tredici.

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"An apology is also
an admission of guilt."
- Eula Biss

Taehyung POV

In quegli ultimi giorni non avevo avuto molto per la testa, fatta eccezione per l'improvvisa tristezza dipinta sul suo viso nell'istante in cui quelle parole avevano lasciato la mia bocca così d'impulso.

Vedere qualcuno triste faceva schifo, soprattutto se si trattava di qualcuno di cui ti importava in una maniera quasi spaventosa. Ma era ancora peggio quando quella tristezza e quello sguardo freddo erano rivolti a te, totalmente causati dalle tue azioni sbagliate.

Non mi avrebbe dato nemmeno la possibilità di scusarmi, e non solo per le mie parole. Avevo bisogno di scusarmi per le mie azioni e per il modo così rude con cui lo stavo trascinando in questa situazione. L'attimo prima ci comportavamo da amici e ci toccavamo, quello dopo lo respingevo e si incazzava.

Jungkook non lo capiva. Non lo sapeva. Dovevo dirglielo, doveva saperlo.

Non riuscivo a pensare ad altro se non a questo, mentre sedevo sul divano di Jimin con Hoseok, il quale rideva ogni cinque secondi per qualsiasi cosa accadesse nel film. Io a malapena sapevo di cosa parlasse, la mia mente era da tutt'altra parte, invasa lentamente da un fastidioso pulsare e un indesiderato mal di testa.

«Ehi Jimin.» Lo chiamai e lo vidi ritornare dalla cucina con un braccio pieno di snack. «Per caso hai degli antidolorifici?»

Era appena passata mezzanotte. Avrei dovuto essere a letto a dormire, dato che ultimamente non mi ero riposato per via di tutti i miei tentativi di riuscire a parlare con un certo ragazzo. Ieri mi ero arreso e avevo deciso di recuperare le ore di sonno perdute. Ma questa sera Jimin aveva provato a riunirci tutti per guardare un film, io avevo acconsentito solo nella speranza che venisse anche Jungkook.

«Nell'armadietto dei medicinali in bagno.» Mi rispose Jimin, sedendosi accanto a Hoseok e scavando dentro una confezione di caramelle, mentre il ragazzo più grande si era impossessato della ciotola di popcorn.

Annuii a mo' di ringraziamento e mi ritrovai in bagno, a piedi nudi sul pavimento freddo e con la pelle d'oca alle braccia. C'era una bottiglietta di tachipirina sulla mensola e lessi velocemente l'etichetta per assicurarmi di prenderne la giusta quantità, sorseggiando un po' d'acqua del lavandino dalle mie mani per mandare giù la piccola pillola. Sentii il mio telefono suonare dal salone, così mi asciugai le mani sulle cosce e armeggiai con la maniglia della porta per andare a vedere chi fosse, per un attimo il mio cuore si riempì di speranza.

«Era il mio?» Chiesi a Jimin quando lo vidi lanciare il mio cellulare dov'era prima, annuendo.

«Era solo un numero a caso, ho fatto partire la segreteria telefonica.» Si lanciò le caramelle in bocca prima di infilare le dita nuovamente nel sacchetto.

Il mio stomaco si rivoltò per la delusione. «Non hanno lasciato alcun messaggio.» Sospirai flebilmente e mi infilai il cellulare in tasca.

Jimin mormorò soltanto. «Evidentemente non era importante.»

Non accadde nient'altro di speciale dopo ciò. Nel momento in cui mi lasciai cadere sui cuscini del divano, le mie palpebre si chiusero e mi addormentai con il sottofondo della risata di Hoseok e del masticare di Jimin.

Nonostante il mal di testa fosse passato quando mi svegliai, era stato sostituito dal mal di schiena per aver dormito scomodamente sul divano tutta la notte. I due ragazzi non erano più accanto a me, ma piuttosto in cucina a mangiare.

«Buongiorno, principessa.» Canticchiò Jimin dal tavolo, solo che la sua voce era ovattata mentre delle briciole cadevano dalle sue labbra carnose. Grugnii e mi sedetti, sentendo le ossa scricchiolare. «Buongiorno, stronzi.»

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora