Può tornare il sorriso [revisionato]

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Finché c'è un sorriso c'è speranza.

Aprii di scatto gli occhi e mi ricomposi, avendo perso totalmente la cognizione del tempo.

-Ti eri addormentata.- Rispose Josef alle mie mille domande, sorridendo appena.

Senza neanche accorgermene tenevo ancora la sua giacca stretta tra le mie braccia. -Io... Non volevo addormentarmi.-
Gli restituii la giacca per poi chiudermi a guscio.

-È abbastanza tardi. Ti devo riportare al blocco.- Commentò lui apatico, una volta alzatosi in piedi. Le stelle riuscivano ad illuminare il suo volto, delineando ancor meglio i lineamenti.
-Mi guardi spesso.- Aggiunse con un sorriso sbarazzino, riportandomi alla realtà.

-...Scusami.-

-Mi trovi attraente?- Chiese d'un tratto con aria sfacciata, ricordando l'atteggiamento irriverente e fastidioso che lo caratterizzava nella maggior parte delle volte.

-No! Cioè... Cioè sì.- Naturalmente balbettai, interdetta. Come sospettai, si mise di nuovo a ridere fragorosamente riuscendo a strappare un piccolo sorriso anche a me per quanto il suo fosse bello, spontaneo in realtà, radioso. Lì notai per la prima volta delle fossette sulle sue guance ed il modo con cui scosse la testa alludeva a quanto stesse cercando di resistere dal non ridere più forte. Spiritoso, certo. Eppure non mi stava dando fastidio...

-Io trovo attraente te.- Replicò inaspettatamente, facendomi venire dubbi sul riuscire a distinguere la realtà da un sogno. Schiusi le labbra, cercando di trovare le parole giuste ma Josef mi precedette ancora una volta, cercando ancora il contatto visivo, mostrando visibilmente il suo volto appena arrossato ancora per l'alcool in circolo.
-Mi piacciono i tuoi occhi: così innocenti che non sanno nascondere nulla.- Volle evidenziare quella caratteristica che a quanto pare mi apparteneva.
-Quando hai paura tremi e le tue iridi diventano lucide, sull'orlo del pianto. Ti accade spesso.- Puntualizzò con amarezza.

-Sembra che tu mi conosca bene.- Sarcastica, lo interruppi, deviando lo sguardo verso un punto indefinito.

-Altre volte vogliono osservare con accuratezza il mondo circostante, curiosi. Sono anche più belli allora.- Concluse con scioltezza, stupendomi anche di più.

Mi sembrava tutto incredibile, avevo paura a crederci ma al tempo stesso mi elettrizzava riuscire a parlare con Josef, ad espormi, ad ascoltarlo, a riflettere con calma, riposare, rasserenarmi. Sembrava tutto ironico, quanto sapesse lui di me nessuno in quel campo lo superava. Sentivo sorridere una piccola parte di me, un calore confortante nell'animo che mi slanciava verso di lui, suggerendomi di abbracciarlo ma resistetti per ancora quanta insicurezza vi era nella mia testa.
Sussurrai un misero "grazie" per l'episodio in infermeria e col gas nervino, ricevendo un suo cenno con la testa.

Non mancava molto al sorgere del sole.

-Devo riportarti nel tuo blocco. Ovviamente non dirai nulla o dovrò intervenire a tuo sfavore per questo.- Suonò più come una minaccia forzata e, in effetti, il suo tono calò progressivamente, preferendo evitare quelle terminologie.
-Vorrei sapere il tuo nome.- Si fermò d'un tratto, poco prima di lasciare la foresta, fissandomi con insistenza.

-Lianne... Mich.- 

-Rivediamoci in quel punto della foresta domani notte.- Mi comunicò. Rimasi sorpresa ed anche stranita poiché si voltò di spalle senza aggiungere nulla ed andò semplicemente via. Era sempre più enigmatico il suo comportamento ma ammisi di essermi trovata maledettamente bene quella notte. Neanche il sonno avvertivo. Il sorriso da ebete in faccia mi era rimasto impresso, pensai e ripensai alle sue parole ed a quanto potesse essere complessa la mente e la personalità di Josef per cui l'ansia nel rivederlo era giustificata.

Arrivò l'alba ed ad accogliermi con un radioso sorriso ci fu Emily, sedendosi di fianco a me e Luise ancora addormentata. -Buongiorno, Lianne.- Ora si notava molto di più la pancia, anche per via della sua eccessiva magrezza.

-Sta crescendo.- Commentai entusiasta per la mia amica, anche se lei non ricambiò quella volta il sorriso, toccando con cura il ventre come per proteggerlo - ho paura, Lianne, temo di essere scoperta... Cosa mi accadrà...-

-Emily, Emily, ascoltami, non devi preoccuparti. Troveremo assieme una soluzione, oh ecco: scambiamoci le maglie, la mia si è allargata molto a causa dei lavori con la legna in questi giorni. Cosa ne dici?- Le presi le mani incoraggiandola, al momento era l'idea migliore che mi fosse venuta in mente e lei accettò convinta.

Dopo il veloce scambio non dava nulla all'occhio ed Emily si rasserenò; mi raccontò anche che il lavoro in cucina non era troppo faticoso per le sue condizioni, anzi, si trovava paradossalmente bene. Quello fu un momento raro in cui potemmo parlare del più e del meno in tranquillità, distraendoci da una realtà più che terrificante. Mi disse anche quanto amasse cucinare, sperimentare nuove ricette, andare al parco, vedersi col suo amato e più mi confidava cose più non riuscivo a smettere di osservarla con orgoglio, così doveva affrontare ogni singola giornata, con la grinta.
Poco dopo si svegliarono anche le altre e Luise balzò su di me per abbracciarmi, prima di aver sentito di aver calpestato un qualcosa e quando lo raccolse mi sentii il mondo crollare come un macigno.

Era il biglietto, uscito dalla mia tasca e del quale mi stavo dimenticando, che subito Luise lesse cercando di capire. Cercò spiegazione nel nostro sguardo ed io tradii il mio, sussultando un ''no'' appena udibile. 

-Lianne, è tuo questo..?-

Rose e spine [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora