diciotto.

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"When a man is penalized
for honesty he learns to lie."
- Criss Jami, Salomé

Taehyung POV

Non fu una sorpresa per me quando il giorno successivo ebbe un brutto inizio. Nemmeno la notte precedente era stata decente.

Dopo aver lasciato l'appartamento di Jungkook, avevo incontrato di nuovo mia sorella davanti la mia porta d'ingresso, con l'unica differenza che questa volta si era portata dietro nostra madre. E ciò non aveva fatto altro che farmi desidere di venire lanciato giù per quelle scale dietro di me. Nonostante fossi un adulto, venivo ancora rimproverato per "trattare male" mia sorella e non apprezzare i suoi desideri di cuore o chissà cosa.

Mia madre era una donna spaventosa. Insieme all'infanzia affettuosa e ai pranzi a sacco per la scuola, aveva anche quello sguardo intenso sempre negli occhi, come se stesse aspettando che qualcuno di noi due fallisse o la deludesse. E quando accadeva, era raro fosse mia sorella.

Questa volta si stava chiedendo per quale motivo non avessi ancora chiamato Mina, la ragazza con la quale mia sorella voleva accoppiarmi per il suo matrimonio. Mi ricordavo chiaramente d'aver lasciato il foglietto di carta con il suo numero sul comodino e d'avere, invece, chiamato costantemente un'altra persona.

Attualmente stavo guardando quel pezzo di carta, l'inchiostro nero era leggermente imbrattato ma ancora leggibile, con un Jimin che, ignaro di tutto, rovistava all'interno del mio armadio.

«Sai, non è un problema così grosso.» Disse dopo aver mangiato la colazione che avevo preparato e lasciato il piatto nel lavello. Adesso guardava tutti i miei vestiti con lo scopo di trovare un outfit per andare a fare shopping più tardi. «Chiamala, invitala come tua accompagnatrice e poi incrocia le dita e spera sia carina.»

Mi misi a ridere, lanciando il foglio di carta di lato e stendendomi sulla schiena per guardare il soffitto. Un paio di pantaloni atterrò sulla mia faccia qualche istante dopo e Jimin ridacchiò. «Li devi indossare dopo.»

«A proposito!» Esclamò dopo altri secondi di silenzio durante i quali aveva continuato a rovistare tra le mie cose. «Mi sono dimenticato di mandare un messaggio a Jungkook per dirgli che ho preso un giorno libero, sarà confuso quando non mi vedrà a lezione.»

«Aspetta, non farlo.» Mi misi a sedere velocemente, la mia bocca si mosse più rapidamente delle mie facoltà logiche.

Jimin si congelò con le dita che sfioravano lo schermo del cellulare, gli occhi allargati e le labbra leggermente schiuse. «Che c'è adesso?» Mi chiese.

Cominciai a mordicchiarmi l'interno della guancia con i denti, sentivo lo stomaco annodarsi e sospirai. «Non dirgli cosa facciamo oggi.»

Jimin non sembrò afferrare il concetto, non che mi aspettassi il contrario. Tutto ciò che fece fu ridere leggermente. «Perché no? Stiamo solo andando a provare i nostri completi, non penso che possa importargli più di tanto.»

«Sì ma poi chiederà il perché.»

«È così che funzionano le conversazioni, Tae. Ci penso io.»

Guardai Jimin, la sua insolenza non era necessaria quel giorno, dato che non faceva altro che aumentare il mio stress.

Jimin sollevò le mani in difesa e scrollò le spalle. «Anche lui dovrà prendere un completo, altrimenti verrà con i pantaloni strappati e un top trasparente leopardato che urla eleganza-»

Lo bloccai immediatamente. «Non lo inviterò al matrimonio, Jimin.»

L'altro ragazzo si ammutolì per un momento, le dita ancora sul cellulare, e ridacchiò di nuovo. «Che intendi?» Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e riuscii a sentire il suo sguardo bollente sulla mia faccia. «Siamo stati invitati tutti, perché lui non dovrebbe? Ci sarai tu, ci sarò io e ci saranno anche Hoseok, Namjoon e il suo ragazzo.» La voce di Jimin aveva cominciata ad alzarsi di qualche ottava mentre continuava, l'irritazione e l'insoddisfazione a causa di questa situazione erano evidenti. Non aveva ancora finito. «Anche Yoongi sarebbe venuto se non avesse avuto un altro evento di famiglia lo stesso giorno.»

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora