quarantaquattro.

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"You wear a mask for so long,
you forget who you were beneath it."
- Alan Moore

Taehyung POV

Era un parallelismo particolare. Le lacrime che cominciarono a raccogliersi nei miei occhi sarebbero presto cadute come le gocce di sangue che segnavano il suo viso.

Non mi venne niente da dire mentre stavo lì in piedi, la mano ancora sul pomello e gli occhi fissi sul ragazzo che sanguinava, poggiato contro il muro di fronte e una mano stretta intorno allo stomaco. Il sorrisino sul suo volto era quasi inquietante e feci una smorfia quando il taglio sul suo labbro si aprì un po' di più a causa di quel sorriso. «Ehi, tu.» Jungkook sussurrò, il sibilo di dolore non passò inosservato e improvvisamente ritornai con i piedi per terra.

«Che cavolo hai fatto?» Dissi, facendo un passo in avanti per afferrare il suo braccio e aiutarlo ad entrare nel mio appartamento.

Jungkook fece una risatina secca. «Non sono stato io.» Se non fosse stato ferito gli avrei colpito il braccio o la testa per aver fatto lo sbruffone in quel momento.

Invece lo aiutai verso il bagno e lo feci sedere sul gabinetto. «Siediti.»

Il ragazzo annuì semplicemente e si poggiò all'indietro, chiudendo gli occhi. Sembrava esausto. Per un momento mi pietrificai di nuovo, guardando il modo in cui le sue ciglia si abbassavano su quelle guance che, in precedenza graziose, adesso erano ricoperte di sangue asciutto e lividi che cominciavano a formarsi. Guardai anche le sue labbra spaccate, che avrei tanto voluto baciare.

Scossi la testa. Non era il momento adatto.

Sotto il lavandino tenevo sempre un kit di pronto soccorso, praticamente inutilizzato fatta eccezione per le nuove scatole di bende che avevo aggiunto. Alcuni cerotti erano semplici, altri invece avevano dei personaggi della Marvel stampati. Sapevo che gli sarebbero piaciuti.

«Kook.» Sussurrai, toccandogli il ginocchio. «Puoi sederti bene, per favore?» Domandai.

Le ginocchia mi dolevano contro le mattonelle fredde, ma ignorai il dolore e afferrai i batuffoli imbevuti di alcol per cominciare a pulire i suoi tagli. Jungkook non si lamentò, ma sussultò quando toccai il taglio sul suo zigomo. Qualcuno ci era andato pesante con lui.

«Smettila.» Dissi. Le luci del bagno non erano accese e mi stavo lasciando guidare dalla luce della luna che entrava dalla finestra. Una parte di me ne fu grata, perché non sarei riuscito a sopportare la sensazione degli occhi di Jungkook che mi fissavano mentre gli pulivo il viso e le nocche. «Mi stai fissando.»

Jungkook non disse niente, ma abbassò lo sguardo e si mordicchiò il labbro.

Le nocche non erano ridotte male come il viso, il che fu un peccato, dato che significava non fosse riuscito a dare molti colpi. «Vado a prendere del ghiaccio per la tua faccia, tu togliti la maglia così posso vedere com'è ridotto il tuo busto.»

Non mi resi conto di ciò che avevo detto fin quando Jungkook non sollevò un sopracciglio, le mie guance si scaldarono e si colorarono di rosa mentre mi affrettavo ad uscire dal bagno per recarmi in cucina e prendere un pacchetto di ghiaccio. Ce n'era solo uno nel congelatore ed io ero troppo pigro per farne un altro con una bustina e del ghiaccio, quindi afferrai una busta di verdure congelate da usare per il suo petto. Mi ero accorto che se lo teneva stretto mentre gli pulivo il viso.

Quando ritornai in bagno, Jungkook era in piedi e la sua maglia nera era sul pavimento. Si stava sporgendo in avanti per guardarsi allo specchio e la contrazione dei suoi muscoli era attraente. Fu difficile evitare che i miei occhi scivolassero dalle sue spalle alla sua vita sottile, stretta intorno a un paio di jeans.

Jungkook non aveva parlato più di tanto per tutto il tempo, fu quello il motivo per cui la sua voce mi lasciò sorpreso quando aprì bocca all'improvviso. «Non riesco a capire se queste sotto i miei occhi sono occhiaie o lividi.» Ridacchiò.

