cinquanta.

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"You feel more like home to
me than any place I've been."
- Angelia N. Blount

Jungkook POV

Fu più difficile di quanto pensassi. I suoi occhi costantemente fissi sulla mia figura in movimento facevano fare le capriole al mio stomaco e accaldare le guance, ma la colpa di quella sfumatura di rosa sui miei zigomi poteva essere facilmente attribuita alle ore trascorse a ballare energicamente.

«Devi smetterla.» Mormorai, il petto che s'alzava ed abbassava per riprendere fiato. Anche gli studenti erano senza fiato, seduti sul pavimento freddo della sala mentre i loro amici andavano a prendere delle bottigliette d'acqua per loro. Taehyung si girò con la sedia, le dita giocavano con il cavo che collegava il mio cellulare all'impianto audio, sbattendo le palpebre verso di me con fare innocente.

«Smettere di fare cosa?» Chiese, porgendomi la bottiglia d'acqua.

Mi limitai a scuotere il capo e svuotai quasi l'intera bottiglia in un unico sorso, lasciando Taehyung a giocare con il suo cellulare. «Quanto manca?» Chiese annoiato.

Dopo aver dato un veloce sguardo all'orologio appeso al muro, scrollai le spalle e gettai la bottiglia nel piccolo cestino accanto la cassa, ma colpì il bordo e cadde sul pavimento accanto il cestino. «Forse venti minuti.» Aggrottai la fronte.

«Cazzo, finalmente.» Taehyung festeggiò silenziosamente, girando con la sedia e bloccandosi a causa delle sue gambe lunghe, ma riprendendo poi a spingere la sedia in tondo.

Rotei gli occhi al suo comportamento, ma sorrisi ugualmente, la natura infantile di alcune sue azioni era sempre divertente. Soprattutto le occhiate furtive che rivolgeva continuamente a Kino, convinto che non me ne accorgessi. «Pensa a cosa vuoi mangiare per cena, piccolo.» Dissi, le guance del ragazzo più grande si colorarono di rosa e nascose quella leggera sfumatura annuendo e girando con la sedia.

La lezione procedette velocemente, gli studenti erano riusciti a imparare perfettamente gli ultimi passi e se ne erano andati senza troppe domande riguardo la coreografia su cui stavamo lavorando. «La prossima volta porterò il mio computer, Jungkookie. Penso che potrebbe essere utile sia per la nomina della studio, sia per la tua.» Una ragazza che partecipava a tutte le mie lezioni quasi ogni volta mi sorrise. I capelli neri erano tagliati in un caschetto proprio sotto le orecchie e oscillavano quando camminava, le sue labbra rosa erano stirate in un sorriso sicuro mentre parlava di pubblicare video delle nostre coreografie su internet così che più persone potessero vederle. L'idea era allettante.

Cercai di darle una risposta e declinare gentilmente l'offerta, avevo già le mie idee con Jimin riguardo il nostro progetto sul far crescere lo studio, ma non mi lasciò finire.

«Oppure posso mandarti un messaggio e possiamo incontrarci...» Miyeon cominciò, tirando fuori il cellulare. Non c'era più nessuno nella sala, dato che erano usciti tutti ed ero rimasto da solo con lei, fin quando una mano determinata non si poggiò sulla mia schiena.

«È impegnato tutti i giorni a partire da oggi.» La sua voce profonda fu facile da riconoscere, ormai familiare tanto quanto le sue mani che toccavano il mio corpo. Taehyung sorrise alla ragazza che mi aveva fatto quella proposta e si avvicinò maggiormente al mio fianco. «Abbiamo dei piani per la serata, non è vero Jungkookie?» Disse, rivolgendomi un'occhiata pungente.

Annuii e sorrisi divertito al mio ragazzo. «Certo che sì, Tae. Perché non mi vai a prendere lo zaino mentre finisco di parlare?»

Quel bel sorriso abbandonò il suo viso e Taehyung assottigliò gli occhi in una maniera che in qualche modo sembrava scherzosa, ma che comunque esprimeva una genuina irritazione. «Prenditelo da solo il tuo zaino di merda, ragazzino.»

Gettai il capo all'indietro insieme ad una fragorosa risata e Taehyung mi spintonò con un broncio sulle labbra. C'era silenzio e la mia risata echeggiò rumorosamente nello studio, ma non mi dispiacque più di tanto mentre guardavo la sua faccia combattere contro un sorriso per reprimerlo. Miyeon sembrava più che confusa ed era rimasta lì in piedi a guardarci. «Ci vediamo alla prossima lezione.» Riuscii a dire, ridacchiando subito dopo.

