Capitolo 34

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Un odore pervase la cucina silenziosa e il sorriso di Calum arrivò quasi agli angoli degli occhi mentre fissava Lexi che gli dava la schiena e muoveva le pentole.
Aveva addosso la canotta del ragazzo e quest'ultimo ammirò come l'indumento le arrivasse appena alle cosce, lei era così bella.
Anche senza provarci o impegnarsi, lo era e basta e Calum la guardava da minuti in silenzio, come se il rumore della voce potesse rovinarla, scheggiarla.
Lexi fece ondeggiare i capelli spettinati e rossi prima di girarsi e posare due piatti sull'isola della cucina.
-Grazie.- ringraziò Calum prendendo la forchetta e divorando metà piatto.
Si fermò vedendo una smorfia formarsi sul viso della sua ragazza quando si sedette sullo sgabello.
-Ti fa male da qualche parte?- domandò.
La testa di Lexi si abbassò imbarazzata e due chiazze rosse le colorarono le guance.
-No, è okay.- biascicò.
Calum posò la forchetta sorridendo, si girò in modo che le sue gambe non fossero più sotto al tavolo.
-Dai vieni.- le ordinò dolcemente.
La ragazza guardò i suoi occhi, scese con lo sguardo fino al suo torace scoperto.
Si abbassava e si alzava lentamente, aveva la testa piegata da un lato e i capelli che gli ricadevano su una parte del viso erano leggermente mossi, e scuri da fare invidia alla notte.
Lexi si sentì morire.
-Dai.- la incitò ancora, accompagnando le parole con un gesto delle mani.
Si alzò provando un leggero fastidio agli arti inferiori.
Aggirò l'isola e si fermò davanti a Calum. Lui la osservò da capo a piedi, avrebbe voluto chiudere gli occhi. Appoggiarsi al suo ventre e guardare gli anni che passavano, con Lexi.

Lei deglutì quando una mano del ragazzo afferrarono la maglia, la tirò verso di se. Con cautela alzò di qualche centimetro la maglia, cercava gli occhi di Lexi ma anche lei stava guardando i suoi gesti. Aspettava che la maglia si alzasse ancora per scoprire lo spettacolo a cui l'aveva fatta partecipare.
Calum deglutì e non si soffermò sull'intimo di Lexi troppo a lungo. Aggrottò la fronte e arrotolò il tessuto fino a sotto il seno della ragazza.
-Gesù Cristo.- imprecò a bassa voce.
Lexi guardò il suo sguardo preoccupato, stava fissando il suo ventre e poco dopo appoggiò le dita fredde sulla pelle bollente di lei.
Lexi strinse i denti per il contatto inaspettato.

Calum accarezzò un livido scuro che le copriva il fianco destro, boccheggiava, non riusciva a formulare una frase di senso compiuto. Adesso lui non aveva senso, il suo cervello incassava quelle immagini vacillando. Come aveva fatto a provare piacere davanti a quei lividi?
Strinse gli occhi e li riaprì, gli venne quasi da piangere nel vedere altre lividi sulla pancia, Calum abbassò da un lato l'intimo solo per scoprire altri lividi.
Gli occhi seguirono le forme del corpo di Lexi e rimase inorridito dai lividi che ricoprivano anche le sue cosce.
-Sono stato così rude?- riuscì a domandare -Ti ho fatto così tanto male?-
Le mani di Lexi si appoggiarono sulle guance di Calum, fece incrociare i loro sguardi.
-No Calum.- disse fermamente.
Riusciva a vedere l'insicurezza nelle pagliuzze dei suoi occhi neri.
-Ti ho fatto male ancora. È successo di nuovo.-
Sembrava parlare con se stesso, guardava attraverso al corpo che era in piedi davanti al suo come se non ci fosse. Strascicò altre parole confuse.
Lexi lo strinse più forte e premette le labbra contro le sue.
-Calum non mi hai fatto male, è stato solo un incidente.- disse tra un bacio all'altro.
Gli toccò il viso cercando di riportarlo con la mente in quella cucina non più molto silenziosa.
-Mi dispiace Alexis.- sussurrò lui stringendole i fianchi.
La tirò ancora di più verso di se facendo abbassare la maglia per coprire i segni del suo passaggio.
-Mi dispiace, mi dispiace. Ti amo, mi dispiace.- farfugliò velocemente.
-Dalla prima superiore.- commentò sorridendo. Quella frase formata da due parole ora le viaggiava per la mente, eclissando tutto il resto.
Si staccò solo per guardargli il viso.
-Dalla prima superiore.- confermò senza aggiungere niente.
Lei sapeva e il cuore di Calum aumentò il numero di battiti al secondo.
-Ecco perché hai detto a Karen di farmi la torta al cioccolato e al caramello quando sono venuta a casa tua.- disse Lexi accarezzando i capelli di Calum.
Si era appoggiato sul suo sterno senza parlare, era quasi sbalordito nel vedere i suoi sentimenti verso Lexi mutare così in fretta. Sapeva che la linea tra odio e amore era sottile ma non pensava così tanto da essere quasi inesistente.
La loro linea non esisteva, era sbiadita e il loro amore e il loro odio si mischiavano, fondendosi.
E Calum pensava a Lexi come l'amore che non aveva ancora corrisposto a parole, ma non importava. Sapeva che non doveva aspettarsi tutte queste attenzioni, Lexi era troppo per lui.
Ne era consapevole come era consapevole che la terra girasse e che esistesse il giorno e la notte.
Era una di quelle consapevolezze che gli dolevano lo stomaco, ma era troppo egoista.
Per questo non lasciò la presa sul piccolo corpo della ragazza.
E disse quelle parole in un tono basso e profondo, contro lo sterno di Lexi. Come se parlasse direttamente con il cuore che aveva presa in giro.
-Mi dispiace.-
Lexi strinse i suoi capelli più forte, gli alzò la testa dolcemente. Si sedette sulle sue gambe coperte solo da un paio di pantaloni della tuta.
-Perché non me l'hai detto?-
Quella era una cosa che Lexi davvero non capiva, avrebbero potuto risparmiare tutta la parte dolorosa. Chiuse gli occhi per il disgusto.
-Non ero l'unico ad aver puntato gli occhi su di te Evans.- rispose facendo un lieve sorriso di rammarico.
Lexi alzò un sopracciglio.
-Ashton è sempre stato in ragazzo molto insistente.-
La ragazza schiuse le labbra.
Ashton.
Una leggera rabbia gli fece pizzicare la pelle tesa delle nocche, si ricordava bene l'ultima volta che aveva avuto una conversazione con lui e si ricordava anche che non voleva che ricapitasse.
In quel momento aveva solo occhi per Calum. Non riusciva a pensare ad altri ragazzi neanche in modo negativo. Scosse la testa.
-Cosa faremo?- chiese con voce piccola.
Calum passò una mano sotto il suo ginocchio, le prese le spalle con l'altra e la sollevò, iniziò a salire le scale senza fatica. Lei era così piccola.
-Adesso ti riporto a letto.- rispose tranquillamente.
Lexi gli tirò una pacca sulla pelle dei pettorali.
-Intendo,- si corresse -Cosa faremo fra una settimana? Mio padre farà di tutto per non farmi uscire di casa.-

Calum la guardò dall'alto, entrò nella stanza avendo lasciato la porta aperta. Dei vestiti ricoprivano il pavimento, lui posò il corpo che teneva in braccio sul letto.
Si coricò di fianco a lei guardando il soffitto.
-Non ne ho idea.-
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-Che cogliona che sei.- la derise Calum porgendole una mano per farla stare in piedi in modo stabile.
La ragazza soffiò verso l'alto per spostare un ciuffo di capelli rossi che le era caduto sulla fronte. Cercò di tenere lo zaino sulle spalle ma le cadde a terra quando perse l'equilibrio su una piccola lastra di ghiaccio.
-Parla la ragazzina.- mormorò passando le mani tra i capelli colorati di Calum.
Lui le bloccò il polso tirandola verso di se mentre oltrepassavano il cancello della scuola di Toledo.
-Hai rotto con questa storia.- rise il ragazzo cercando di rimanere serio.
-Mi piace questa ragazzina.- disse Lexi dandogli un leggero bacio sulle labbra.
Quando si staccò poté sentire il ragazzo sbuffare contrariato.
Spostò lo sguardo verso l'entrata della scuola. Le porte erano aperte.
-Non vedo l'ora di tornare a casa tua.- sospirò Calum.
-Come mai?-
-Così posso baciarti senza che una pazza isterica mi fissi come se volesse uccidermi.- indicò poi la porta.
Lexi guardò la professoressa di matematica ricambiare l'occhiata con le braccia incrociate.
Ripose di nuovo la sua attenzione su Calum che le aveva stretto la vita con un braccio.

-Qualcosa non va.- mormorò il ragazzo bello e dannato.
Lexi lo guardò da quando suonò la campanella fino a quando non furono nel corridoio principale, non voleva concedersi agli sguardi dei suoi coetanei. Forse invidiosi.
Quando furono davanti all'aula di Scienze, Calum fu chiamato dalla professoressa di Matematica.
Lexi li guardava in disparte, entrò in classe dopo un richiamo e guardò Calum andarsene nella stessa direzione della donna che aveva richiamato la sua attenzione.

Dopo quattro ore ,a vagare nei corridoi come un'anima persa durante i cambi dell'ora, Lexi temeva il peggio. E il presagio di Calum non era rassicurante.
Abbassò gli occhi sul suo quaderno degli appunti ma no riuscì a distinguere i simboli e le lettere, il pensiero di Calum le offuscava la mente.
Alzò il viso quando sentì una ventata di aria fredda e la porta sbattere.
Connor teneva la maniglia della porta consumata dagli anni mentre aveva il busto sporto in avanti.
-Mi scusi signora Coleen, il preside ha chiesto di Evans.-
Gli occhi di Lexi si scontrarono con i suoi e subito dopo con quello della professoressa.
-Hai sentito no?- disse infastidita l'insegnante che era stata interrotta a metà lezione -Vai.-

La ragazza scattò in piedi raccogliendo il suo zaino e due libri che aveva sul banco, appena uscì dalla classe seguì Connor che aveva iniziato a camminare velocemente per il corridoio.
-Dove cazzo è sparito Calum?- quasi urlò dalla frustrazione.
-Vedo che capisci in fretta.- disse a tono basso.

Il fiato di Lexi divenne più corto e affannato, dopo qualche minuto arrivarono davanti alla porta che dava alla presidenza.

Delle parole urlate, la voce di Calum riecheggiava anche fuori dalla stanza. Era arrabbiato.
-È davvero nei guai, Lexi.- mormorò Connor.

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