quarantuno.

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"Being alone nver felt right.
Sometimes it felt good but it
never felt right."
- Charles Bukowski

Jungkook POV

Alcune giornate erano migliori di altre. Quelle buone si verificavano quando Yoongi portava del buon cibo e riuscivo a mandarlo giù senza dover svuotare tutti i contenitori in bagno non appena se ne fosse andato. Le brutte giornate, invece, erano come quella di ieri, quando mi capitava di realizzare improvvisamente lo stato in cui mi ero ridotto e riuscivo a vedere quanti passi in avanti dovessi ancora fare e ad avvertivo la pesantezza del dubbio nel mio stomaco. Non sarei riuscito a raggiungere il mio obiettivo.

La strada era troppo lunga e non c'erano scorciatoie. E Yoongi stava disperatamente cercando di stringermi la mano e tenermi la testa a galla. Forse quella era l'unica cosa a mio vantaggio, di certo non avevo fiducia in me stesso.

Era entrato un minuto fa con un bicchiere d'acqua e lo avevo ringraziato. «Figurati, Kook.» Mi rispondeva sempre così.

Mi alzai dal letto e andai a prendere le mie medicine in bagno. Yoongi e Jimin erano usciti e mi avevano comprato alcune cose, "regali di incoraggiamento per affrontare questo percorso di ripresa", avevano detto. Uno di questi era stato un piccolo contenitore rosa per pillole, in cui vi era un'etichetta con una sezione per ogni giorno della settimana.

Aprii il coperchio del martedì e mandai giù la pillola rosa e, subito dopo, una bianca. Senza sollevare lo sguardo verso il mio riflesso, poggiai nuovamente il contenitore sulla mensola e uscii dal bagno. Sapevo quale era il mio aspetto, non avevo bisogno di vedere il cipiglio permanente sul mio volto e le occhiaie sempre più intense.

Voci ovattate provenivano da fuori la mia camera da letto, così realizzai che ci fosse anche Jimin. Lui e Yoongi erano stati gli unici a venire da me durante quell'ultima settimana.

«Buongiorno!» Jimin disse allegramente non appena feci il mio ingresso in cucina. Yoongi stava preparando la colazione in due piatti, lasciandone scivolare uno verso il suo ragazzo.

Feci un piccolo sorriso e mi sedetti sullo sgabello libero accanto a lui. «Buongiorno, hyung.»

Senza parlare, Yoongi mi porse un piatto e avvertii lo stomaco annodarsi. Mi rivolse un'occhiata, ma io continuai a tenere lo sguardo sul cibo. «Grazie, hyung.»

Jimin cominciò a mangiare la sua piccola porzione di riso e fagioli, ovviamente di lato aveva anche la sua frutta a pezzi. Stava farfugliando riguardo qualcosa che solitamente avrei ascoltato con più interesse, ma tutto ciò a cui riuscivo a pensare era il sudore che aveva cominciato a formarsi sulla mia nuca e il mal di testa che si stava facendo strada verso le mie tempie.

«Vado a farmi la doccia.» Mormorai. Il cibo nel mio piatto era stato a malapena toccato quando mi alzai e ritornai nella mia stanza.

Il rumore della porta che si chiudeva a chiave fu basso, ma i miei passi che si allontanavano dal bagno furono ancora più silenziosi. Aprii il cassetto del mio comodino e ne vidi il pietoso contenuto: un fazzoletto usato e un paio di auricolari rotti. Erano queste le brutte giornate, quelle in cui desideravo non aver lasciato che Yoongi prendesse e gettasse tutto.

Ero seduto sul bordo del letto. Mi passai le mani tremanti tra i capelli e mi tirai le radici. I flashback erano persistenti a volte, soprattutto la notte quando non riuscivo a dormire e ricordavo chiaramente cosa si provasse a sentirsi in quella maniera - la semplicità di una mente priva di stress e dolori strazianti. La rivolevo indietro. Volevo sentirmi nuovamente in quel modo.

Ma sapevo che non mi era possibile. Ne ero consapevole e ciò incrementava il mio mal di testa e la nausea nello stomaco. Con i denti mi mordicchiai il labbro, sentivo il bisogno di vomitare ogni qualvolta mi sfiorasse il pensiero di chiedere aiuto. Avrei voluto ringraziare chiunque fosse venuto a cercarmi nell'istante in cui la maniglia della porta tremò sotto la presa di qualcuno. Subito dopo la porta venne aperta con un click.

«Jungkook?» La sua voce era leggermente preoccupata ed io sollevai lo sguardo verso il mio amico con un sorriso forzato sul volto. «Come sta andando la doccia?» Yoongi chiese, un accenno di scherzo nel suo tono, ma nel resto prevaleva la consapevolezza di conoscere la verità.

Incrociai le dita e le tenni saldamente sulle mie cosce. «Non sta andando.»

«Bene, allora sbrigati se vuoi fartela.» Disse, aprendo del tutto la porta della camera. «Hobi verrà tra un'ora per portarti al bar e in libreria, hai bisogno di uscire un po'.»

Annuii e rimasi seduto sul letto. Avvertivo ancora un debole sapore di sangue sulla mia lingua per essermi morso il labbro.

Yoongi stava per andarsene, ma la sua mano rimase sulla maniglia e i suoi occhi su di me. «Lasciala aperta, okay? Non c'è più bisogno di chiudere le porte.»

Odiavo indossare vestiti che non fossero le mie tute o le mie magliette oversize con dei buchi. Odiavo andare in cucina e sentire le loro voci affievolirsi al mio arrivo, perché sapevo stessero parlando di me. Odiavo i loro sguardi e il modo in cui mi trattavano come se fossi un bambino, sempre bisognoso di essere tenuto sotto controllo e allontanato dal fare qualcosa di stupido. Un groppo mi si formava in gola e la sensazione di disprezzo verso me stesso si piantava nel mio petto.

«Ehi, Kookie.» Jimin sorrise. Il suo sorriso mi era sembrato più triste ultimamente. Mi chiesi che aspetto avrebbe avuto il mio.

Andai ad afferrare le mie scarpe e mormorai un saluto sotto voce mentre mi infilavo gli anfibi. «Quando viene Hobi hyung?» Chiesi.

Si sentì bussare alla porta subito dopo e quella fu la risposta alla mia domanda. Aprii la porta per rivelare un Hoseok sorridente con le mani infilate nelle tasche dei suoi jeans. «Il piccolo Jungkookie può venire a giocare?» Indirizzò la sua domanda a uno Yoongi stanco dietro di me, come se stesse chiedendo a mio padre se potessi uscire di casa. Avvertii le labbra sollevarsi davvero in un piccolo sorriso.

«Riportalo in tempo per cena o dagli tu da mangiare.» Disse Yoongi. «E tieni.» Mi lanciò il mio cellulare dal bancone e lo ringraziai.

Lo schermo mostrava solo un messaggio, una semplice frase da parte da mia madre e un altro sorriso si formò grazie al suo adorabile messaggio del buongiorno. Ormai non mi aspettavo di ricevere messaggi da nessun altro.

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora