Giada
Il fazzoletto che mia nonna tiene in mano è ormai zuppo delle sue lacrime. È palese come dopo tanti anni in lei sia ancora presente il rimorso per la sua scelta, ma in cuor mio non riesco a giudicarla, ha solo assecondato i suoi sentimenti e di certo non poteva immaginare quali conseguenze la sua fuga avrebbe avuto. Inoltre, a parte l'omonimia dei soggetti in causa e la loro parentela, mi sfugge il motivo per cui crede di essere lei la causa dei miei guai. "Quanti anni sei stata lontana da Diamante?" Le domando per farla riprendere a parlare, ansiosa di conoscere il seguito della storia.
"Sono stata via venticinque anni e non sarei mai tornata di mia volontà, ma tua madre durante il suo primo anno d'università incontrò tuo padre e se ne innamorò cambiando i miei piani. Mi sentii morire quando li vidi insieme la prima volta, perché mi bastò un'occhiata per riconoscere in Pietro i tratti familiari dei Ricciardi. Pregai tuo nonno di fare delle ricerche sul suo conto e quando la sua identità fu accertata, la terra mi mancò da sotto i piedi. Parlai sinceramente con tua madre, le raccontai il mio passato come sto facendo con te, ma niente riuscii a dissuaderla dal frequentarlo. Per un anno circa la nostra casa si trasformò in un campo di battaglia, poi un mattino, entrando nella stanza di tua madre, tuo nonno trovò il letto vuoto e una lettera poggiata sulla scrivania. Poche righe con le quali ci informava che aveva deciso di trasferirsi in Sicilia con Pietro, che a causa dell'assassinio del padre era costretto a rientrare a casa. Andrea prese male la fuga di tua madre e cercò in ogni modo di far sbattere in galera tuo padre. Gli sguinzagliò dietro ogni sua conoscenza, usò la sua influenza per far avviare delle indagini contro i Ricciardi, ma per quanto scavasse, non trovò mai nulla. Prese un congedo dal lavoro e affiancò un suo amico poliziotto nelle indagini finché giunse la notizia del loro matrimonio, a quel punto si fermò e pochi mesi dopo, un infarto me lo portò via." A volte il destino è davvero beffardo, chissà cos'aveva in mente quando ha messo i miei genitori l'uno sulla strada dell'altra? Sarei proprio curiosa di saperlo, soprattutto adesso che gioca anche con la mia esistenza.
"Per quanto tempo tu e mamma siete state lontane?" Riscuoto mia nonna dai suoi pensieri spingendola a continuare.
" Sono tornata quando tuo fratello aveva già compiuto tre anni. Il vecchio Don Antonio era morto e Giuseppe per la prima volta dopo tanti anni venne a cercarmi. Tuo nonno era deceduto oramai da cinque anni e tra me e tua madre regnava il silenzio, io non le avevo perdonato di non esser venuta al funerale del padre e lei non sopportava che io non accettassi il suo matrimonio. Giuseppe mi raggiunse in teatro, lo trovai nel camerino dopo aver terminato l'ultimo concerto della mia carriera. Avevo annunciato di voler smettere e lo spettacolo di quella sera era un tributo ai miei fan. Mi stupii quando lo vidi e ancor di più quando si gettò ai miei piedi e mi chiese perdono. Non capivo perché stava facendo ammenda, glielo chiesi e lui mi raccontò che suo padre lo aveva obbligato a uccidere il mio. Sapevo che era stato assassinato, ma tutto mi sarei aspettata e non che fosse stato lui l'esecutore materiale. Mi supplicò di perdonarlo e mi disse che suo padre lo aveva obbligato." Nonna si ferma ancora, si passa entrambe le mani sulle guance, e si gira a guardarmi. E mentre io mi domando, con il volto inondato dalle lacrime, che razza di padre induce il proprio figlio all'omicidio, lei continua il suo discorso con la voce distorta dalla sofferenza. Posso solo immaginare quanto sia doloroso rivangare un passato così tormentato.
"All'inizio non volli accettare la sua proposta, ma Giuseppe era cocciuto, desiderava rimediare al torto che mi aveva fatto e la dipartita del padre gliene dava l'occasione. M'inviò molte foto di tuo fratello, mi fece sapere che tua madre stava cercando di laurearsi, ma che era in difficoltà perché doveva badare anche a Domenico. M'inviò l'atto di proprietà di questa casa, appartenuta ai miei genitori e sottrattami da suo padre insieme a tutti gli averi di famiglia. Riuscì a trovarmi perfino un lavoro e quando pensavo si fosse arreso, arrivò a Roma con tua madre, Pietro e Domenico. A quel punto, non potei fare altro che tornare. Per quanto odiassi l'idea di rimettere piede a Diamante, dopo aver stretto Laura di nuovo tra le braccia, non potevo separarmi ancora da lei. Arrivata in città, seppi che Giuseppe era vedovo da un paio d'anni, voci di paese dicevano che la moglie stanca delle angherie del suocero si era lasciata morire di fame e in quel momento mi sentii un po' meno colpevole per le mie scelte. Incontrai anche Antonio il suo unico figlio e mi fu subito chiaro quanto diverso fosse dal padre. Nel suo sguardo c'era la stessa follia che ricordavo di aver scorto in quelli del suo omonimo nonno. Ma dovetti aspettare diciotto anni per capire quanto, quella prima impressione, fosse lontana dalla realtà! Antonio non è solo pazzo, ma anche terribilmente malvagio, ambizioso, e incapace di provare pietà o rimorso." Fa una breve pausa e il suo volto cambia totalmente espressione. "Adesso ho bisogno che mi ascolti attentamente Giada, perché ciò che ti ho raccontato aveva lo scopo di farti capire che ho fatto quel che ho fatto convinta che fosse la cosa giusta per te." La sua mano raggiunge la mia e la stringe con forza mentre dentro la mia testa milioni d'ipotesi si rincorrono frenetiche e un sottile strato di sfiducia mina la mia fede in lei.
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Il Prezzo Della Vendetta
RomanceGiada è sempre stata felice, ha vissuto in un posto incantato come la principessa di una favola. Amata, ammirata, protetta, non si è mai guardata attorno come avrebbe dovuto, fin quando quello stesso mondo che gli aveva dato tutto non si è preso una...