capitolo 13

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RAUL

18 GIUGNO 2011

ORE 01:30

A quest'ora a villa Ricciardi i festeggiamenti per i diciotto anni di Giada si saranno conclusi e lei avrà già saputo la verità. Avevo pregato Domenico di chiamarmi una volta finita la festa, per farmi sapere lei come ha reagito di fronte alle rivelazioni sulla nostra "famiglia", ma il mio telefono è rimasto muto per tutta la serata.

Le cose tra me e il mio amico vanno male già dal ritorno dalle vacanze, lui ha capito che sono stato con sua sorella ed io non ho negato, sono stato sincero e gli ho detto che la amo. Non ho ricevuto in cambio una pacca sulla spalla e le sue congratulazioni, ma un pugno dritto nello stomaco. Domenico mi ha accusato di essere stato un incosciente, di averla esposta a un pericolo maggiore di quello in cui già si trovava. Ha insinuato che, non appena i Ferraro avessero saputo che Giada non era più vergine, avrebbero preteso di sapere con chi era stata e a quel punto, lei per proteggermi sarebbe finita nei guai. Mi ha dato dell'egoista ed io non ho saputo spiegargli che non ho voluto negarmi e negarle l'unico momento solo nostro che avremmo potuto avere. Non l'ho respinta e non solo per l'alcool che mi circolava in corpo, ma anche perché volevo darle un ricordo cui aggrapparsi nel momento più buio della sua vita, quello in cui avrebbe dovuto accettare che il mondo fatato in cui credeva di vivere era solo un'illusione. Le ho voluto regalare un'ancora e l'ho data anche a me stesso, perché se non sono impazzito negli ultimi ventidue giorni, è grazie al ricordo di quella notte.

Quando Domenico è tornato a casa nostra, ci siamo ignorati per una settimana intera, tanto che lui alla fine ha fatto amicizia con il nuovo coinquilino dell'appartamento accanto, un certo Diego. Sembra che in poco tempo siano diventati inseparabili, stanno sempre insieme, vanno perfino in palestra negli stessi orari. Non sono geloso, ma in questo momento così delicato per me, il sostegno e la vicinanza di Dom mi manca. Ho il cuore a pezzi e mio padre mi controlla come un falco affinché resti abbastanza lontano da Giada, che è agli arresti domiciliali a casa di Ester. Davide mi dà notizie della sua amica di tanto in tanto, ma ultimamente è sempre ubriaco e sospetto che si stia cacciando in un brutto giro. Più di una volta dalle sue telefonate ho capito che era sballato, ne ho parlato con mio padre e lui mi ha assicurato che si sarebbe occupato della cosa, ma credo che non sia riuscito ad arginare la situazione.

Del resto abbiamo dimostrato di essere inutili la notte in cui siamo rientrati a Diamante dal nostro breve viaggio, dopo la lite tra Laura e Giada. In quell'occasione a parte Pietro che ha tentato di consolare sua moglie, pentita di aver colpito la sua bambina, noi non siamo stati capaci di fare niente. Infatti, è stata la stessa Laura, tra le lacrime, a dirci come muoverci e ancora una volta abbiamo eseguito gli ordini senza protestare.

Lei si era fatta trovare lì perché i Ferraro, saputo del video pubblicato su internet, pretendevano che Giada fosse punita e avevano ordinato che fino al suo compleanno lei non avesse contatti con nessuno a parte i genitori ed Ester. Per quanto fosse disperata, Laura sapeva che non poteva opporsi a una richiesta di Don Antonio e pertanto ci ha chiesto di lasciare la barca all'alba e di darle modo di far scendere Giada senza incrociare nessuno di noi. A quel punto mio padre ci ha spediti in cabina e perfino Domenico non ha obiettato. Turbato per aver visto la madre in quello stato, il mio amico non è riuscito a far nulla, se non lanciare i suoi vestiti nella valigia e tornarsene a casa sua a Diamante. Io invece ho recuperato la mia auto e sono rimasto al porto, ho aspettato che portassero Giada via dalla barca e da lontano l'ho guardata mentre a testa bassa saliva sulla macchina della madre. Le ho seguite a distanza e contrariamente a quanto pensavo invece di portarla a casa, Laura l'ha condotta da Ester. Sollevato e certo, che stare con sua nonna avrebbe reso la sua reclusione più sopportabile, ho deciso di rientrare a Palermo quella stessa mattina e una volta a casa mi sono permesso di ripensare alla notte stupenda che avevo passato con Giada. Il ricordo ancora fresco nella mia mente per un po' mi ha fatto sentire in pace con me stesso e in quella quiete ho preso la decisione di comprare il caicco in cui il nostro amore si è consumato. Ho contattato un amico del posto Maurizio, gli ho dato indicazioni precise sulla barca, fornendogli il nome che avevo letto sulla prua mentre allontanandomi gli lanciavo un ultimo sguardo e gli ho chiesto di trovare il proprietario e di chiedergli quanto voleva per vendermela. Desideravo il Blue Star e avrei fatto di tutto per averlo.

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