capitolo 50

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Giada

Avrei dovuto mandarlo via! È questo che mi ripeto mentre lo aspetto nello stesso identico posto in cui l'ho atteso l'ultima volta facendo finta di dormire.

E sono tante le ragione per cui avrei dovuto farlo. Prima fra tutte: la paura del suo giudizio. Che cosa penserà di me ora che ha la certezza che sono un infame? Sarà arrabbiato o deluso? Mi perdonerà?

Tuttavia non potevo non incontrarlo, non dopo aver saputo cos'è successo alla barca su cui Davide, Tiziana e Andrea hanno lasciato l'isola. Ho bisogno di avere notizie certe e quelle delle autorità competenti, in questa occasione, non lo sono.

Tre tocchi sulla porta blindata mi avvertono che è arrivato, la sblocco e lo lascio entrare. Ha delle vistose occhiaie, i vestiti sgualciti, e la solita espressione determinata che annuncia un imminente battaglia.

"Hai una pessima cera!" Affermo per sondare il terreno poiché, come al solito, mi osserva restando in silenzio.

"Succede quando ci sei tu in giro, hai questo effetto su chi tiene a te." Mi oltrepassa dandomi una leggera spallata e si avvia svelto verso l'interno della casa.

"Per favore possiamo rimandare la ramanzina a dopo? Vorrei notizie dei ragazzi?" Lo seguo tra le varie stanze fin quando non arriva in cucina e si ferma accanto al frigo.

"Dove sono le foto, i quadri, e tutto il resto?" Si guarda intorno e poi si serve da bere come se fosse a casa sua, ed effettivamente un po' lo è, è cresciuto qui anche lui.

"Ho messo tutto al sicuro di sotto." Rispondo distogliendo lo sguardo in attesa della domanda successiva.

"Capisco... " 

Il tono implicito d'accusa pungola il mio orgoglio e mi spinge a chiedere chiarimenti: "Che cosa capisci?"

"Dopo il casino che hai combinato, stai progettando un'altra fuga, è logico mettere al sicuro le cose più importanti quando non si ha intenzione di tornare."

Non mi piace il tono con cui mi parla, è freddo, distaccato, non lascia trapelare un briciolo della rabbia che credevo provasse. Chiudo gli occhi e cerco di ricordarmi che dal suo punto di vista  ho realmente portato scompiglio e, per questo, devo usare le parole giuste per spiegargli le mie motivazioni. "Ho messo al sicuro i nostri ricordi perché non so come si evolverà la situazione, non sono da escludere ritorsioni, e considerando che ho intenzione di dare le dimissioni, presto non ci sarà neanche la DIA a guardarmi le spalle." Faccio un passo nella sua direzione, è rimasto in piedi con i fianchi appoggiati al piano cottura e la postura di uno che non ha intenzione di abbassare la guardia. Mi chiedo se non stia pensando a me che gli salto addosso e lo arresto. "So che non capisci e non condividi le mie scelte e non ti chiedo di farlo, non starò neanche a dirti che pensavo che questa indagine ti avrebbe risparmiato perché sapevo fin dall'inizio che avrebbe coinvolto tutti voi. Questo non mi ha impedito di mettere in piedi l'operazione poiché allora come adesso ero e sono convinta di essere nel giusto. Quando ti ho chiesto di andartene l'ho fatto con il cuore, avrei voluto che seguissi Davide, saperti qui non mi aiuta, sono terrorizzata dall'idea che ti possa succedere qualcosa. Così come sono preoccupata per tuo fratello, quindi ti prego, dimmi se stanno bene?"

"Non lo sento da quando è partito, ma Valerio mi ha assicurato che sono tutti interi."

Poche parole seguite da un gesto della mano che mi spinge a continuare a parlare, anche se io da dire non ho proprio nient'altro. Posso solo fare un ultimo tentativo per convincerlo ad andarsene.

"Raul, sei ancora in tempo per lasciare Diamante. Perché non salpi con Sebastiano e Livia, è ottima la scusa della ricerca in mare, potreste restare fuori per giorni e stareste al sicuro."

Il Prezzo Della VendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora