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«Facciamo un gioco», disse Emma all'improvviso.

«Un gioco?» ripetè Ben confuso.

«Con mia madre, tutti gli anni facciamo la lista dei buoni propositi», spiegò.

«Non so di cosa tu stia parlando.»

«Scriviamo su un foglio tutto quello che ci auguriamo per il nuovo anno. Tutto quello che sogniamo e che ci sforzeremo di ottenere. Non importa quanto sia piccolo, grande o folle il nostro obbiettivo. È una specie di augurio ad agire che facciamo a noi stessi. Una copia la brucerai a mezzanotte e una la terrai per vedere, alla fine del prossimo anno, quante di quelle cose sei riuscito a realizzare. Che ne pensi?»

Sembrava entusiasta come una bambina e Ben non riuscì proprio a dirle di no. Afferrò la sua borsa, estrasse un blocco note e ne strappò due fogli che porse a lei con una penna. «Questi vanno bene?», chiese.

«Benissimo.» Emma si mise comoda, pronta a scrivere. «Adesso coraggio, prof, pensa in grande e dimmi cosa desideri per l'anno nuovo», lo incalzò.

Ben trattenne una risata. C'erano un sacco di cose che voleva, ma non aveva tempo o comunque non era così folle da crederle possibili. Quelli che dicono che basta impegno e buona volontà sono dei ciarlatani.

«Okay, comincio io», sbuffò Emma. «Desidero laurearmi», scrisse in calligrafia grande e rotonda.

«Sul serio?» Ben era colpito.

«Sì. Credo sia arrivato il momento di concludere il mio percorso e decidere che direzione prendere», rispose lei.

Ben la guardò per un momento. Era bellissima, come aveva fatto a non accorgersene in tutto questo tempo?

«E io desidero smettere di insegnare», disse. Emma spalancò la bocca. «Ho bisogno di più tempo per vivere e stare dietro una cattedra non è più qualcosa che mi rende felice. Mi prenderò un periodo per ragionare, ma credo che valuterò molto attentamente un paio di opzioni che mi si sono presentate in queste ultime settimane.»

«Mi piacciono già questi buoni propositi», esultò lei. «Voglio smettere di rimpinzarmi di dolci e mangiare meglio», scrisse poi. «Odio la frutta», ammise con una smorfia.

«E io voglio ricominciare a correre. Prima di andavo tutte le mattine.»

«Non ti facevo uno atletico.»

«Non lo sono. Solo uno salutista. Penso che volersi bene non faccia così schifo. Non devo mica correre la maratona. Giusto un piccolo allenamento.»

«Anche perché alla tua età potrebbe essere controproducente», rise lei. Ancora non aveva idea di quanti anni avesse Ben.

«Stiamo scrivendo un mucchio di cavolate», scosse la testa lui.

«Non è vero. Perché?» domandò Emma delusa. «Sono desideri, sogni. Meritano rispetto», precisò.

Lui scosse la testa.

«Voglio far pace con la mia famiglia», disse Emma tornando seria. Lo scrisse lentamente.

«Devi prima far pace con te stessa», le fece presente Ben.

«Credo di essere sulla buona strada per quello. Mi hai aiutato tu.» Emma guardò l'orologio e poi guardò fuori dal finestrino. Mancava davvero poco ormai. «Torno subito», disse poi prendendo la sua borsa e sparendo verso il piccolo bagno di servizio.

Ben non dovette aspettare molto il suo ritorno, ma quando la vide non riuscì a dissimulare l'emozione. Era.. diversa! Sembrava completamente un'altra persona.

«Spaventato?» chiese lei tornando a sedersi.

«Sbalordito», rispose lui guardando il suo viso pulito, i suoi occhi struccati fatta eccezione per un leggero velo di mascara, le labbra rosa coperte al gloss e non più scure e secche. Indossava un normale paio di jeans aderenti e un maglione verde morbido e avvolgente. Tutta quella roba nera era sparita.

«Alla gente non piace il mio aspetto dark e quando lavoro voglio avere un'aria socialmente accettabile», si giustificò lei arrossendo sotto il suo sguardo.

«Sembri ancora più giovane, così. Quanti anni hai?» Ben non riuscì più a trattenersi.

«Ventidue», rispose Emma. Avrebbe tanto desiderato aggiungere "e tu?", ma non ne ebbe il coraggio. Qualcosa le diceva che c'era un divario invalicabile tra loro che non sarebbe mai potuto essere sormontato.

«Puoi aggiungere un altro punto alla lista?» chiese Ben.

«Certo», rispose lei contenta di distrarsi.

«Puoi scrivere che vorrei trovare il vero amore?» Emma lo fissò. «Mi è andata male fino adesso, chissà se il tuo foglietto bruciacchiato mi porterà fortuna invece.» Ben scoppiò a ridere, fu la prima volta che Emma lo vedeva, e le parve strano. Visto così sembrava quasi un'altra persona, diversa dal serio professore un po' sfigato.

Finì di scrivere le liste, le ricopiò su un altro foglietto e gli porse le sue due copie. «Questa la dovrai bruciare a mezzanotte. Mi raccomando sii fiducioso. Se non credi tu nei tuoi sogni non puoi aspettarti che lo facciano gli altri.»

Ben afferrò i foglietti e per una frazione di secondo le loro mani si sfiorarono. E lui desiderò fortemente che quel viaggio non finisse mai. 

LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora