sette.

3.3K 238 44
                                    

"One of the best protections
against disappointment is to
have a lot going on."
- Alain de Bottom

Jungkook POV

Per un momento mi sembrò di essere ritornato in quel club. Gocce di sudore scivolavano lungo le mie tempie e mi incollavano i capelli al viso. Continuavo a sfregarmi la fronte per spingere indietro le ciocche che mi oscuravano la vista, solo per poi vederle cadermi di nuovo davanti gli occhi.

Magari sarei andato a farmi tagliare i capelli più tardi. Sì, l'avrei fatto, ne avevo il tempo.

Le suole delle scarpe colpivano con forza il pavimento ad ogni passo e movimento deciso e sicuro, sentivo i muscoli muoversi senza alcuna difficoltà mentre seguivo quella solita routine. Anche Jimin stava sudando, ma il sorriso sul suo viso mentre ballava non mostrava alcun segno di stanchezza o intenzione di fermarsi.

Io invece sapevo che avrei dovuto fermarmi. Avevano cominciato a tremarmi le gambe, non avevo nemmeno fatto colazione. Non avevo avuto il tempo di mangiare qualcosa stamattina, visto che ero uscito il più in fretta possibile, ignorando il leggero russare che proveniva dal salone e il dolore allo stomaco.

La musica suonava ancora e Jimin continuava a muoversi, gambe forti e braccia aggraziate. Io invece mi accasciai per terra accanto allo zaino e mi poggiai contro lo specchio.

La sala era vuota quel giorno, c'erano state solo un paio di lezioni la mattina e più tardi ce ne sarebbero state altre con istruttori già assegnati. Ma Jimin aveva un viso carino, quindi il proprietario non era riuscito a dirgli di no e ci aveva lasciato allenare ancora per qualche ora, fino a diventare quasi un giorno intero.

«Kookie!» Jimin urlò sopra la musica, per chissà quale motivo stava ancora provando gli stessi cinque passi per imparare a eseguirli perfettamente. Cosa che faceva già, a mio avviso. «Dopo vuoi venire a fare shopping con me?» Mi chiese mentre continuava a ballare.

Ridacchiai lievemente e presi qualche sorso dalla bottiglia d'acqua che tenevo in mano. Jimin era un vero controsenso. Ad incontrarlo per strada salta all'occhio questo ragazzo bassino, con addosso jeans attillati e felpe, berretti e occhiali da sole costosi, anfibi e scarpe da ginnastica. Così attraente e intimidatorio. Tutto ciò che devi fare è sorridergli come fa lui ed è già tuo amico. Ma in realtà è uno di quei ragazzi dolci a cui piace andare al centro commerciale e provare vestiti, tenersi per mano con gli amici e abbracciare chiunque. «Certo, possiamo andare a mangiare qualcosa?»

Jimin annuì e si fermò nel mezzo della sala, le spalle pesanti nel tentativo di recuperare il fiato. «Vuoi che andiamo direttamente a casa mia e poi al centro commerciale?»

Armeggiai con il mio zaino per trovare l'altra bottiglia d'acqua, che tirai fuori per porgerla al mio amico. «D'accordo. Potrei farmi una doccia?»

Jimin annuì e bevve quasi interamente quella bottiglia manco fosse aria. Mi alzai e avvertii le gambe vacillare, mi stavo già maledicendo mentalmente e rimproverando internamente.

«Stai bene?» Jimin mi colpì piano il braccio con il dorso della mano, una lieve preoccupazione dipinta nei suoi occhi mentre si piegava per recuperare le sue cose.

Annuii e indossai lo zaino, le spalline nere aderirono alle mie spalle, «Sì, sono solo stanco.»

Uscimmo dallo studio e giunsero le solite domande, quelle a cui ero pronto a rispondere avendole già ricevute sempre da quello stesso ragazzo premuroso e insistente. «Hai le tue medicine?» Jimin mi chiese. Sollevò il polso per controllare l'orologio e, contemporaneamente, tirò fuori le chiavi della sua auto. «Sono quasi le sei, l'orario in cui dovresti prenderle di nuovo oggi.»

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora