"Birds sing even when
the world is filled with sadness."
- Michael GilbertTaehyung POV
Sembrava sbagliato il fatto che gli uccellini fuori cinguettassero e che i bei colori dell'alba s'intravedessero dalle tende semi aperte. Sarebbe dovuta essere una mattina piacevole, l'arrivo dell'alba che illuminava il suo viso mentre sorridevamo felici insieme. Invece vedevo solo la sua espressione triste e le sue guance bagnate di lacrime.
Mi chiesi se anche le mie fossero nelle stesse condizioni.
Non riuscivo a pensare in maniera lucida, chiaramente ero arrabbiato perché stava facendo quelle cose, soprattutto perché consapevole fossero cose stupide da fare. Ma ero anche felice, felice che adesso si sentisse a suo agio quanto bastava per venire da me e parlami di tutto ciò che aveva tenuto dentro. Ma in quel momento desideravo solo non aver mai sentito quelle parole.
«Taehyung?» Sussurrò, la sua voce era debole e bassa. Mi chiesi se fosse riuscito a sentire il mio cuore sgretolarsi.
Rimasi in piedi di fronte a lui, che era seduto. Era difficile tirare fuori le parole. «Quindi è questo che fai? Ogni volta che dormo nel tuo letto, mi lasci qui e vai a scopare con qualcun altro?»
Pensai che quella fosse la cosa più difficile da dire, perché pronunciarla ad alta voce avrebbe significato che stesse succedendo sul serio. Ma non fu così. La parte peggiore fu vedere le labbra di Jungkook schiudersi per darmi una risposta, ma ne uscì solo verso spezzato.
Scuoteva il capo e cercava di asciugarsi il naso. Dovetti trattenermi dal correre verso di lui nuovamente e stringerlo a me fin quando ogni cosa non fosse ritornata al suo posto.
«No, Tae! Non è andata così!» Continuava a piangere e sentii anche i miei occhi bruciare. «L'ho baciato solo una volta questa mattina, ma sono stato obbligato a farlo, non mi avrebbe lasciato andare perché pensava che stavo rubando ed in effetti era così. Non posso più mentire e sapevo che dovevo parlartene non appena fossi tornato a casa, dovevo parlarti di tutto. Io non posso più farcela-» Si strozzò con uno dei suoi singhiozzi e si strofinò furiosamente gli occhi.
Dovetti voltarmi e allontanarmi, non potevo lasciargli vedere le poche lacrime che avevano abbandonato i miei occhi. Le asciugai con il dorso della mano e ritornai nella sua camera per prendere la giacca e il cellulare.
«Dove vai?» Chiese non appena uscii dalla stanza per andare a prendere le mie scarpe.
Jungkook si alzò dal divano e quasi inciampò sul suo zaino che giaceva sul pavimento. Dovevo andarmene, avevo bisogno di chiarirmi le idee per evitare di dire qualcosa di cui mi sarei pentito dopo. «Devo andare, Jungkook.» Dissi. Continuai a tenere gli occhi rivolti verso il basso mentre mi infilavo le scarpe e mi avvicinavo alla porta. «È chiaro che hai bisogno di aiuto e non so se sono la persona adatta a farlo.»
Si passò le mani tra i capelli e lo vidi masticarsi il labbro inferiore bagnato dalle lacrime. Quella pessima abitudine.
«Quindi mi stai lasciando?» Chiese. «Mi stai lasciando proprio adesso?» Sentire la sua voce spezzarsi fece male al cuore, sentivo come se non riuscissi a mandare giù il groppo di saliva mentre cercavo di non piangere.
Sollevai lo sguardo per vedere Jungkook davanti a me, le lacrime gli scorrevano lungo le guance rosse e i suoi capelli erano un totale disastro. Sembrava così distrutto.
«È solo che non riesco a parlarti in questo momento.» Dissi, prima di chiudermi la porta alle spalle.
Trattenni le lacrime fin quando non arrivai alla fine delle scale e lui non mi seguì. Chiaramente mi aveva ferito, ma anche io avevo ferito lui.
Jungkook aveva bisogno di calmarsi un po' prima che potessimo parlarne ed io avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno prima che mi esplodesse la testa.
Sperai solo che fosse già sveglio a quest'ora.
«Jimin è sveglio?» Chiesi a Yoongi quando bussai alla porta del loro appartamento.
Il ragazzo più grande fece un passo indietro e ridacchiò. «Hai un aspetto di merda.»
«Grazie.» Mormorai.
Entrai e mi levai le scarpe, sentendo subito una voce provenire dalla cucina. «Taehyung!» Jimin urlò dal bancone dove probabilmente stavano facendo colazione. Stava mangiando dei cereali e, ogni tanto, prendeva dei pezzi di frutta. «Taehyung?» Ripeté quando mi avvicinai e mi sedetti su uno sgabello accanto a lui.
«Ehi, Jimin.»
«Che succede?» Il ragazzo biondo chiese con voce preoccupata.
Sospirai e afferrai un toast, cominciando a spalmargli della marmellata di sopra. «Jungkook.»
Jimin allontanò la sua ciotola di cereali e girò sullo sgabello per rivolgersi verso di me, chiaramente curioso di sapere cosa fosse successo al suo migliore amico. »Jungkook cosa?» Domandò.
Non sentivo più il bisogno di piangere o di far sembrare la cosa meno spiacevole di quanto in realtà non fosse. Era più facile parlare e basta, probabilmente Jungkook lo aveva realizzato quella mattina. «Jungkook sta di nuovo combinando casini con la droga, sta rubando, a quanto pare ha baciato un tipo e penso che abbia davvero bisogno di una mano.»
Nessuno disse niente e io continuai a mangiare il mio toast. Ero sicuro che Jimin avrebbe dato di matto, si sarebbe arrabbiato con Jungkook e avrebbe voluto andare da lui per aiutarlo. Ecco perché non mi aspettavo di sentire le sue dita accarezzarmi i capelli in maniera rassicurante e la sua voce dolce. «E come ti senti?»
Forse stavo solo cercando di non arrabbiarmi, perché tutti ci hanno sempre convinti del fatto che c'è sempre qualcuno che sta peggio, dunque perché dovresti lamentarti? Era Jungkook che se la stava passando male, non io. Ma ero comunque ferito ed anch'io avevo bisogno di qualcuno. Fu piacevole sentirmi chiedere come stessi e vedere Jimin accettare il mio abbraccio, sentire le sue dita accarezzare la mia schiena, senza che Yoongi facesse alcun commento; invece, afferrò le chiavi della sua macchina e se ne andò silenziosamente per lasciarci da soli.
Lasciai andare Jimin solo quando sentii le lacrime smettere di scorrermi lungo le guance. Tirai su con il naso e sospirai. «È troppo presto per tutto ciò.» Ridacchiai leggermente nel tentativo di fare una battuta.
«Dai.» Jimin disse, dandomi un colpetto sulla coscia. Afferrò la sua frutta e il mio pezzo di toast con un tovagliolo. «Andiamo a guardare i cartoni.»
Il ragazzo biondo sorrise e tenne tutto in equilibrio con una mano, mentre l'altra afferrò la mia e ci spostammo nell'altra stanza, quella in cui c'era la grande tv a muro. Yoongi lo viziava, decisamente.
C'era un grande pouf con degli animali di peluche e Jimin afferrò la coperta che era stata lasciata sopra di essi, sedendosi poi sul divano e aspettando che lo raggiungessi.
Mi sedetti accanto a lui e sistemai la coperta sulle nostre gambe, lui invece afferrò il telecomando. Non stavo davvero prestando attenzione al cartone o alle scene per cui Jimin sorrideva, semplicemente riposai la testa sulla sua spalla e mangiai controvoglia il mio toast, cercando di non pensare a lui più di tanto.
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WALLFLOWER [TRADUZIONE]
Fanfiction[TAEKOOK] Jungkook sapeva che l'altro ragazzo non ricambiava il suo amore, ma non riuscì a resistere. Si avvicinò un po', le loro fronti si sfiorarono. Il suo senso di solitudine lo spinse a far sfiorare le loro labbra, il respiro di Taehyung era ro...