Taehyung era uscito e si trovava davanti la porta con le braccia incrociate con fare da testardo. Fu una sorpresa vederlo fare un cenno col capo a Miyeon per augurarle una buona giornata quando se ne andò.

«Volevo spaccarti il culo.» Mormorò dopo che presi il mio zaino e me lo misi in spalla per raggiungerlo accanto la porta.

Trovai divertente ciò che aveva detto, il che mi spinse a pizzicargli il bicipite e sentirlo squittire. «Con quei muscoli? Non credo proprio, tesoro.» Ridacchiai.

Continuò a lamentarsi per tutto il tragitto, fuori dallo sudio e lungo il marcipiaede e persino dentro il supermercato. Alla fine le sue lamentele si trasformarono in sproloqui senza senso riguardo qualsiasi cosa gli passasse per la testa, sia che si trattasse di quelle scarpe per bambini che si illuminavano e che desiderava aver avuto quando era piccolo, sia che si trattasse dei prodotti sugli scaffali del supermercato. Finii con il comprare le verdure e la carne, immaginando che avesse del ramen a casa per la cena, dunque non era necessario prenderlo.

Taehyung si fermò solo quando ritornammo all'edificio del suo apparamento e camminammo lungo il corridoio per raggiungere la sua porta. Le mie braccia stringevano le buste della spesa mentre lui portava il mio zaino sulle spalle, aveva detto che gli piaceva il profumo della mia colonia su di esso. «È Jimin.» Sospirò dopo aver recuperato il cellulare dalla tasca dei suoi jeans attillati.

Notai stesse faticando nel cercare di tenere una busta e rispondere al cellulare al tempo stesso, dunque afferrai le chiavi del suo appartamento. «Apro la porta.» Sussurrai e lui mi rivolse un sorriso di ringraziamento prima di rispondere alla chiamata.

«Ehi, Jimin.» Disse. «Siamo proprio qui fuori-» Cominciò a parlare ma si fermò bruscamente. «Aspetta, cosa?» Taehyung disse, sembrava non aver capito ciò che gli era appena stato detto.

Non avevo prestato granché attenzione a ciò che stava dicendo, mi ero occupato di aprire la porta di quell'appartamento semi familiare. Improvvisamente il mio ragazzo chiamò il mio nome in un urlo sussurrato. «Jungkook, aspetta!»

Dire che era stato preso alla sprovvista sarebbe stato un eufemismo. Qualcuno che chiama il tuo nome così all'improvviso era già abbastanza allarmante, ma vedere una coppia di mezza età di fronte a un Jimin con gli occhi sgranati fu ancora più preoccupante. «Ohh, ciao?» Fu l'unica cosa che riuscii a pensare, dato che nessuno si era mosso per dire o fare qualsiasi altra cosa. Avevo ancora le braccia occupate con le buste e guardavo la coppia che mi stava di fronte con una leggera confusione.

La donna era alta e dall'apparenza piuttosto formale, considerata la camicetta color pastello ben stirata infilata dentro una gonna nera a matita e che si abbinava ai tacchi bassi che indossava. I suoi capelli neri erano lisci e appuntati, rivelando così un paio di sopracciglia accentuate e aggrottate in segno di disapprovazione nei confronti di tuttò ciò che la circondava. Sembrava una versione molto più matura della sorella di Taehyung. L'uomo accanto a lei era chiaramente suo marito, ma sembrava molto meno dominante per via del suo atteggiamento represso e del suo sguardo meno intimidatorio.

«Che ci fate qui?» Taehyung finalmente parlò da dietro di me. La porta si chiuse silenziosamente non appena entrò nel suo appartamento e mi superò sfiorandomi. «Non avete chiamato.» Disse.

Le mia dita cominciarono a far male a causa delle buste di plastica che, appesantite dal cibo che avevamo comprato, mi tagliavano la pelle. Così mi scusai a bassa voce e andai in cucina, seguito da un Jimin silenzioso.

«Non ho bisogno di chiamare, sono tua madre.» Disse la donna, confermando le mie ipotesi. Avevo immaginato fossero i genitori di Taehyung.

E, a giudicare dal tono negativo della sua espressione, non sembrava fosse una visita felice.

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora