trentasette.

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"Truth never damages a
cause that is just."
- Mahatma Gandhi

Jungkook POV

La sensazione rimasta sulle mie labbra e l'odio che si era insinuato nella mia mente cominciarono a farmi schifo mentre attraversavo quell'edificio per raggiungere il vicolo. Era ancora buio fuori ma il sole sarebbe sorto tra un paio d'ore.

Il bisogno di vomitare era rimasto in fondo al mio stomaco e non riuscivo a bloccare il panico fuori dal mio petto. Come avevo potuto farlo?

Mantenerlo segreto non era un'opzione. Avevo intenzione di dirlo a Taehyung non appena ne avessi avuto la possibilità. Non avevamo mai reso ufficiale questa cosa tra di noi, ma mi sentivo comunque in colpa per aver baciato un altro e per essermi ficcato in quel casino. Non riuscii a fermare il pizzicare nei miei occhi e, subito dopo, nemmeno le lacrime lungo le mie guance. Erano semplicemente cadute e io glielo avevo lasciato fare. Il buio le nascondeva bene.

Non potevo andare direttamente a casa. Sapevo che non sarei stato in grado di mettermi sotto le coperte accanto a lui e stringerlo a me senza che lui lo sapesse. Dovevo dirglielo. E il pensiero di vedere la sua faccia mentre lo facevo aumentò il dolore al mio cuore. Mi avrebbe sicuramente lasciato. Doveva sicuramente essere stanco delle mie cazzate.

Per temporeggiare mi sedetti alla fermata dell'autobus e aspettai che ne arrivasse uno, tirandomi il cappuccio della felpa sulla testa. Piangere in generale era imbarazzante, farlo in pubblico lo era ancora di più. L'autobus era vuoto, fatta eccezione per una persona seduta in fondo e me, adesso seduto in uno dei sedili al centro.

Poggiai lo zaino sulle cosce a ne guardai l'interno solo per un secondo, notando i soldi in più che mi erano stati dati e sentendomi ancora peggio subito dopo. Non perché li avevo rubati, ma perché avevo intenzione di dire a Taehyung anche di quello. Non dovevano esserci più segreti.

Non riuscii a capire quanto tempo fossi rimasto sull'autobus, ma il cielo aveva cominciato a schiarirsi sempre di più fino a diventare di un azzurro spento. Sentivo gli occhi pesanti a causa del sonno e gonfi per aver pianto, quindi scesi alla fermata successiva e sbattei le palpebre fin quando la mia vista non divenne limpida.

Sapevo che ci fosse un parco in quelle zone, dunque mi trovai una panchina tutta per me e usai lo zaino come cuscino. Avevo bisogno semplicemente di un'ora di riposo.

I miei occhi si chiusero all'istante, ma mi sembrò fossero passati solo pochi secondi quando la mia sveglia suonò. «Cazzo.» Mormorai, sentendo la schiena scricchiolare quando mi misi a sedere.

Il cielo adesso era ancora più chiaro, il sole si intravedeva da sopra gli edifici e illuminava il cielo con strisce rosa e gialle. Se fosse stato un giorno qualsiasi, avrei scattato una foto e l'avrei mandata a Taehyung. Lui amava quelle cose.

Non mi ero preparato un discorso da fargli, né lo feci mentre camminavo lungo il marciapiede, né quando il mio appartamento entrò nel mio campo visivo. Avevo a malapena pensato a qualcosa da dire quando aprii le porte dell'atrio e feci del mio meglio per muovermi in silenzio. Le persone dormivano ancora alle sei del mattino.

Ero sicuro che anche lui stesse dormendo, a Taehyung non piaceva mai svegliarsi presto.

Il mio appartamento era silenzioso e al buio, dato che le tende erano chiuse. Non andai in camera da letto, ero convinto che avrei pianto se lo avessi visto dormire tranquillamente.

Forse stavo esagerando. Forse no. Il fatto di non saperlo mi preoccupava, dato che avevo sempre la tentazione di pensare al peggio.

Non sapevo quanto tempo ero rimasto seduto sul divano con la testa tra le mani. Il mio corpo aveva bisogno di riposo, ma sapevo che non sarei stato in grado di dormire a causa del ritmo veloce a cui andavano i miei pensieri. Ma non aveva importanza quanto tempo fossi rimasto lì, perché non appena sentii la porta della stanza aprirsi mille brividi mi attraversarono la colonna vertebrale. Non ero pronto.

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora