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Kate stava cercando di raggiungere la farmacia senza scivolare sul ghiaccio, per fortuna le strade erano più agibili rispetto a un paio di ore prima, ma i marciapiedi rimanevano un disastro. E sua nonna doveva proprio dimenticarsi le medicine! Un paio di ore di sonno dopo un turno di notte non si potevano certo definire riposanti, ma Kate avrebbe dovuto farsele bastare.

«Katherine?»

Avrebbe riconosciuto quella voce tra milioni e in un attimo sentì il ricordo del vecchio brivido lungo la schiena. A distanza di tempo si malediceva per l'effetto che ancora riusciva a farle.

«Elijah!» esclamò cercando di sfoderare il sorriso migliore le fosse possibile. Era convinta da tempo che portare rancore rendesse deboli in qualunque rapporto. Meglio un finto sorriso e un catartico "vaffanculo" al momento opportuno.

«Che ci fai fuori con questo tempo?» Lui le si avvicinò sfilandosi i guanti dalle mani.

«Una commissione urgente per mia nonna.»

«Come stai?»

Che domanda scomoda tra due ex. Eppure c'era stato un tempo in cui davvero Kate era convinta che Elijah fosse il ragazzo giusto, quello con il quale condividere il resto della vita. Gentile, cortese, educato. Sembrava cucito su misura, ordinato su catalogo. Rinunciava spesso e volentieri alle serate con gli amici quando lei era libera dai turni in ospedale. La metteva sempre al primo posto.

A sua madre era sempre piaciuto molto, un medico fisioterapista laureato col massimo dei voti. Solo la nonna aveva storto il naso pur senza fare nessun commento che avrebbe potuto influenzarla.

Poi un giorno, dal niente, l'illuminazione. Lui parlava di matrimonio, di figli, lei stava per laurearsi e avrebbe solo desiderato affermarsi nella sua professione, realizzare il suo sogno per il quale aveva investito infinite notti insonni. Non voleva rimanere a casa a fare la mamma, a dipendere da lui, a vivere dei suoi sogni mentre il tempo l'avrebbe allontanata dai suoi obbiettivi.

Si erano lasciati. Aveva ricevuto accuse e critiche da parte di tutti, per mesi si era sentita ripetere che gli aveva spezzato il cuore, che non era più lui da dopo la loro rottura, che non avrebbe mai più trovato un altro ragazzo simile. E in qualche occasione era stata tentata di crederci. Si era domandata se in realtà avessero ragione loro, se non avesse commesso uno sbaglio.

Ma poi si erano rivisti, così all'improvviso. Era stato uno dei momenti più imbarazzanti della sua vita, quello meno indicato per mettersi a rivangare il passato, chiarire faccende in sospeso, o rinfacciarsi colpe e dubbi. La sua nuova compagna stava per partorire e Kate si era concentrata professionalmente solo su lei e la bambina che era poi venuta al mondo dando il meglio di sé, come sempre. Si era allontanata subito dopo chiudendosi in sala infermieri a bere un caffè forte.

«Tua figlia come sta?» domandò Kate.

«Bene. Cresce ogni giorno.»

«Ottimo.»

Calò il silenzio. Di quelli che sai che dovresti dire qualcosa ma non ti viene in mente nulla perché non hai niente da spartire con la persona che ti sta di fronte. L'unica cosa che vorresti sarebbe andartene e finirla li.

«Adesso devo andare, la nonna mi aspetta», disse Kate indicando la farmacia alle sue spalle.

«Oh certo. Buona giornata allora, ci si vede», rispose lui.

Kate si infilò svelta nel negozio e si mise in fila tirando fuori il cellulare. Un messaggio.

«Indovina?» era Emma, la sua migliore amica.

«Spara», rispose subito contenta di avere un diversivo.

«Mio zio è nei casini col ristorante e io devo salvargli il culo. Quindi sto tornando in città. Ma solo per stanotte.»

Un sorriso illuminò il volto di Kate mentre raggiungeva la cassa. «Quindi ci vediamo?» scrisse incrociando le dita. Erano passati mesi dall'ultima volta che aveva avuto abbastanza tempo per concedersi un paio di giorni dall'amica.

«E se ci fossimo già incontrati?» Un altro messaggio, ma questo volta il mittente era l'ammiratore sconosciuto. «Pensaci: stessa città. Che ne sai che non ci siamo incontrati per caso? Magari mi hai anche sorriso sopraffatta dal mio fascino. Oppure ci siamo parlati fermi in coda da qualche parte.»

Kate si guardò intorno come se potesse trovarselo davanti. Sentì un fremito irrazionale al pensiero.

«Immagino tu sia impegnata. Che mi dici del tuo appuntamento segreto?» era di nuovo Emma, l'unica a conoscenza dei suoi programmi per la serata.

«Nonostante sia passato un anno, questo è senza dubbio il giorno più lungo in assoluto», di nuovo lui.

Il cuore di Kate batteva forte. Si portò il pollice in bocca e prese a morsicarsi l'unghia mentre il cassiere riempiva la borsina di medicine. Una volta uscita nel gelo della mattinata si fermò a riprendere fiato. L'attesa la stava uccidendo. E più si avvicinava il momento più si sentiva spaventata. E se non era un amante delle bionde? Oppure si sarebbe schifato quando, dopo averle chiesto informazioni sul suo lavoro, lei avrebbe cominciato a parlare di liquidi organici? Non sapevano niente l'uno dell'altro, faceva tutto parte di una specie di patto tacito che avevano portato avanti per alimentare il mistero e rendere non banale la loro conoscenza. Altrimenti tutto si sarebbe ridotto alla superficialità di una foto profilo e qualche like su Facebook. Gli aveva detto che lavorava in ospedale per giustificare i suoi orari assurdi, ma non era andata nello specifico.

Arrivata a casa si sentì osservata. Le bastò voltare la testa e guardare verso la finestra per vedere il figlio dei vicini con gli occhi fissi su di lei. 

LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora