Ben Jones fissava quei ragazza da circa venti minuti, tempo che aveva impiegato a farsi andare giù il panino al sapore di niente preso al bar della stazione. Era al secondo caffè e aspettava rassegnato che la viabilità ferroviaria riprendesse.
Se fosse stato uno di quelli che crede al karma o alle regole dell'Universo, avrebbe potuto pensare che una forza superiore gli stava impedendo di giungere alla meta. Forse era davvero destino che lui non intraprendesse questo viaggio. Aveva rimandato così tante volte per mille motivi e altrettante scuse, quando magari era proprio così che doveva andare. Oppure, adesso che si era deciso, l'Universo lo stava punendo facendolo penare per non aver agito prima. Si trattenne dal ridere da solo in mezzo al locale. Chiamatele come volete, coincidenze, destino, caos, per lui era solo sfortuna. Quella non lo abbandonava mai, anzi lo perseguitava facendogli sentire sempre la sua presenza, come se potesse mai dimenticarsene.
Di nuovo la sua attenzione fu attratta dagli sconosciuti che sembrava non avessero niente di meglio da fare che importunare una ragazza, seduta su una panchina del binario che non dava segni di conoscerli. Veramente non dava segni di contatto col mondo. Da quando aveva messo gli occhi su di lei non si era mai mossa, seduta con le cuffiette alle orecchie e il piede che dondolava a ritmo di una musica sconosciuta. Chissà a cosa stava pensando. Sembrava molto giovane, o questo riusciva a capire dal suo volto parzialmente coperto da una cascata di capelli troppo neri per essere il loro colore naturale e dal suo abbigliamento: minigonna di jeans, calze a rete, anfibi e felpa oversize con tracolla in stoffa. Tutto rigorosamente nero.
I due tipi loschi la fissavano parlottando tra di loro.
Improvvisamente fu annunciato il treno che Ben aspettava, così non gli restò altro da fare che raccogliere le sue poche cose e raggiungere il binario. Un po' le dispiaceva lasciare quella ragazza ignara del pericolo, ma non era affar suo dopotutto.
Raggiunse il treno e camminò per buona parte del binario per raggiungere uno scompartimento avanti, possibilmente poco affollato. Per fortuna l'interno era riscaldato e il calore molto piacevole. Si sedette vicino al finestrino e tirò fuori dalla borsa da viaggio un libro. Avrebbe ammazzato il tempo con una lettura rilassante.
La sconosciuta attraversò il suo campo visivo comparendo fuori dal vetro. Adesso sembrava agitata, si guardava intorno incerta come se cercasse qualcuno. Ben si sporse e notò, poco distanti, i due ceffi. Finalmente se n'era accorta! Quelli le dissero qualcosa, uno sogghignava, ma Ben non riusciva a sentire. Si alzò e fece forza cercando di abbassare il finestrino. Una volta che ci fu riuscito agì senza riflettere.
«Ehi Sara!» urlò diretto alla ragazza, già voltata verso il capotreno sceso a sgranchirsi le gambe.
I due sconosciuti si bloccarono di colpo, indecisi sulla prossima mossa.
«Sara!» riprovò Ben sbracciandosi per attirare la sua attenzione.
Quella si voltò richiamata dalle urla e gli lanciò uno sguardo stranito. Aveva fretta, voleva togliersi di torno gli indesiderati.
«Eccoti, finalmente. Ti ho tenuto il posto», continuò Ben imperterrito cercando di farle capire che non era un pazzo furioso.
Nei secondi di incertezza che seguirono, quelli nei quali la ragazza cercò di decidere se fosse il caso di urlare aiuto o di salire sul treno seminando i suoi inseguitori, Ben riuscì a vedere che aveva un viso molto bello, troppo truccato, ma fine e intenso.
«Arrivo», urlò indecisa con un sorriso forzato.
Ben si ritrasse soddisfatto e tornò a sedersi come se niente fosse, contento di averla tolta dai guai. Quella lo raggiunse e si sedette nel sedile di fronte, fissandolo intensamente con aria scettica.
«Mi chiamo Emma, comunque, tanto per chiarire», disse incrociando le braccia al petto.
Aveva gli occhi verdi più belli che Ben avesse mai visto. Provò anche un moto di disagio. Che doveva fare adesso? Non pensava che sarebbe andata da lui, aveva solo fatto una buona azione, era libera di proseguire per la sua strada.
«Io sono Benjamin», balbettò imbarazzato.
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LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITI
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