"There's an ocean of silence
between us, and I'm drowning in it."
- Ranata SuzukiJungkook POV
C'era troppo silenzio. La finestra aperta che lasciava entrare il freddo dell'aria notturna e il suono del traffico non erano sufficienti a soffocare i miei stessi pensieri. Tirarmi continuamente i capelli non era abbastanza per distrarmi dagli infiniti tentativi di capire cosa avessi fatto di sbagliato.
Sapevo che ci stavo pensando troppo. Non avevo alcun diritto di essere così turbato. Ma ero semplicemente imbarazzato, perché avevo sempre ricercato la sua attenzione per paura di rimanere da solo e lui invece stava facendo l'esatto contrario, allontanandosi tramite delle bugie.
Avrei semplicemente dovuto dormire, cercare di calmarmi e non tormentarmi ulteriormente, ma era troppo tardi e avevo perso il controllo.
Lo scorrere del tempo era diventato confuso, non sapevo più cosa avessi lanciato per prima cosa nella speranza di alleviare quel senso di frustrazione. Forse i libri, erano i più vicini. Ma il suono del vetro che si frantumava in mille pezzi mi fece uscire da quello stato di trance indotto dalla rabbia. La cornice che prima tanto ammiravo adesso giaceva rotta accanto la porta.
Dovevo uscire, trovare un modo per distrarmi. Non rimasi altro tempo all'interno del mio appartamento, afferrai ciò di cui avevo bisogno prima di infilare tutto all'interno dello zaino e chiudermi la porta alle spalle con forza, non m'importava dei vicini. Il mio cellulare era rimasto sul divano, non vi erano chiamate o messaggi da parte sua e sentii il dolore al petto aumentare dopo aver pensato che avrebbe almeno potuto provare a seguirmi.
Ogni cosa ritornerà al suo posto entro domani mattina.
Fu ciò che mi dissi mentre camminavo lungo il marciapiede deserto. Nessuno era in giro a quell'ora tarda, soprattutto in quelle zone lontane dal centro della città. Le luci intense erano diventate più fioche man mano che aumentava la distanza e solo alcuni lampioni qua e là illuminavano la strada.
Tutto ritornerà al suo posto entro domani mattina. Continuai a ripetermelo in testa, ma i miei passi contraddicevano quella frase, conducendomi sempre più lontano da un miglioramento e sempre più vicino all'inferno.
Superai l'insegna neon del luogo in cui Yoongi mi aveva portato per quello show comico non molto tempo fa. Continuai a camminare.
I lampioni in strada diminuirono e la musica divenne più forte, sempre più club e bar cominciavano a riempirsi di anime in pena e persone strambe. La familiarità che derivava da quell'ambiente mi lasciò l'amaro in bocca, ma continuai a camminare.
Nonostante tenessi gli occhi fissi sul marciapiede, sapevo dove stavo andando. Mi fermai dopo un paio di edifici solo per potermi poggiare contro il muro in mattoni. La mia testa vorticava e feci una smorfia, tirando fuori l'accendino e la canna dal mio zaino. Avevo bisogno di qualcosa che potesse calmarmi.
Lo spinello mi pendeva dalle labbra mentre lo riparavo con le mani per tentare di accenderlo, ma a causa del vento e delle mani tremanti non riuscivo a far funzionare l'accendino. «Cazzo-» Mormorai. Smisi di tremare quando un altro paio di mani prese l'accendino dalle mie.
Quelle mani piene di anelli mi fecero sospirare e mi poggiai contro il muro. La luna stava alle sue spalle e illuminava il suo volto con delle ombre. Rise sottovoce mentre usò con facilità l'accendino per sollevarlo verso il mio viso. Feci dei veloci tiri fin quando la fiamma non si stabilizzò, prima di inalare a fondo e chiudere gli occhi a quella sensazione.
«Jungkook.» Quella voce familiare rise di nuovo. «Ne è passato di tempo.» Sogghignò.
«Hyunjae.» Risposi con tono monotono e disinteressato.
Mi rispose con un tsk, scuotendo lievemente il capo. «È così che saluti un vecchio amico?» Il sorrisetto sul suo viso non vacillò nemmeno per un istante, i suoi occhi sembravano volermi scavare il volto ed io feci del mio meglio per ignorarlo.
Hyunjae ridacchiò nuovamente, spostandosi pericolosamente vicino a me per lasciare scivolare l'accendino nella tasca anteriore dei miei jeans.
«Andiamo.» Disse. Non c'era più traccia di risatine o sorrisi provocatori, parole nascoste dietro quei denti mentre sperava di potersi fare gli affari miei. Adesso era semplicemente una richiesta e sapevo già che non avrei dovuto ascoltarlo.
Continuammo a camminare lungo il marciapiede, il mio respiro cominciò ad accelerare ma lo nascosi dietro ogni tiro nel tentativo di mantenermi calmo.
Sei stupido, Jungkook.
Hyunjae svoltò verso sinistra tra due edifici, le mie gambe mi portarono a seguirlo come un cane smarrito. Ma io ero tutto fuorché smarrito.
L'aria puzzava di erba, sudore e sesso. Quell'odore era talmente forte da aver sicuramente impregnato il tessuto dei miei vestiti e avrei avuto bisogno di lavarli diverse volte per poterlo mandare via. Sentii delle voci mormorare mentre ci addentravamo in quel vicolo e Hyunjae diede un colpo a una porta in metallo.
Si aprii immediatamente. Ondate di fumo aleggiavano pigramente in aria, era una rappresentazione visiva delle menti di ciascun individuo presente in quel luogo.
«Hyunjae!» Qualcuno urlò, chiaramente contento del suo ritorno. C'erano circa sei o sette altri ragazzi lì, alcuni venivano strattonati da ragazze a malapena vestite.
Bentornato a casa, Jungkook.
Mi sfilai lo zaino.
Hyunjae prese una sedia e si sedette accanto al divano dove avevo poggiato lo zaino. Solo allora riuscii a guardarmi intorno, le luci erano fioche e la stanza era piena di fumo. Una parte di me voleva controllare chi altro ci fosse lì. Una vecchia parte di me. L'altra metà invece si accontentava di parlare con Hyunjae.
In quel momento era seduto al contrario su una sedia, le braccia poggiate sullo schienale, le gambe divaricate e quello stesso sorriso sul viso. «Non ci credo che sei qui.»
Risi a quella frase, ironicamente. «Beh, sono successe cose più folli di questa.»
Prima che potesse rispondere arrivò un altro ragazzo, aveva un tatuaggio sul collo che gli spariva poi sotto la maglia. Quell'uomo misterioso porse a Hyunjae un piccolo pacchetto chiaro con del contenuto in polvere, l'etichetta era così familiare che sentii i pugni stringersi.
Lo afferrò con un cenno del capo e l'uomo se ne andò non appena ebbe ricevuto ciò che voleva in cambio. Il mio vecchio amico si voltò lentamente per guardarmi.
Scossi il capo. «Jae, ti avevo detto di starmi lontano se avessi di nuovo ripreso con quella roba.»
«Se non sbaglio,» Continuò a sorridere. «Sei tu a trovarti nella mia parte di città.»
Mi prese alla sprovvista, un sorrisetto consapevole si dipinse sul suo volto e mi lanciò il pacchetto. La mia presa sullo zaino aumentò e armeggiai con la cerniera, la gola era diventata secca e le mie mani avevano cominciato a sudare. Ero più che sicuro che il mio volto fosse bianco proprio come il pacchetto che si trovava sulle mie cosce. «Non stavo cercando questo tipo di distrazione.» Mormorai.
Il rumore della sedia che strisciò sul pavimento catturò la mia attenzione, ma continuai a cercare le mie cose all'interno dello zaino.
Il posto accanto a me sul divano affondò sotto il peso di Jae, la sua coscia toccava la mia e non permetteva alcuna distanza. «Allora che tipo di distrazione stavi cercando?» Il suo respiro era caldo contro il mio collo. Quando mi voltai verso di lui non feci che diminuire la poca distanza.
Gli angoli delle sue labbra si erano sollevati in un ghigno allusivo, le sue dita giocavano con il pacchetto di cocaina sulle mie cosce, pericolosamente vicine al cavallo dei miei pantaloni.
Sembrava come se volesse toccarmi le labbra con le sue, ma quel veloce movimento in avanti venne coperto da un borsello appena tirato fuori dal mio zaino. «Fare soldi.» Dissi.
Piuttosto che offendersi a quel rifiuto, Hyunje sorrise e si alzò. «Allora andiamo, bel faccino.»
Ben presto il mio zaino era nuovamente sulle mie spalle, insieme al braccio di Jae che le aveva circondate mentre mi guidava ancora di più all'interno di quella stanza annebbiata e sempre più lontano dalla possibilità di stare meglio.
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WALLFLOWER [TRADUZIONE]
Fanfiction[TAEKOOK] Jungkook sapeva che l'altro ragazzo non ricambiava il suo amore, ma non riuscì a resistere. Si avvicinò un po', le loro fronti si sfiorarono. Il suo senso di solitudine lo spinse a far sfiorare le loro labbra, il respiro di Taehyung era ro...