quarantacinque.

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"Let us dance in the sun,
wearing wild flowers in our hair."
- Susan Polis Schutz

Jungkook POV

Il sole splendeva vigorosamente in salotto quando abbandonai il mio letto vuoto, la luminosità di quella stanza era un totale cambiamento rispetto al recente buio e alle tende chiuse che solitamente nascondevano quel posto.

Se non fosse stato per il profumo di cibo cucinato, avrei pensato che se ne fosse andato nel bel mezzo della notte. Avevo provato una sensazione di paura quando mi ero svegliato senza trovare nessuno accanto a me. Abituarsi a qualcosa che si desidera davvero richiede un attimo, ma ci vuole solo un secondo per realizzare che non vuoi perdere quella cosa per nulla al mondo.

Forse fu dovuto al fatto che fossi ancora assonnato, o forse perché stava indossando soltanto dei pantaloncini, ma qualcosa probabilmente si era impossessata di me e mi aveva spinto a raggiungere l'altro ragazzo da dietro e lasciare scivolare le mie braccia attorno al suo bacino. Con il petto premuto contro la sua schiena nuda, lasciai che le mie labbra posassero un leggero bacio sotto il suo orecchio. «Buongiorno, piccolo.»

Taehyung tremò tra le mie braccia e ghignai soddisfatto contro la sua pelle calda. «Che buon profumo.» Continuai, sbirciando da sopra la sua spalla per vedere quel mix di uova strapazzate, verdure e spezie rosolate.

Le mie dita continuarono a tracciare forme immaginarie nel fondo della sua schiena mentre lui finiva di preparare la colazione. «Devi cominciare a mangiare di più, Kook.» Disse Taehyung, dividendo il cibo su due piatti, uno dalle quantità chiaramente superiori rispetto all'altro.

Mi allungai per prendere la porzione più piccola, avvertendo gli occhi scuri del ragazzo più grandi fissi sul mio viso. «Smettila di fissarmi.» Mormorai.

Taehyung roteò gli occhi e spinse l'altro piatto verso di me, togliendomi dalle mani quello che avevo preso e avvicinandosi al tavolo. Sbuffai come un bambino e camminai a passi pesanti dietro di lui con la mia colazione tra le mani. Il pensiero di provare a mandare giù anche solo un piccolo boccone mi aveva già dato la nausea, facendomi ricordare delle poche volte, con Yoongi, in cui ero finito in bagno con le lacrime agli occhi e la gola infuocata per aver rigettato il pranzo nel gabinetto.

Non sapevo quando tutto ciò sarebbe finito, quando sarebbero scomparsi tutti quei sintomi dovuti alla lontananza dalle cose che mi facevano stare bene ma che, al tempo stesso, rischiavano di uccidermi lentamente.

Taehyung stava già mangiando la sua porzione, rivolgendomi delle occhiate ogni tanto, fin quando la mia mancanza di movimenti non sembrò infastidirlo. Il suono della sua forchetta contro il piatto fu rumoroso se paragonato al silenzio che regnava in quella stanza. Sospirò. «Jungkook, per favore, cerca di mangiare un po'.»

Non volevo mangiare, ma ancora meno volevo deludere Taehyung. Dunque raccolsi un piccolo boccone e cercai di non vomitare quando mi toccò la lingua. Sentii la sua mano poggiarsi sulla mia coscia e stringerla leggermente.

Svuotò il suo piatto prima ancora che potessi mangiare metà della mia porzione, ma non mi mise fretta né mi spinse a prendere bocconi più grandi. Taehyung lasciò la mano sulla mia coscia e ogni tanto me la stringeva o accarezzava con il pollice.

«Voglio portarti fuori oggi.» Parlò con quella sua solita voce profonda che non si risparmiava mai dal mandarmi mille brividi lungo la colonna vertebrale. E il fatto che fosse ancora a torso nudo non era d'aiuto alla mia immaginazione.

Mormorai lievemente e mi alzai dalla sedia solo per portare una gamba su di lui e sedermi comodamente a cavalcioni sulle sue cosce e riposare le mani sulla sua nuca. Taehyung si pietrificò per un istante e le sue mani mi sfiorarono i fianchi. «Non fare il timido.» Roteai gli occhi.

Anche il ragazzo più grande roteò gli occhi ancora una volta e posizionò le sue bellissime mani sui miei fianchi. «Non fare il moccioso.» Controbatté Taehyung.

Scrollai le spalle e mi sporsi verso il ragazzo con i capelli color miele, le radici scure stavano già crescendo, mostrando il suo colore naturale. Le mie labbra sfiorarono le sue per un breve momento, solo per spostarsi e lasciargli un bacio sulla mandibola, vicino l'orecchio. Sentii le sue mani stringersi intorno ai miei fianchi e, mentre mi muovevo sul suo bacino, fui contento del fatto che stesse indossando la tuta. «Dove andiamo, Taehyungie?» Fu un sussurro contro il suo lobo, il mio respiro caldo contro la sua pelle esposta e dita che tiravano gentilmente i suoi capelli.

«Dovresti mangiare un po' di più.» Disse Taehyung.

Mi allontanai dal suo collo e smisi bruscamente di baciarlo dopo non aver ricevuto alcuna risposta simile a ciò che mi aspettavo. Le mie braccia erano poggiate mollemente sulle sue spalle e abbassai lo sguardo verso i suoi pollici che mi tracciavano gentilmente le ossa dei fianchi sporgenti, le quali si notavano anche da sotto la maglia larga che mi fasciava il busto. Il mio stomaco si contorse e mi sollevai dalle sue cosce con gambe tremanti. «V-Vado a cambiarmi.» Mormorai prima di ritornare nella mia stanza, consapevole del suo sguardo fisso sulla mia schiena.

Lentamente indossai un paio di jeans attillati e mi accigliai quando vidi il mio riflesso nello specchio. Le occhiaie erano ancora visibili e il livido sopra il mio zigomo non migliorava la situazione. Il labbro spaccato aveva un aspetto migliore, adesso che era stato ripulito dal sangue ed aveva cominciato a guarire. Ma non fu nessuna di queste cose a lasciarmi deluso, fu piuttosto la familiarità del ragazzo nel riflesso. L'aspetto disperato e triste raffigurava con precisione chi realmente risiedeva dentro di me, soffocato e nascosto dalle medicine. Era stato tenuto al buio, ma i mostri volevano che uscisse a giocare.

Peccato che ci fosse qualcosa più forte di qualsiasi medicina o presenza inquietante nella mia mente. Era in piedi accanto la porta, le braccia incrociate sul petto nudo e i denti bianchi in mostra per il sorriso. «Penso che tu sia comunque bellissimo.» Taehyung disse.

Con ampie falcate raggiunse il mio fianco e mi lasciò un bacio sulla guancia prima di avvicinarsi all'armadio e scegliere una maglietta per me ed una per se stesso.

Era quasi mezzogiorno quando entrammo nella sua auto, diretti verso un piccolo bar e una familiare libreria messi insieme. Taehyung tenne la mano sulla mia coscia per tutto il tragitto, mentre io cambiavo la stazione radio ogni cinque secondi e lui tentava di non infastidirsi ad ogni improvvisa interruzione.

Non mi ero accorto di quanto mi fosse mancato andare al bar. Hoseok hyung mi ci aveva portato proprio il giorno precedente e mi aveva preso il tè che mi piaceva, ma non era la stessa cosa di entrare e vedere il mio migliore amico biondo seduto su uno dei divanetti in un angolo in fondo e con un libro tra le mani. Teneva gli occhi fissi sulle parole e ogni tanto sorseggiava la sua bevanda.

La campanella suonò quando aprii la porta, continuando a tenere gli occhi sul ragazzo concentrato in fondo. Jimin sollevò la testa a quel suono e si illuminò quando mi riconobbe. «Kookie!» Urlò senza preoccuparsi degli altri clienti e del loro momento di svago. E di certo non importava nemmeno a me. Le mie labbra si allungarono in un grande sorriso e le mie braccia accolsero l'altro ragazzo in un forte abbraccio quando mi raggiunse correndo.

Jimin fu il primo ad allontanarsi e poggiare le mani sulle mie guance. «Hai un aspetto di merda.» Ridacchiò, ma era chiara la preoccupazione nei suoi occhi.

«Anche tu.» Scherzai di rimando. Lasciai scivolare le braccia dalla sua figura e sentii una mano calda poggiarsi sul fondo della mia schiena, per niente sorpreso di vedere Taehyung sorridere accanto a me.

Il ragazzo biondo prese la mia mano e mi trascinò verso il divano. «Oh, e ciao Tae!» Si ricordò con un sorriso, salutando l'altro ragazzo con la mano e strattonandomi per farmi sedere sul divano.

Taehyung si sedette di fronte a noi su una sedia e tirò fuori il suo cellulare. Jimin continuò a parlare dello studio e del libro che stava leggendo, mi chiese come me la stavo passando. Stare lontani per un paio di settimane era quasi illegale per noi che prima trascorrevamo ogni giorno insieme. Risi e parlai con il mio migliore amico, sentendomi ancora meglio ogni volta che guardavo il ragazzo con i capelli color miele e lo vedevo sorridere sinceramente. Un leggero rossore si espanse sulle mie guance quando si accorse del mio sguardo.

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora