dieci.

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"There was no denying it.
Boys grabbed him. Their loveliness
tore him apart. The world was
a wonder after all."
- Paul Russell

Taehyung POV

Se c'era una cosa che avevo capito di Jungkook durante la notte, questa era che fosse testardo come un bambino e sembrava sul serio più piccolo di quanto non fosse. Nonostante avessimo organizzato qualcosa da fare per quella giornata, Jungkook stava cercando di piantarmi in asso e sprecare la sua intera giornata a letto sotto le coperte.

Dopo aver recuperato le ore di sonno che avevo perso perché ero rimasto a lungo al telefono con un certo ragazzo dai capelli scuri, verso mezzogiorno finalmente ero riuscito a svegliarmi. Avevo poi speso le due ore successive a chiamare e mandare messaggi a quello stesso ragazzo riguardo il nostro incontro e avevo ascoltato le sue lamentele stanche - che, mi duole ammettere, erano quasi troppo adorabili.

Mi trovavo adesso fuori dal suo appartamento mentre mandavo un veloce "grazie" a Jimin per avermi dato il suo indirizzo e per avermi fornito l'importante informazione che Jungkook non ha l'abitudine di chiudere la porta a chiave. Gliene avrei parlato.

«Jungkook?» Lo chiamai mentre lasciavo scontrare le nocche contro la porta. Non ci fu alcuna risposta e lanciai un'occhiata al corridoio in moquette per assicurarmi che nessuno stesse guardando, poi proseguii ruotando il pomello della porta e la aprii. «Jungkook?» Chiamai ancora, questa volta con tono più basso così da non spaventarlo.

Il suo appartamento era così come lo ricordavo: estremamente pulito, illuminazione soffusa e tende chiuse per respingere la crudele luce del sole. Sembrava quasi come se nessuno fosse in casa, se non fosse stato per delle leggere risatine e un bagliore proveniente dal corridoio, che rivelavano che Jungkook si trovava nella sua stanza.

Quel bagliore risultò essere il suo computer, adagiato sul suo bacino mentre guardava chissà cosa con grande interesse e una mano piena di snack che si lanciava in bocca senza distogliere lo sguardo dallo schermo. «Quindi è questo l'impegno così importante che avevi oggi?» Gli chiesi con un ghigno, poggiandomi contro lo stipite della porta mentre lo guardavo sobbalzare spaventato e strabuzzare gli occhi non appena si accorse si trattava di me.

«Ma che cazzo?» Urlò, prendendo un respiro profondo. «Mi hai fatto spaventare come una merda.»

«In effetti lo sei, è normal.» Sorrisi mentre mi avvicinavo al letto.

Jungkook finse di ridere e poi roteò gli occhi. «Taehyung, sei davvero uno spasso.»

«Lo so, adesso fatti più in là.» Dissi, prima di togliermi le scarpe e aspettare che mi facesse spazio. Il suo letto era a due piazze e di spazio ce n'era più che abbastanza per entrambi, ma mi sedetti comunque talmente vicino a lui che le nostre cosce si toccavano sotto le coperte. «Cosa stai guardando?»

«I cartoni.» Mi disse, sistemandosi gli occhiali sul naso e poggiandosi contro i cuscini. Non sembrava per nulla infastidito dalla nostra vicinanza. Sul computer scorrevano le scene della puntata di un cartone animato, un gatto inseguiva un topo, e Jungkook in qualche modo lo trovava divertente abbastanza da ridacchiare ogni tanto. La combinazione di quegli occhiali adorabili e le leggere risatine che abbandonavano le sue labbra mi fecero avvicinare ancora di più a lui e anch'io mi poggiai contro i cuscini. Casualmente il suo capo si poggiò sulla mia spalla e sorrisi tra me e me.

«Sei riuscito a dormire dopo che abbiamo parlato?» Chiesi in un lieve sussurro, dato che ero stato abbastanza attento da notare le sue palpebre chiudersi sempre più spesso e il suo respiro rallentare gradualmente. Jungkook scosse il capo contro la mia spalla e mormorò. «No.» Si udì un leggero sospiro. «Non ci sono riuscito.»

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora