quarantadue.

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"True love is usually the
most incovenient kind."
- Kiera Cass

Taehyung POV

Giornate monotone e menti impegnate servono ad evitare di sprofondare nei nostri stessi desideri egoisti. Pensavo di star aiutando sia me stesso che lui mantenendo quella distanza tra di noi, ma l'amore che avevo appena realizzato di provare nei confronti di quel ragazzo dimostrava che qualcosa aveva comunque il potere di ferirti anche se non c'erano contatti.

Il pensiero di Jungkook era rimasto nella mia testa per quegli ultimi undici giorni, da quando lo avevo lasciato a singhiozzare nel suo appartamento quella mattina. Avevo scritto chissà quanti messaggi e tentato di avviare chissà quante chiamate, ma non sembravo ancora in grado di capire per quale motivo non fossi riuscito ad inviarli. Più aspettavo, più temevo di sentirlo rispondere al cellulare e sapere che stesse bene. Era egoista da parte mia, ma non volevo che stesse bene. Non volevo che stesse bene senza avermi intorno.

Quel giorno non fu diverso dagli altri. Era un martedì ed ero seduto sul divano di Jimin con il computer accanto a me, un file incompleto era aperto nello schermo e avrei dovuto inviarlo all'azienda di mio padre. La scadenza era tra due settimane, ma avevo sia il tempo sufficiente che il bisogno di occupare le mie giornate.

Jimin era uscito già da un po' per incontrarsi con Yoongi, il quale andava via ogni giorno e quasi ogni notte. Fui sorpreso quando li vidi entrare insieme nel loro appartamento e non era nemmeno mezzogiorno ancora. «Ehi, ragazzi.» Li richiamai dal divano, mettendo in pausa la televisione così che potessero sentirmi più facilmente.

«Ciao, Tae!» Jimin disse allegramente. Si tolse le scarpe in fretta e andò immediatamente in cucina, mentre Yoongi rideva dolcemente per il suo comportamento e sistemava meglio le loro scarpe.

Il più grande seguì il suo ragazzo e infilò qualcosa nel frigorifero. La televisione era ancora in pausa, dunque era facile sentire cosa stessero dicendo, nonostante non fosse mia intenzione ascoltare le loro conversazioni. Avvertii lo stomaco contorcersi quando venne citato il suo nome.

Non ero idiota. Sapevo dove andava Yoongi e dove era andato anche Jimin. Nessuno dei due mi parlava di Jungkook, ma nemmeno io lo avevo menzionato.

Ci fu un sospiro profondo e in seguito silenzio, il mio interesse raggiunse il picco e la preoccupazione cominciò a scorrere nelle mie vene quando la voce di Jimin sussurrò. «Quanto tempo pensi di stare via?»

Qualunque cosa Yoongi stesse dicendo era impossibile da sentire, così mi alzai dal divano per andare in cucina. I suoi occhi incontrarono i miei e si zittì. «Non serve che tu faccia così.» Roteai gli occhi e mi sedetti vicino i banconi. «Come se la sta passando?» Chiesi.

Yoongi mi guardò incerto per un momento, ero più che sicuro che non avesse intenzione di rispondermi, fin quando Jimin non gli rivolse uno sguardo severo e un cenno del capo per invitarlo a continuare.

Il ragazzo dai capelli argentati sospirò e si poggiò contro il bancone. «È stata dura. Ma lui non lo ammetterà.»

Se le circostanze fossero state diverse, probabilmente avrei ridacchiato nel sentire quelle parole. Sapevo quanto Jungkook fosse testardo e quanto si comportasse da moccioso a volte.

Jimin si intromise e cominciò a parlare, non a caso mi aspettavo di ottenere più informazioni da lui. «Sembra che Jungkook voglia stare meglio e sta facendo tutto ciò che serve per ritornare pulito, ma al tempo stesso...» Fece una pausa e cercai di non pensare alla sua espressione e alle sue lacrime quando avevo chiuso quella porta.

«Sembra semplicemente abbattuto, come se volesse dire "ma a cosa serve tutto questo?"» Jimin concluse.

