trentasei.

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"A nervous silence loosens tongues. "
- Jacqueline Carey

Jungkook POV

Aveva piovuto fino ad un paio d'ore prima e l'aria era ancora appiccicosa a causa dell'umidità. Fortunatamente mi ero cambiato prima di uscire dal mio appartamento, avevo indossato una leggera maglia nera. Non c'era nessuno in giro a quell'ora tarda della notte, perlomeno non in quella parte della città.

Ogni passo mi mandava un'ondata di pentimento giù per la gola e continuavo stupidamente a stringere i pugni, convinto che potesse essere d'aiuto. Ma i sensi di colpa non spariscono così facilmente.

Aveva un aspetto così calmo, i suoi capelli sul mio cuscino e le labbra che sporgevano in un dolce broncio mentre dormiva. Era stato difficile lasciarlo in quel modo, da solo. A volte pensavo che la cosa migliore che potessi fare fosse mollarlo, ma ero troppo egoista per farlo.

Il mio cellulare vibrò e sapevo già chi fosse, qualcuno che mi contattava per motivazioni sbagliate. Voleva solo sapere quanto fosse il guadagno di quella notte. A Jae importava solo questo.

Un suono mi mandò i brividi lungo la schiena. Era una voce priva di vita e quei suoi occhi avrebbero perso ogni scintilla se solo non fossero stati sempre appannati.

«Sei coraggioso a venire da questa parte dei binari.» Parlò la sua voce profonda e raschiante.

Ero stato troppo impegnato a pensare a quel bellissimo ragazzo nel mio letto per rendermi conto di essere già entrato nel territorio della gang. Ero più che lontano dalla città e oltre i binari ferroviari, ma era lì che si guadagnava più denaro in assoluto. Ed io avevo decisamente bisogno di soldi.

«Ho portato dei regali.» Sorrisi. Mi feci scivolare lo zaino dalle spalle e lo tenni vicino al fianco grazie alla spallina. Ero piuttosto sicuro che quell'uomo non pensasse che fossi tanto stupido da lasciarlo incustodito, i suoi amici non erano poi così bravi a nascondersi.

La luce della luna proveniente da est aveva messo in mostra due uomini seduti sopra due vagoni per merci, nemmeno accovacciandosi si sarebbero potuti nascondere, dato che non erano abbastanza intelligenti da rimanere dietro le ombre.

L'uomo tirò fuori un oggetto dalla sua cintura, la luna fece luccicare la lama in metallo. «Non faccio affari con ragazzini.»

«Così mi ferisci.» Feci schioccare la lingua e mi avvicinai all'uomo. Non ero più oscurato dall'ombra e la luce della luna mi illuminava il viso. Fui felice di esibire il mio sorrisetto quando i suoi occhi chiari mi fecero intendere che mi avesse riconosciuto.

L'uomo rise e mise da parte il coltellino. «Ne è passato di tempo, Jeon.» Sorrise e fece un cenno del capo per far avvicinare uno dei suoi amici.

Non dissi nulla, piuttosto afferrai la busta marrone dal mio zaino e gliela lanciai. Il contenuto era della droga che sarebbe potuta durare per mesi, ma lui e i suoi scagnozzi l'avrebbero consumata entro quella stessa settimana e si sarebbero pure chiesti per quale motivo non fossero ancora morti.

Aprì la busta e sembrò soddisfatto di ciò che aveva ricevuto. Non avevo idea di cosa ci fosse lì dentro, io mi occupavo semplicemente di fare le consegne e gestire la mia parte. I suoi amici mi lanciarono una busta contenente il denaro, ma prima che potessi andarmene sentii nuovamente la sua voce. I brividi mi attraversarono di nuovo la colonna vertebrale.

«Qui c'è un extra in ricordo dei vecchi tempi.» Stava ancora sorridendo mentre mi porgeva una mazzetta di denaro e un bastoncino di polvere. Somigliava ad uno di quei bastoncini zuccherati che mangiavano i bambini, quelli che li facevano diventare subito iperattivi e addormentare dopo un paio d'ore. Solo che io ero a conoscenza del fatto che quella non fosse una caramella, ma era la droga che producevano loro e assumerla equivaleva a una condanna a morte.

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora