sei.

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"If you want to keep a secret,
you must also hide it from yourself."
— George Orwell

Taehyung POV

Per un attimo pensai di trovarmi di nuovo in quel club. Quella monotona pulsazione nelle tempie era identica alla musica ad alto volume, solo che quando mi misi a sedere sul divano realizzai che invece si trattava del mal di testa che cercava di uccidermi. Tutto cominciò a girare e rimasi immobile per qualche secondo, mentre infiniti puntini neri danzavano davanti i miei occhi e lo stomaco mi si rivoltava insieme al pentimento di aver bevuto così tanto la sera precedente.

Quando riuscii a mettere a fuoco la vista, notai un pezzetto di carta e una pillola sul tavolino basso. Quelle erano le uniche cose "fuori posto" perché, guardandomi intorno, mi accorsi finalmente di quanto pulito fosse quel ragazzo. Il suo sembrava uno di quegli appartamenti modello in vetrina, ogni cosa era sistemata in modo accurato e non esagerato, ma nulla mi suggeriva qualcosa riguardo Jungkook o la sua vita personale.

Non c'erano quadri appesi ai muri, ad eccezione di uno dietro il divano, ovvero una grande tela, e alcuni dipinti a caso pieni di colori che si abbinavano con l'estetica di quel posto.

Presi il foglietto di carta e realizzai fosse un messaggio per me. Aveva una bella grafia per essere un ragazzo.

Non toccare niente, vattene e basta.
– Jungkook

Che dolce. Questo era il modo in cui trattava i suoi ospiti. Roteai gli occhi e afferrai la pillola, ingoiandola senza acqua perché apparentemente Jungkook non aveva pensato che potessi averne bisogno. Almeno era stato gentile abbastanza da prendere in considerazione la possibilità che svegliassi con il mal di testa.

Ero sicuro di essere rimasto più a lungo del dovuto, perché il più piccolo si era già svegliato ed era uscito senza preoccuparsi di buttarmi fuori lui stesso. Ma non gli davo alcuna colpa, dopo quello che avevo detto la notte scorsa, nonostante quanto era successo, nemmeno io avrei voluto parlarmi. L'esigenza di vomitare crebbe gradualmente non appena mi ritrovai disgustato da me stesso, non avevo idea di cosa mi fosse preso durante quegli eventi.

Ma invece sapevi cosa ti frullava in testa e sai anche che ti è piaciuto.

Scossi il capo per liberarmi di quei pensieri e mi alzai dal divano, assicurandomi di prendere il cellulare prima di raggiungere la porta, notando solo allora lo schermo pieno di messaggi non letti, tutti mandati dalla stessa persona.

Le parole erano tagliate a metà visto che i messaggi erano troppo lunghi, ma sapevo già cosa c'era scritto. Sarei comunque dovuto tornare a casa e farmi una doccia prima di incontrarmi con lei.

Prima di andarmene, però, venne fuori la mia parte ficcanaso e non potei fare a meno di andare in cucina. Non c'era nulla sul bancone in marmo, né posta né una minuscola briciola. Tutto era pulito e ordinato, sembrava come se Jungkook fosse un cazzo di monaco.

Il frigorifero era ancora più deludente. Conteneva solo roba salutare e cibi che avevano bisogno di essere cucinati. Dove erano il gelato e le ciotole di ramen? Immaginai avesse senso il perché si ritrovasse un fisico così ben piazzato - non che mi stessi lamentando al riguardo.

Me ne andai dopo poco, girovagando per il marciapiede con gli stessi vestiti del giorno precedente nel tentativo di capire in quale parte della città mi trovassi. Scoprii che Jungkook non abitava molto lontano da casa mia. Dopo un quarto d'ora mi stavo già trascinando per le scale del mio appartamento mentre cercavo le chiavi dentro la tasca.

«Ci hai messo un sacco.» La sua voce mi fece spaventare e per poco non ruzzolai giù per le scale da cui ero appena arrivato. Stava in piedi accanto alla mia porta, con un lieve cipiglio e le braccia incrociate, trasudava disappunto da ogni lineamento del viso.

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora