capitolo 4

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Raul

20 MAGGIO 2011

Lascio Domenico con Giada e mi rifugio in cabina, scalcio il mio borsone ancora sul pavimento della stanza e lo vedo mentre impatta contro il letto. Sono arrabbiato con me stesso per il mare di sensazioni che saperla innamorata ha scatenato in me. Per la miseria... è solo una ragazzina! Come può scombussolarmi tanto? Sapevo che prima o poi si sarebbe infatuata, che qualcuno l'avrebbe notata, e conoscendo mio fratello immaginavo che non l'avrebbe protetta abbastanza, ma prevedere gli eventi non ti prepara ad affrontarli.

Sto male quando mi è vicina! La lontananza aiuta a tenere a bada i sentimenti che provo per lei, non solo l'attrazione, ma anche quell'istinto di protezione che sin da piccola mi spinge ad avere nei suoi confronti. Quello stesso impulso adesso mi porta a voler scoprire chi è l'idiota che non la ricambia per staccargli la testa e costringerlo a desiderarla; solo per renderla felice, per cancellare la sua espressione triste. E me ne fregherei della mia gelosia, del dolore che vederla con un altro mi causerebbe, perché il suo sorriso sarebbe sufficiente a curare ogni ferita.

Sono così stufo di tenermi tutto dentro, di vivere ogni giorno con il mio migliore amico accanto e fingere di non cercare in lui qualcosa di lei. Stanco di aspettare che mio fratello mi mandi qualche loro stupida foto insieme da guardare come un ebete per ore o la registrazione di un nuovo pezzo in cui poter sentire la sua voce. Mi sento patetico! Soprattutto quando sono costretto a ricordarmi che lei è off limits per me. Lo è per quello che siamo, per quello che io sono destinato a diventare, perché sbagliare con lei vorrebbe dire perdere tutto, perché accanto a me non avrebbe scampo. Un altro invece potrebbe darle un futuro diverso, lontano dallo schifo che rappresenta l'eredità dei nostri genitori.

Sono quasi due anni che cerco di dominare i miei sentimenti, pensavo mi sarebbe passata, che con il tempo avrei capito che il mio era un affetto fraterno, ma più mi tengo a distanza più lei mi manca. E quando cedo alla tentazione di tornare a casa per rivederla, mi ritrovo sempre furioso con me stesso per non aver resistito e con lei che vive tranquilla, ignara del mio turbamento.

Una parte di me in passato ha desiderato vederla soffrire per non sentirmi l'unico in agonia, ma ora, adesso che so quanto spenti sono i suoi occhi quando sta male, vorrei prendermi a schiaffi solo per averlo pensato.

Non immaginavo che amare qualcuno fosse una tale fregatura, che si stesse da schifo con la consapevolezza di non essere ricambiati e vorrei liberarmi di tutte le mie emozioni, ma si sono aggrappate sulla mia pelle e hanno messo radici dentro il mio corpo.

Mi lascio cadere sul letto, stanco di restare impalato nel mezzo della cabina e guardo fuori dalla finestra. Cielo e mare si confondono all'orizzonte, mentre cerco di spegnere il fuoco che mi brucia nel petto. Tra poco arriveremo a Trapani, prima tappa di questo lungo viaggio e non vedo l'ora di poter scendere dalla barca per allontanarmi da lei.

Mentre cerco di condurre i miei pensieri su argomenti che non la riguardano, la porta della mia stanza si apre e Domenico si lancia sul letto accanto a me.

Resta in silenzio, il respiro accelerato, e un braccio a coprirgli il volto.

"È andata così male?" Chiedo per farlo parlare.

"Non mi ha voluto dire chi è! Quella piccola serpe ha fatto leva sul mio affetto per lei: <<Non chiedermelo se mi vuoi bene>> mi ha detto così. Lei non capisce che è proprio perché gliene voglio che devo scoprire chi è. Perché è cresciuta così in fretta? Non poteva almeno essere brutta, io l'avrei amata lo stesso."

E penso che non sarebbe stato l'unico, perché non è solo il suo aspetto a renderla attraente, ma il suo modo di porsi, la spontaneità con cui ama, quel sapersi donare senza freni, l'essere sempre pronta a superare i suoi limiti, l'umiltà che mostra verso chi ha qualcosa da insegnarle, tutto in lei è adorabile, compresi i suoi bronci, i capricci, e quelle lacrime che solcano il suo viso per ogni stupidaggine.

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