trentacinque.

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"The best way to find out if you
can trust somebody is to trust them."
- Ernest Hemingway

Jungkook POV

Il tempo è tutta una costruzione. Un giorno qualcuno l'ha inventato e tutti abbiamo deciso di seguirlo. Non avevo mai pensato più di tanto al tempo, almeno fin quando non avevo realizzato che a volte ce n'è davvero poco a nostra disposizione o, in altri casi, avevo desiderato potesse semplicemente finire.

Realizzai che di momenti come quello, con le sue dita tra i miei capelli e le mie labbra sul suo collo, ne avrei potuti trascorrere parecchi.

«Dobbiamo spegnere il film, non lo stiamo nemmeno guardando.» La sua voce suonò roca come un sussurro.

Mormorai contro la sua pelle e lasciai un ultimo bacio sulla clavicola in bella mostra per i miei occhi e le mie dita. «Okay.»

L'aria era fredda e mi venne la pelle d'oca alle braccia quando sollevai la coperta dalle mie gambe per andare a prendere il telecomando sul comò. Mi passai le dita tra i capelli per appiattirli dopo che erano stati disordinati da un certo ragazzo.

«Vado a prendere dell'acqua, hai bisogno di qualcosa ora che mi sono alzato?» Chiesi al ragazzo castano disteso comodamente sul mio letto.

Taehyung distolse lo sguardo dal suo cellulare per guardarmi e scosse il capo. «No, sto bene così.»

Una volta spenta la televisione, lasciai il telecomando sul comò e andai velocemente a prendere un bicchiere d'acqua, accorgendomi solo in quel momento di che ora fosse grazie all'orologio sopra i fornelli e sospirai. Era ora di prendere le mie medicine. Quelle che Taehyung si aspetta che io prenda.

Il mio zaino si trovava sul divano, dunque andai a prenderlo senza dimenticare di portare il bicchiere d'acqua mentre ritornavo in camera da letto.

«Vieni, fatti aiutare.» Taehyung cominciò a togliersi le coperte. Stavo cercando di tenere in equilibrio il mio zaino sul braccio mentre cercavo di aprirlo e, al tempo stesso, evitare che l'acqua si rovesciasse.

«Oh no, non serve-» Dissi. Riuscii ad aprirlo e il mio stomaco si contorse nel momento in cui lo zaino cadde in avanti e il contenuto si rovesciò per terra.

Taehyung era seduto sul letto con gli occhi fissi sul pavimento, pietrificato.

Io ero in piedi con il mio bicchiere d'acqua, immobile e probabilmente sul punto di vomitare.

Erano quelli i momenti in cui desideravo che l'orologio potesse procedere velocemente, dato che ritornare indietro era impossibile.

«Che diavolo è questa roba.» Non era nemmeno una domanda, era più un'affermazione alla quale non volevo rispondere. Taehyung mi stava guardando, avvertivo il suo sguardo bruciare sul mio viso, ma continuai a tenere gli occhi su tutta quella droga che era caduta, nella speranza che potesse sparire se avessi continuato a fissarla così intensamente.

«Okay, ascolta.» Dissi quando Taehyung si alzò dal letto e si avvicinò a me. «Prima che tu dica qualsiasi cosa, ci tengo a precisare che non è roba mia.»

Sbuffò. «Oh certo, come no, va tutto bene! Che mi passa per la testa? Ovviamente non è roba tua.» Il sarcasmo impregnava le sue parole e storsi la bocca.

«Il sarcasmo non è di mio gradimento.»

«Dove hai preso tutte queste cose?» Taehyung chiese.

Poggiai il bicchiere sul comò e sospirai, tutto ciò che avevo cercato di evitare aveva deciso di cadere sul pavimento della mia camera da letto senza alcun avvertimento. Non avevo del tempo sufficiente per poter pensare a delle solide stronzate. «Ho un amico.»

«Un amico?» Taehyung ripeté. «Beh, di sicuro non è Jimin.»

In tutta onestà, cercai di non ridere ma mi sfuggì una piccola risatina e Taehyung teneva le mani sui fianchi con uno sguardo di disapprovazione tipico delle mamme. «Dio santo, Tae. Non ho ucciso nessuno, è solo un po' di droga. E dato che la stai vedendo puoi ben capire che non ne sto facendo uso, perché è tutta qui.»

«La tua logica mi lascia meravigliato.»

Cominciai a raccogliere i pacchetti di plastica e infilarli nello zaino. Lasciai scivolare nella mia tasca solo la bustina di LSD, un altro pacchetto di cocaina e una canna. Le pillole si trovavano già sul mio comodino per le notti in cui non volevo dormire, a volte era meglio non rischiare di avere incubi.

«Mi sembrava di aver capito che non fossero tue.» Disse Taehyung, guardando ciò che mi ero infilato nelle tasche della tuta.

Richiusi lo zaino e lo sistemai sotto il letto con un calcio. «Solo alcune per le brutte giornate.»

«Imbecille.» Mormorò e si mise nuovamente sotto le coperte. Il suo corpo scomparve sotto le lenzuola e se le tirò fino al mento. Non riuscii ad aspettare ulteriormente per mettermi accanto a quel piccolo e adorabile fagottino.

Quando spostai le coperte per farmi spazio, Taehyung mormorò qualcosa e mise il broncio. «Dai Tae, va tutto bene.» Sussurrai, le mie mani raggiunsero i suoi fianchi così che potessi trascinarmelo più vicino. Taehyung semplicemente scosse ostinatamente il capo e mi spinse un po'.

«No, mi dispiace. Non gioco con queste cose.» Mormorò e mi diede le spalle per stendersi sul fianco.

Sorrisi intenerito e mi misi a sedere sul letto. «Dai Tae, non fare così. Ti stai comportando come un bambino.» Dissi, senza però ricevere alcuna risposta, nemmeno quando gli punzecchiai delicatamente il fianco un paio di volte. «La prima volta che ci siamo incontrati sei venuto nel mio appartamento per sballarti con me.» Dissi.

Le mie parole lo fecero voltare. «Okay ma era diverso e lo sai bene.» Taehyung controbatté, disteso sulla schiena e con le braccia incrociate sul petto. Le coperte gli erano scivolate fino al bacino e sorrisi.

«Diverso? Come mai?» Domandai. Era incredibile la maniera in cui si stava comportando per qualcosa di così insignificante.

«Ero nervoso.» Mormorò lievemente.

Gli angoli delle mie labbra continuarono a tirarsi verso l'alto, un sorriso nacque in seguito alla sua risposta. «Nervoso?» Ripetei, i suoi occhi non avevano abbandonato i miei e le mie dita avevano cominciato a giocare dolcemente con i suoi capelli sparpagliati sul cuscino. «E adesso come ti senti?» Chiesi a bassa voce.

Taehyung rimase in silenzio per un momento. All'inizio interpretai il suo silenzio positivamente, un silenzio che avrei voluto interrompere con un commento malizioso o una forma di timidezza che potevo trasformare in un bacio delicato o in qualche dolce tocco, ma non con ciò che in realtà successe.

Fu una semplice parola. «Preoccupato.» Disse a bassa voce. Il modo in cui i suoi occhi non si spostarono dai miei mi fece sentire male, perché gli credevo ed ero sicuro che lo intendesse davvero.

«Tae...» La mia voce si affievolì. La mia mano abbandonò i suoi capelli quando si mise a sedere con un debole sospiro.

«No, Kook.» Mi fermò. «Voglio che mi parli. Se sei nei guai o se hai bisogno di una mano, per favore, dimmelo.»

È strano come ci si possa sentire giù di morale così all'improvviso, l'umore cambia in un secondo e ci si chiede come si è riusciti a diventare così condizionati dai pensieri di qualcuno. Ero in trappola, improvvisamente mi sentivo in colpa per ciò che stavo facendo, perché Taehyung era già preoccupato senza nemmeno sapere l'intera faccenda.

Era diventata familiare, ormai, la sensazione delle sue mani nelle mie, le nostre dita intrecciate e il calore del suo corpo così vicino. Questo era tutto ciò a cui riuscii a pensare nel momento in cui afferrai la sua mano. «Taehyung, ti prometto che va tutto bene. Se hai qualche domanda sarò onesto, ma voglio che ti fidi di me se ti dico che posso gestire la cosa.»

Era tutto ciò che potevo chiedere e tutto ciò che lui poteva aspettarsi. In ogni caso, mi sentii sollevato quando annuì e avvertii la sua mano stringere leggermente la mia.

Qualunque fosse la ragione per la quale era rimasto lì con me, nonostante tutto, adesso ne ero improvvisamente grato e quasi addolorato. Adesso che sapevo di avere qualcosa da perdere dovevo soppesare le mie azioni, quelle stesse che erano il riflesso di altre compiute in passato.

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora