capitolo 44

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Giada

17 maggio 2018

Ho impiegato quattro giorni per visionare le carte di mio fratello, e di questi un paio d'ore solo per capire quali scatole portare fuori dal bunker.

Nel frattempo Raul ha mantenuto il suo impegno, mandandomi un uomo fidato per blindare l'accesso ai tunnel sotterranei il giorno stesso in cui è venuto a farmi visita e da allora non si è fatto più vedere, ma mi ha inviato un messaggio con una data, 26 maggio 2011, la nostra prima volta. Ho capito subito che era la chiave di sicurezza per la sua cassaforte e un invito a recuperare la lettera di nonna Ester.

Qualcosa tra noi è cambiato quando mi ha abbracciata, il crollo che ho avuto davanti a lui ha fatto cadere la mia maschera d'indifferenza e lui ha sbirciato dal varco che gli ho concesso ritrovando quella parte di me che, forse, amava davvero. I suoi occhi si sono addolciti, la sua espressione sofferente mi ha fatto vibrare il cuore, perché era palese che fosse dispiaciuto per me e che nonostante tutto gli stesse ancora a cuore la mia felicità. Ho apprezzato le sue parole, mi ha fatto piacere sapere che potendo avrebbe impedito a Diego di approfittarsi di me, ma mi chiedo se la penserebbe ancora così sapendo che anch'io ho usato il mio ex per dimenticare lui. Non so neanche se Valerio, alla luce di questa loro nuova intesa, gli abbia detto della notte che abbiamo trascorso insieme e questo mi turba, anche se non dovrebbe. Non sono qui per lui, per ricostruire ciò che avevamo, e forse Diego mi serviva proprio per questo, per impedirmi di fare questi stupidi pensieri su Raul e me insieme. Adesso però, Ferris non è più l'ancora che mi tiene attaccata alla realtà, bensì l'onda che mi sospinge in alto mare, lì dove gli squali mi aspettano con le fauci spalancate. Le poche informazioni che Raul mi ha dato, combinate con ciò che aveva scoperto Domenico, e con quello che sapevo io stessa, mi hanno permesso di ricostruire la situazione e di capire che Diego non è mai stato fedele alla DIA. Mio fratello aveva iniziato a dubitare di lui quando durante una conversazione si era fatto sfuggire un particolare della nostra gita in barca che solo chi era presente all'orrenda cena con i Garritano poteva conoscere, e da lì aveva iniziato a spiare le mosse di quello che doveva essere il suo contatto con l'antimafia. Per mesi senza farsi scoprire lo aveva seguito, fin quando era riuscito a fotografarlo con Ivan Garritano. A quel punto decise di recarsi a Trapani e facendo delle ricerche aveva scoperto che Ferris era il cognome della madre di Diego e che il padre era un Garritano, cugino di primo grado del boss in carica. Da lì in poi raccolse sempre più informazioni scoprendo debiti di gioco, grosse somme spese in festini e prostitute, e un ammanco nella contabilità della ditta di cui il mio ex gestisce i registri contabili. Domenico aveva ipotizzato che Diego avesse iniziato a vendere informazioni ai membri della nostra famiglia e della sua in cambio di contanti per saldare i suoi debiti, e a questo punto ne sono certa anch'io. Quello che non ho ancora capito è come mio fratello abbia usato queste informazioni, e perché Diego nonostante sapesse che Domenico avrebbe potuto rovinarlo in qualsiasi momento si è rifiutato di aiutarlo. Proprio per cercare queste ultime risposte decido di andare a ritirare la posta, la lettera della nonna mi aspetta da troppo tempo, nella speranza che ciò che Dom non ha scritto, lo abbia detto a lei.

Recuperate le chiavi dell'auto esco dalla villa con la pistola carica infilata nella fondina, e un cellulare nuovo di zecca in tasca comprato su Internet con una falsa identità. Ho ritrovato la chiave della casa sulla spiaggia nel cassetto della scrivania in cui l'avevo conservata. Dopo che Raul me l'ha regalata, durante il nostro primo San Valentino, l'ho ripresa in mano tante volte, ma non l'ho mai usata. All'epoca le cose tra noi erano complicate, ci eravamo allontanati un po' a causa delle differenti opinioni sulla rottura tra Davide e Rosy, e nel frattempo la cosca era stata coinvolta in una faida con i Garritano che purtroppo lo aveva costretto ad assumere un ruolo attivo negli affari di famiglia. Ci riconciliammo in circostanze particolari, ma non ci fu mai l'occasione di andare in quella casa che doveva essere il nostro nido d'amore. Poi Domenico morì, e lui sparì in maniera graduale dalla mia vita, divorato dagli stessi miei sensi di colpa. È, infatti, inutile negare che i dubbi che ci assalirono nei giorni successivi all'incidente ci tormentano ancora adesso. Sia Raul, sia io ci siamo chiesti molte volte come sarebbero andate le cose se invece di correre da me Valerio fosse andato ad avvisare Domenico, e ci siamo sempre dati la stessa risposta, se io non lo avessi imbrogliato intrattenendo una relazione segreta lui non avrebbe avuto motivo di raggiungermi e mio fratello sarebbe ancora vivo. Inoltre, sapere che era da me che Domenico stava venendo, alimenta il mio senso di colpa e forse è proprio questo a spingermi a cercare ossessivamente la verità. Voglio espiare a qualunque costo.

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