Realizzai che era passato tanto tempo dell'ultima volta che avevo visto Jungkook senza maglia e non riuscivo a credere che avessi aspettato tutto quel tempo. Quando il corvino si voltò per guardarmi, vidi la sua pelle abbronzata e i suoi addominali. Li avevo senza dubbio sentiti con la punta delle dita ogni qualvolta avevo tracciato la forma dei suoi muscoli.

«Dai, dovresti distenderti così puoi tenere questi sui lividi.» Dissi, indicando il mio letto con fare imbarazzato.

Gli angoli delle labbra di Jungkook si sollevarono in un piccolo sorriso e a quel punto credetti che le mie guance fossero diventate permanentemente rosa. Mi superò e si avvicinò al letto, le sue dita si fermarono sulla cintura intorno ai suoi fianchi. «Ehm...» Cominciò, insicuro. «Ti dispiace?»

«No.» Forse risposi troppo in fretta, ma intendevo dire che di certo non mi dispiaceva se voleva togliersi i pantaloni. C'era un po' caldo lì dentro in ogni caso.

Quando Jungkook si mise comodo e disteso sulle lenzuola, mi avvicinai e gli porsi i pacchetti di ghiaccio per il viso. «Tieni questo sull'occhio per dieci minuti, poi aspetta quindici minuti prima di metterlo di nuovo.» Gli ordinai. Il ragazzo più giovane annuì e prese il pacchetto dalle mie mani, poggiandolo sul suo viso e facendo una piccola smorfia al contatto.

Afferrai un altro cuscino da sistemare accanto al suo fianco così che la busta di verdure congelate avesse qualcosa su cui poggiarsi per rimanere ferma sul livido. Non era un livido terribile, ma il lato destro delle sue costole era visibilmente gonfio, come se avesse ricevuto un calcio ben assestato.

Dopo essermi assicurato che fosse tutto organizzato, feci per alzarmi ed allontanarmi dal letto, ma la sua mano afferrò il mio polso. «Dove vai?» Jungkook chiese, il panico negli occhi accompagnato dallo stesso sguardo di quando avevo chiuso la porta davanti la sua figura singhiozzante ed ero andato via. Era uno sguardo spaventato e avrei fatto qualsiasi cosa pur di non vederlo mai più in quello stato.

«Devo solo andare a prenderti degli antidolorifici.» Dissi. Era vero, ma volevo anche andare a piangere in cucina, perché mi sentivo come se potesse scoppiarmi la testa a causa di tutte quelle emozioni.

Passò un attimo prima che annuisse lentamente, lasciandomi andare il polso e sedendosi nuovamente contro i cuscini.

Ne approfittai per andare in cucina e prendere un bicchiere d'acqua e un antidolorifico dall'armadietto. Era troppo, non ero preparato a vederlo, ancora meno a vederlo in quelle condizioni. Avevo un enorme groppo in gola e gli occhi mi bruciavano a causa delle lacrime.

Me li asciugai velocemente e presi un respiro profondo prima di ritornare in camera. Jungkook si mise a sedere nel momento in cui feci capolino dalla porta e sembrò rilassarsi visibilmente. «Tieni.» Gli porsi il bicchiere e la pillola.

«Grazie.» Mormorò a bassa voce, ingoiando la pillola e svuotando il bicchiere in pochi secondi.

Mi sedetti sul bordo del letto e rimasi a guardarlo. Era esausto e visibilmente prosciugato di ogni cosa: energia, speranza, vita. Vederlo in quelle condizioni e sapere che avrei potuto aiutarlo faceva male. Ma ero fin troppo spaventato per poter affrontare i miei stessi sentimenti.

«Che succede?» Jungkook chiese. Sollevai lo sguardo verso di lui e cercai di sorridere per assicurargli che non stesse succedendo nulla.

Ma venni tradito dal tremolio delle labbra e il bruciore degli occhi.

Lasciò cadere il pacchetto di ghiaccio all'istante e sentii la sua mano poggiarsi sul mio collo, strattonandomi leggermente per stringermi più vicino contro il suo petto. Non ero nemmeno sicuro di cosa mi avesse fatto crollare, c'erano una marea di motivi.

Ma l'unica cosa certa fu che piansi per un po' e Jungkook mi accarezzò i capelli con le dita, mi strinse forte e mormorò parole dolci per tutto il tempo.

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora