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«Tieni, bevi questo», urlò Clara a Will porgendole un bicchiere blu di carta.

«Che roba è?» chiese la ragazza.

«Qualcosa che ti aiuterà a rilassarti. Sei troppo tesa», rispose l'amica mandandone giù una lunga sorsata del suo.

«Non voglio bere alcolici, grazie», disse Will cercando di abbassarsi la gonna del vestito.

«Guarda che non finisci all'inferno per un cocktail, lo sai?»

«Non m'interessa.» Will incrociò le braccia al petto. «Mi stanno fissando tutti», aggiunse.

«Non ti fila nessuno. Sei paranoica.» Clara sculettava al ritmo della musica.

Fino al momento in cui Clara aveva parcheggiato la macchina e spento il motore, l'euforia e il bisogno di ribellione di Will avevano mantenuto toni altissimi. Poi erano precipitati. Le era quasi venuto un attacco di panico al pensiero di dover scendere dalla macchina ed entrare alla festa. Clara l'aveva quasi dovuta trascinare di peso. Le facevano male i piedi e camminava come una marionetta su quei tacchi vertiginosi. Le ragazze entrando le avevano lanciato occhiate cariche di derisione perché appariva come una bambola conciata male. Il vestito era corto, e le stava male e i capelli erano orribili. Troppo trucco. I ragazzi la guardavano con interesse, quello era vero, ma era un in interesse che a lei non piaceva, faceva sentire sporca e inadeguata. Il giorno dopo si sarebbe struccata, avrebbe indossato di nuovo i leggins e la felpa e nessuno l'avrebbe più degnata di uno sguardo.

«Andiamo a ballare», le disse Clara.

«Preferisco rimanere qui», si impuntò lei.

«Stai cercando di sabotarmi il divertimento?» sbottò l'amica. «Nessuno ti ha obbligata a venire.»

«Ma se non hai fatto altro che insistere», replicò Will. Le pizzicava il naso, pessimo segno.

«Certo, perché abbiamo sedici anni e questa è una festa. Tu sei una monaca di clausura pensavo ti avrebbe fatto piacere, non fai che lamentarti di quanto tua madre ti stia addosso.»

«Sì, è vero..»

«E allora adesso che ti prende? Se non ti vuoi divertire, chiama tua madre, chiedile scusa e vattene a casa.»

Will sgranò gli occhi e li sentì bruciare. Non voleva litigare con Clara. Era vero non faceva altro che lamentarsi di sua madre e delle sue imposizioni, ma andare alla festa in quel modo non aveva niente di accattivante. Lei voleva solo che sua madre la capisse, sarebbe dovuta andare alla festa perché aveva avuto il permesso non perché era scappata. E perché diavolo sua madre non aveva fatto una scenata? Perché non si era arrabbiata, non era andata a prenderla? Possibile che avesse accettato la cosa?

«Vado a prendere una boccata d'aria», disse Will. La stanza affollata, la musica e il caldo soffocante non l'aiutavano a farla sentire meglio.

«Come ti pare», Clara alzò le spalle e scomparve in pista.

Will la guardò un attimo poi si fece spazio tra i corpi degli studenti e raggiunse una delle uscite d'emergenze lasciate aperte. Da lì vedeva il parcheggio e l'ingresso dove si stavano riversando moltissimi giovani. E altri ne sarebbero arrivati.

Il freddo le fece venire la pelle d'oca, ma non le importava. Una coppia poco distante da lei si stava baciando appassionatamente mentre un altro gruppetto fumava degli spinelli. Si spostò da loro, prima che la puzza del fumo le impregnasse capelli e vestiti. Si strinse nelle braccia e si sedette su un bidone rovesciato ignorando la patina di gelo che si era formata sopra e che le avrebbe bagnato il vestito. Un attimo dopo stava piangendo. In silenzio, cercando di non dare spettacolo, ma non voleva trattenersi, lasciò semplicemente che le lacrime scivolassero sul suo viso continuando a guardare gli altri ignari di tutto.

LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora