capitolo 45

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Giada

Dopo aver passato la notte a rimuginare sulla lettera della nonna riesco ad appisolarmi alle prime luci dell'alba, ma il campanello mi sveglia dopo neanche un'ora. Stizzita, mi dirigo al videocitofono per vedere chi c'è al cancello e l'irritazione raggiunge livelli stellari scorgendo Diego. Fingo di non essere in casa e il suono del mio cellulare sul comodino mi ricorda che il bastardo sa bene dove mi trovo a causa della maledetta microspia. Disattivo l'allarme perimetrale, faccio scattare la chiusura centralizzata, e mi preparo allo sgradito incontro.

Il volto del mio ex è corrucciato, è palese non abbia gradito il mio comportamento né di stamani né dei giorni scorsi, e credo sia doveroso informare anche lui che considero conclusa la nostra pausa di riflessione così come la nostra storia.

"Ho provato a chiamarti più di una volta, si può sapere dove hai il telefono?" Chiede appoggiandosi allo schienale del divano e incrociando le braccia sul petto.

"Ti ho chiesto tempo e spazio, ciò prevede che tu non mi stia intorno." Rispondo piccata, più di quanto vorrei.

"Ho omesso qualche particolare, ti ho chiesto scusa, e spiegato le mie ragioni, perché non riesci a capire che l'ho fatto per te!" Urla, ma può farlo quanto gli pare ormai non m'interessa più.

"Non mi importa! Le tue <<omissioni>> sono servite a farmi capire che la nostra storia non può durare, non ci sono i presupposti. Non mi fido più di te e non riuscirò mai a farlo di nuovo, per me finisce qui."

Accoglie la notizia sbarrando gli occhi e precipitandosi verso di me. Mi afferra le braccia con forza e il lampo d'ira che attraversa il suo volto lo trasforma, mostrandomi un uomo mai visto prima. Per un solo istante deglutisco a vuoto, spaventata dalla situazione, mai poi mi libero e metto distanza tra i nostri corpi.

"Mi dispiace, ma ripeto: è finita. Vieni ti accompagno all'uscita." Aggiungo dirigendomi alla porta, ma lui mi blocca tirando fuori un discorso inatteso.

"Dì la verità: l'hai rivisto, ci sei andata a letto, e ora io non ti servo più!" La sua voce piena di rabbia mi fa sussultare e colpisce un nervo scoperto, ma non gli permetterò di far leva sui miei sensi di colpa.

"Io non ti ho mai tradito, tu puoi dire lo stesso?" Leggo nei suoi occhi il dubbio che io abbia potuto scoprire qualcosa e le parole che gli muoiono in gola sono l'occasione giusta per invitarlo nuovamente a sloggiare. "Prenderò il tuo silenzio come un no. Devo lavorare, è meglio se vai."

"Fino a prova contraria il tuo lavoro è anche il mio. Da una settimana aspetto un aggiornamento e non l'ho ancora ricevuto." Ribatte sottolineando una gerarchia che non ha mai mancato di farmi presente. È strano come, a volte, scoprire il vero volto delle persone ci faccia rivalutare ogni azione da loro commessa.

"L'ho inviata al comando e farò così anche con le successive. Se hai bisogno di delucidazioni chiedi a uno degli altri membri della squadra, hanno anche loro la documentazione trasmessa."

"Non puoi scavalcarmi! Il lavoro va tenuto separato dalle questioni personali!" Rido per l'assurdità della sua battuta e i suoi occhi s'incendiano di rabbia. "Giada, non farmi incazzare!" La sua minaccia fa morire la mia ilarità, ma non m'intimorisce come lui vorrebbe. Non può toccarmi, lo sa anche lui, farmi del male lo condannerebbe a morte certa.

"Non c'è mai stato un confine netto tra il nostro lavoro e la nostra storia e di certo non lo si può tracciare adesso. Ho chiesto l'autorizzazione a operare da sola e mi è stata concessa; i nuovi ordini prevedono io comunichi con la squadra di supporto e con il comando. Ho spiegato ai nostri superiori di esser pedinata dagli uomini di mio padre e che ritenevo troppo rischioso farci vedere insieme. Loro, per salvaguardare la tua copertura, si sono mostrati d'accordo."

Il Prezzo Della VendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora