Elena stava versando da bere ai dipendenti sparpagliati per la cucina. Era il loro momento di festeggiare.
«Voglio ringraziarvi apertamente per lo splendido lavoro che state facendo questa sera. Sono onorata di avere un team come il vostro a lavorare per me», disse sollevando il calice in aria.
I dipendenti si guardarono intorno confusi, raramente Elena faceva commenti positivi, figurarsi ringraziarli. Alla fine brindarono tutti insieme.
«Potete lasciarci soli un secondo per piacere?» li interruppe Mason, la faccia più seria che mai.
In meno di un minuto la cucina del ristorante divenne silenziosissima e vuota.
«Che succede?» domandò Elena che non aveva toccato un goccio di vino.
«Voglio parlare con te», rispose Mason avvicinandosi.
«Direi che non è il momento migliore, non credi? Tra qualche minuto di là vorranno continuare a mangiare.» Elena indicò con la testa.
«La gente può aspettare. Io no.»
«Insomma, che succede?» chiese Elena confusa.
Mason non era uno da discussioni. Che cosa si era messo in testa all'improvviso?
«Elena Wood, ci conosciamo da così tanti anni che ho quasi perso il conto», cominciò Mason. «Nella vita ne abbiamo passate tante, ma siamo sempre stati uniti. Avevamo entrambi degli obbiettivi ben definiti e delle ottime strategie per raggiungerli. Abbiamo fatto tutto quello che ci eravamo prefissati, e non credo che tanta altra gente possa affermare la stessa cosa.»
Elena sgranò gli occhi.
«Il nostro ristorante è il nostro orgoglio. Solo noi sappiamo quanto sudore e quanta vita ci abbiamo speso», continuò Mason. «Ma ho capito, perché anche se non sembra prima o poi anche io capisco le cose, che non è più abbastanza.»
Elena si sedette sul bancone. «Non ti seguo», disse.
«Sono settimane che ti vedo abbattuta. Non sei più la donna di prima, agguerrita, fiera, indipendente. Sei spenta, iraconda. Qualsiasi cosa faccia o dica sembra sempre non essere più abbastanza per te, quando prima invece ero il tuo tutto. E forse è proprio questo il problema.»
«Mason ti prego di arrivare al dunque.» Il cuore di Elena aveva accelerato bruscamente i battiti.
«Ho capito che questo ristorante non fa più parte della tua vita. Che questo lavoro non ti rappresenta più. Che casa nostra è diventata stretta.»
Elena sentì gli occhi bagnarsi di lacrime. Dove voleva andare a parare?
«E ho preso la mia decisione.»
«Vuoi lasciarmi?» esclamò lei all'improvviso portandosi una mano alla bocca e una allo stomaco. Stava per sentirsi male. Ecco a cosa aveva portato il suo comportamento. Ecco tutta la sua insicurezza, la sua insofferenza. Ecco tutte le lamentele fatte fino a quel pomeriggio. Aveva distrutto tutto. Mason aveva sopportato finchè aveva potuto e adesso le stava dando il benservito.
«Metteremo in vendita la casa», continuò Mason ignorando la sua domanda.
«Cosa?»
«Harper sta vendendo casa sua, vuole trasferirsi», spiegò. «E mi ha fatto un ottimo prezzo. Con la vendita del monolocale forse riusciremo anche a tenere qualcosa da parte. Ti è sempre piaciuta quella zona», Mason sorrise.
«Una villetta in periferia?» Elena non riusciva a crederci. «Tutta nostra?»
Mason annuì.
«Ma saremo lontanissimi dal lavoro», fece presente lei.
«Metteremo in affitto il locale. Sono sicuro che qualcuno vorrà prenderlo in gestione», annunciò Mason.
Elena rimase a bocca aperta. «Stai scherzando?»
«Per niente.»
«E come faremo a vivere?»
Mason le prese le mani e strinse dolcemente. «Harper vuole aprire una libreria. È un bellissimo progetto, abbiamo avuto modo di accennare qualcosa poco fa. Tu hai una laurea in lettere, non ti piacerebbe occuparti di libri?»
Elena scuoteva la testa. Impossibile che stesse succedendo davvero. «E tu?»
«Io sono un architetto. Prenderò l'abilitazione per un'attività tutta mia. Iniziando proprio dalla libreria. Sarà un buon modo per rispolverare un po' di vecchia scuola e di riaggiornarmi.»
«Vendere casa? Cambiare lavoro? Alla nostra età?» domandò Elena. «Abbiamo sempre vissuto così. Sappiamo fare solo questo, come puoi essere sicuro che funzionerà?»
Mason si mise in ginocchio.
«Perché finchè avrò mia moglie vicino, niente è impossibile», disse.
Una lacrima scivolò sulla guancia di Elena mentre Mason estraeva la scatolina e le mostrava l'anello.
«Tu sei l'uomo più incredibile del mondo, lo sai?» scoppiò a ridere e piangere insieme.
«Cosa mi rispondi?»
«Che dovremo farlo in fretta e furia, altrimenti il pancione mi rovinerà il vestito», singhiozzò.
Mason sgranò gli occhi e si alzò di scatto.
«Sei incinta?» balbettò.
«Sono incinta», scoppiò a piangere lei al colmo della gioia.

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