ventisette.

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"There were hints and intimations
of the shape of things to come."
- Dexter Palmer

Taehyung POV

Lo sapevo. Ero a conoscenza di un'inevitabile caduta che non avrebbe ferito solo me. Si trattava di quell'avventato e coraggioso bisogno di provare a fare in modo che le cose non andassero a finire nel modo in cui erano destinate a finire, quel bisogno di nuotare verso le profondità più lontane di una bugia il cui risultato sarebbe stato comunque annegare e trascinare anche lui con me.

Consapevole di ciò, decisi di mettere quei pensieri da parte, continuando a salire le scale per aprire la porta del suo appartamento.

«Dove sei andato?» Jungkook mi chiese non appena entrai. I suoi occhi erano ancora gonfi per il sonno e le coperte erano disordinate all'altezza dei suoi fianchi.

Poggiai la busta sul bancone della cucina e cominciai a tirarne fuori il contenuto. «A prendere la colazione, non volevo ancora svegliarti.»

Annuì semplicemente con gli occhi che già gli si stavano chiudendo di nuovo. «Okay.» Mormorò.

Quella vista era a dir poco adorabile, qualcosa che avrei voluto vedere più spesso ogni mattina. Sorrisi dolcemente e afferrai le posate e la busta prima di avvicinarmi al divano. «Spostati, piccolo.» Chiesi a voce bassa.

Jungkook annuì e si spinse più in là sul divano, facendomi spazio. Abbracciò un cuscino e si strofinò gli occhi subito dopo.

Tirai fuori la sua porzione di salsiccia, riso e uova all'interno di una contenitore in polistirolo. «Che buon odore.» Disse, aprendo finalmente gli occhi e sbattendo le palpebre. Gli porsi la ciotola con un sorriso e lui mormorò un ringraziamento prima di prendere dei piccoli morsi.

Presi la mia porzione e cominciai a mangiare, mentre Jungkook aveva fatto una piccola pausa per mettere su uno di quei cartoni che guardava di solito. Si trattava dello stesso che stava guardando la sera scorsa, nel bel mezzo del quale si era addormentato.

«Dovremmo fare qualcosa insieme dopo.» Disse Jungkook, sporgendosi in avanti per poggiare il contenitore in polistirolo sul tavolino. Il blocchetto era sparito.

Anziché approfittare dell'occasione per trascorrere del tempo con lui, non potei fare a meno di avvertire il peso del mio cellulare in tasca e di tutti quei messaggi. «Stasera non posso, sono impegnato.»

L'entusiasmo scomparve dal suo viso e mise su un piccolo broncio. «Devi andare per forza?»

Poggiai l'intera busta sul tavolino e gli afferrai delicatamente il polso per trascinarmi Jungkook sulle cosce. Ovviamente lui si mosse in fretta e senza alcuna esitazione, gli circondai il bacino con le braccia subito dopo. «Preferirei stare con te, lo sai.» Sussurrai dolcemente contro la sua guancia, lasciandoci poi un bacio sopra.

Jungkook annuì. «Ci mancherebbe.»

Abbozzai un sorriso e gli diedi un colpetto sulla coscia. «Da domani sono tutto tuo e possiamo fare qualsiasi cosa tu voglia.»

La mia frase sembrò avere un bel suono alle sue orecchie e annuì, scendendo dalle mie gambe per prendere la busta vuota e gettarla.

«Allora vado.» Dissi controvoglia, ma Jungkook afferrò il mio cappotto e me lo porse con un sorriso.

«Ci sentiamo dopo.» Annuii e lo guardai aprire la porta. «Adesso vai.» Jungkook sorrise.

Prima di andarmene lo afferrai nuovamente per il polso, trascinandolo più vicino e avvertendo lo stomaco fare le capriole nel notare che non aveva distolto lo sguardo dai miei occhi e che quel piccolo sorriso non aveva vacillato. «Non credi di star dimenticando qualcosa?» Gli chiesi, il divertimento era evidente nella mia voce mentre lasciavo scorrere le dita lungo i suoi fianchi.

Jungkook mormorò lievemente e inclinò il capo verso l'alto quanto bastava per premere le sue labbra contro le mie in un dolce bacio. La mia presa intorno ai suoi fianchi si rafforzò ulteriormente, ma lui si allontanò troppo presto. «Te ne darò di più dopo.» Sussurrò contro la mia bocca, ad ogni sillaba le nostre labbra si sfioravano delicatamente.

«Non vedo l'ora.» Feci un passo indietro prima di decidere finalmente di andarmene. Si udì solo la porta chiudersi silenziosamente senza alcun rumore di chiavi e i miei passi lungo il corridoio.

Anche il tragitto verso casa mia fu altrettanto tranquillo, fatta eccezione per la vibrazione costante del mio telefono invaso da messaggi. Per un momento desiderai poterlo lanciare dal finestrino dell'auto per farlo finire in mezzo al traffico, se solo non fosse stato per il messaggio di Jimin, che mi aveva mandato il suo indirizzo e ne avevo bisogno per non perdermi.

Con una veloce occhiata da sopra la spalla controllai per assicurarmi che il mio zaino fosse nei sedili posteriori e che il mio completo fosse appeso per evitare la formazione di pieghe. Quel giorno era arrivato, mi bastava solo superarlo e non avrei più avuto nulla di cui preoccuparmi.

«Ehi Jimin.» Dissi non appena il ragazzo biondo rispose alla mia chiamata. «Arriverò più o meno tra un'ora, avevo intenzione di prendere qualcosa da mangiare per noi visto che il catering del matrimonio fa schifo, dunque ci conviene mangiare prima.»

«Okay, ci sto. Sono a casa, vieni quando vuoi.» La sua voce era ovattata attraverso l'altoparlante, sembrava come se stesse già mangiando delle merendine al suo solito.

Chiuse la chiamata dopo aver detto cosa desiderava mangiare e avermi dato delle indicazioni per alcuni fast food e, infine, nuovamente per casa sua. Quando arrivai sotto casa sua, la mia macchina aveva l'odore di un disgustoso mix tra il grasso dei panini e il mio profumo.

«Questa sì che è una bella accoglienza.» Jimin sorrise quando aprì la porta del suo appartamento. Piuttosto che salutarmi in maniera decente, prese il cibo e andò via.

«Anche per me è un piacere vederti, Jimin.» Chiusi la porta e mi sfilai le scarpe, trascinando dentro i miei vestiti e lo zaino senza ricevere alcun aiuto.

Il mio amico scrollò le spalle e si sedette su uno degli sgabelli al tavolo da colazione. «Ci siamo visti ieri, non è poi passato così tanto tempo.»

«Vero.» Mi arresi, troppo stanco per discutere su qualcosa di così insignificante. «Dobbiamo andarcene alle quattro e mezza, così da arrivare in tempo per le foto prima della vera e propria cerimonia alle cinque.» Lo informai.

Jimin semplicemente sollevò un pollice, dato che aveva la bocca piena di un boccone di carne. «Jungkook solitamente ha una lezione il venerdì alle cinque e subito dopo va in libreria. Sarà occupato quindi non dovrò sentirmi in colpa per non averlo coinvolto.»

L'aver menzionato Jungkook mi mandò lo stomaco in quel solito vortice di sensi di colpa. L'ultima cosa di cui avevo bisogno era un messaggio dolce o una chiamata da parte sua per augurarmi una buonanotte o qualcosa del genere, perché non avrebbe fatto altro che farmi sentire peggio. «Bene.»

«Mangia, Tae. Andrà bene.» Jimin sorrise verso di me e tirò fuori un altro panino per me, ma quel sorriso non aveva contagiato anche i suoi occhi e potevo addirittura avvertire il suo nervosismo e il suo cattivo umore riguardo la situazione.

Non era altro che un riflesso di me stesso. All'inizio era stato semplice, non avevo alcun legame con Jungkook, dunque era stato facile non coinvolgerlo e chiedere a Jimin di mentire riguardo i suoi piani. Ma adesso era diventata una cosa seria, avevo conosciuto meglio quel ragazzo che chiudeva il mondo al di fuori di sé prima che qualcuno potesse giudicare quello che lui aveva dovuto passare. Un mondo che aveva bloccato al di fuori proprio per tenere a distanza persone che mentivano e lo facevano soffrire di proposito. Esattamente ciò che stavo facendo io.

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora