa addosso ed il cappello tra le mani, mai tradito da alcuna emozione.
-Non mi interessa ciò che hai da dire.- Sospirai puntando gli occhi sul pavimento. Seguì un attimo di silenzio ma poi ripresi io il discorso. - Ora, per piacere, vattene.
-Johann è scomparso.- Ignorò le mie parole aggiungendo: -Da alcune settimane e nessuno ha più contatti con lui.- Sbarrai gli occhi cercando risposte in John, a sua volta immobile. Non seppi cosa dire e Mikael continuò - Volevo sapere se voi ci aveste parlato ultimamente.-
-No.-
-Devo ancora chiedere a Josef, per la verità.- Avanzò nuovamente verso di me, girandomi poi intorno con tale lentezza da incutermi ansia. -L'ultima volta vi abbiamo visti insieme, tutti e quattro. Curioso, non trovi?- Si fermò dietro di me, a pochi centimetri, mentre io richiedevo aiuto a John con lo sguardo. -Cosa ci facesse Lianne con voi lo avevo immaginato ma lui, lui no. Perciò ho voluto ancora esitare nel parlargli, magari voi potreste dirmi qualcosa che ribalterebbe completamente la situazione.-
-Non ho nulla da dire.- Risposi tutto d'un fiato.
-Non vorrei che poi ci andaste di mezzo voi, specialmente tu.- Aggiunse con malignità nel tono, intendendo bene i suoi scopi. -Perché...- Tornò nuovamente di fronte a me, ad una brevissima distanza. -Non mi dispiacerebbe se dovesse capitare qualcosa a lui ma a voi, a te no. Mi farebbe davvero male.- Osò quasi sfiorarmi una guancia ma mi scostai bruscamente, osservandolo con odio.
-Ripeto, non ho nulla da dirti.-
-So benissimo che c'è qualcosa sotto.- Ghignò infilandosi, poi, il cappello. -Vorrà dire che continuerò la mia missione. Chissà cosa avrà da dire lui, magari cose più interessanti. Ci vediamo, Samantha.- Ci salutò col braccio teso e pronunciando gloria al fuhrer, uscendo poi via di corsa.
Sentii il motore dell'auto allontanarsi e mi lasciai sfuggire una lacrima lungo il viso, poi un singhiozzo.
Lianne's pov
Cominciò a piovere e quando pioveva non era mai buon segno. I vestiti si inzupparono ben presto, neanche il tempo di ripararmi nella baracca, tutt'altro, inciampai anche in dei ferri lesionandomi i polsi e le mani, più del solito. Il terreno polveroso in quel momento richiamò il pantano, i ciuffi d'erba riarsi ora penzolavano a terra fradici e privi di vita. Feci forza sulle magre ginocchia per tornare in piedi e correre verso la baracca; il turno era terminato quel giorno e, come non mai, desideravo solo riposare.
Correndo e trattenendo il fiato, scorsi alcuni soldati posti, come di consueto, vicino i cancelli, alcuni accanto ai blocchi, analizzando qualsiasi essere vivente spostasse la propria massa nell'aria, pronti a sparare coi fucili in mano. Sbattei la spalla ad uno e, per il terrore, aumentai la corsa senza voltarmi, ignorando le sue putride parole come se solo lui fosse stato costretto a pernottare in quel luogo poco accogliente.
Sbattei la porta e crollai sul posto all'angolo che definivo, ormai, mio letto, pregando di addormentarmi in fretta e recuperare il più possibile delle energie.
-Lianne,- Qualcuno mi richiamò a bassa voce, nonostante la maggioranza delle donne fosse addormentata o comunque per fatti suoi. Emily mi scosse appena, invitandomi a prendere del cibo che si era procurata in quella mattinata. Accennò un sorriso, con una mano rimetteva le ciocche nere dei miei capelli al loro posto. -Klaus mi ha dato questi. Lui... Lui è molto gentile.
Mi raccontò che in quei giorni aveva cercato sempre più di farla sentire bene e farla riposare, rischiando più volte; capì di potersi fidare davvero di lui, riprendendo anche il suo naturale sorriso delicato, lo stesso che portava sempre. Capii anch'io come fosse davvero Klaus, senza alcun dubbio.
Il giorno dopo dovetti lavorare assieme a lei nelle cucine, fui poco sorpresa nel vedere entrare proprio Klaus per il solito controllo, cercando di farli stare soli, mi occupai io del tagliare le verdure mentre Emily, convinta da me, andò da lui per ringraziarlo di tutto.
-Sono io a doverti ringraziare.- Riuscii a sentire appena, il muro attutiva il suono dalla cucina ai tavoli nell'altra stanza, dove erano loro. Di sfuggita, vidi che si stessero abbracciando e mi lasciai sfuggire un sorriso; meritavano entrambi tutto questo. In loro rividi me e Josef, sospirai appena nell'attesa di vederlo quella notte stessa.
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Rose e spine [IN REVISIONE]
Romance[AVVISO: la storia è entrata nuovamente in revisione, i capitoli che saranno riscritti ufficialmente per la seconda volta conterranno un ◾] Storia ambientata all'apice del nazismo, focalizzata su un campo di concentramento e di come, nonostante mill...