Seguì un momento di silenzio, non sapevo cosa dire. Mi sentivo in colpa per tutto, soprattutto per non essere andato da lui nemmeno una volta mentre lottava per rimettere in ordine la sua vita.

«Avevo intenzione di fargli fare una vacanza.» Yoongi disse per spezzare il silenzio.

Sollevai la testa di colpo. «Cosa?»

Yoongi teneva le braccia incrociate e gli occhi incollati su di me. «Ha bisogno di una pausa, rimanere qui mentre gestisce tutti questi sintomi d'astinenza non è salutare per la sua mente.»

Avvertii il petto restringersi e aggrottai le sopracciglia. «Perché pensi di sapere cosa sia meglio per lui?» Jimin alternava il suo sguardo tra noi due e la sua mano si poggiò sui miei pugni stretti sotto il bancone. Me la strinse, ma lo ignorai.

«Chi è che sta facendo di tutto per farlo stare meglio dopo che tu te ne sei andato?» Yoongi controbatté.

Il mio battito accelerò a causa della frustrazione e le mie guance si scaldarono, un po' per la rabbia e un po' per il senso di colpa, perché ciò che aveva detto era in parte vero, ma non riuscivo ad ammetterlo a me stesso. «Ora basta, stronzo.»

Yoongi si allontanò dal bancone e fece per parlare, ma un Jimin arrabbiato ci fermò entrambi. «Chiudete il becco!» Al suo sfogo seguì un momento di silenzio, il petto del biondo era ansimante. «È della salute di Jungkook che stiamo parlando, non ho intenzione di lasciare che voi trasformiate questa questione in una diatriba per il vostro piacere personale di chi fa meglio cosa!» Jimin urlò.

Andò via arrabbiato e si udì una porta sbattere subito dopo, il che spinse Yoongi a seguire il suo ragazzo. Rimasi da solo in cucina e improvvisamente non avevo più interesse nel restare lì.

Non passò molto tempo prima che uscii dal loro appartamento per recarmi nel mio, vuoto. C'era della posta impilata nella cassetta e metà panino ammuffito che avevo lasciato sul bancone l'ultima volta che ero stato lì, ovvero prima di chiudermi nell'appartamento di Jimin.

Magari era arrivato il mio turno di fare le pulizie. Fu ciò che feci per un paio di ore, concentrandomi sui pavimenti e le lenzuola del letto, mentre avevo lasciato le finestre aperte per far entrare un po' d'aria fresca.

Sentii il cellulare vibrare sul comò solo quando il sole era ormai scomparso sotto l'orizzonte e stavo finalmente indossando una maglia pulita. Gli occhi avevano cominciato a bruciarmi a causa del sonno e solo allora notai fosse quasi mezzanotte.

Il nome che apparve nel mio schermo mi fece contorcere lo stomaco e il cuore cominciò a palpitare. Era l'ultima persona che mi aspettavo di poter sentire e di certo non era una chiamata di scuse da parte di Yoongi.

Le mani mi tremavano quando lasciai scivolare il pollice sullo schermo per rispondere alla chiamata. Probabilmente trattenni il fiato mentre ero in attesa di sentire la sua voce dopo così tanto tempo.

«Taehyung?» La sua voce era roca e impregnata di dolore quando parlò. Il mio nervosismo venne sostituito dalla preoccupazione e mi sedetti sul letto mentre ascoltavo la voce del mio ragazzo.

«Jungkook, cosa succede? Dove sei?» Avevo così tante domande in testa e sembrava volessero uscire tutte in una volta.

Sentii un colpo di tosse dall'altra parte della linea e quando parlò sembrava stesse ansimando. «Apri la porta, per favore.»

Mi si spezzò il cuore e la gola mi divenne secca. Mi alzai talmente in fretta per raggiungere la porta che non mi resi conto di non essermi preparato a sufficienza per ritrovarmi davanti il ragazzo di cui avevo sentito così tanto la mancanza.




beh, son curiosa di sapere: qualcuno ha ipotesi al riguardo?

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora