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Elena era al bancone a servirsi il secondo caffè della giornata in attesa del radiogiornale. Sicuramente le notizie sarebbero state incentrate sul clima, la neve che bloccava il traffico, qualche incidente stradale, viabilità rallentata. E poi tutti pronti a parlare della serata, della festa, dei buoni propositi. Erano quasi le nove del mattino e lei era già riuscita a litigare col fornitore e bruciato la prima infornata del pane che stava lievitando dalla sera prima. Si appoggiò al bancone per sorreggersi, ecco che tornava quel maledetto mal di testa! Perfino il caffè le dava la nausea.

Quando squillò il cellulare lo stava rovesciando intatto nel lavandino, incapace di avvicinarci la bocca.

«Pronto?» domandò con una voce da oltretomba.

«Signora Wood? Salve sono il signor Garcia, il cantante.»

Per un lungo istante Elena fece fatica a collegare le informazioni. Il suo stomaco stava protestando e catalizzando tutta la sua attenzione. Se non avesse raggiunto il bagno al più presto avrebbe combinato un disastro.

«Dimmi», borbottò ricordandosi con chi stava parlando.

Si era fatta consigliare un professionista per una serata in musica. Il suo collaboratore storico si era sposato e trasferito altrove e questo l'aveva messa un po' con le spalle al muro. Per qualche settimana erano sopravvissuti senza intrattenimento musicale, ma la notte di Capodanno come poteva lasciare i clienti all'asciutto? Aveva ascoltato e visionato attentamente l'esibizione del signor Garcia in tre serate diverse e le era sembrato adatto, coinvolgente senza disturbare i commensali. E soprattutto economico.

«Signora Wood sono davvero spiacente di informarla che questa sera non potrò venire a lavorare», stava dicendo il suo interlocutore. «Sono scivolato sul ghiaccio questa mattina e adesso sono in pronto soccorso. Credo di essermi rotto la gamba.»

Un fulmine attraversò Elena dalla testa ai piedi. «Mi può scusare un istante?» urlò quasi alla cornetta prima di precipitarsi nel bagno di servizio e rimettere la colazione. Dannazione! Possibile che si fosse beccata un virus intestinale proprio quel giorno? Poteva esserci qualcos'altro a rovinare del tutto la giornata?

«Scusa come hai detto?» domandò qualche minuto dopo, riprendendo la conversazione.

Lui obbedì. «Non me ne frega un accidenti di quello che ti è successo!» sbottò infine. «Devi usare la voce per cantare non le gambe! Sono sicura che troveremo una sedia in più su cui farti accomodare. Piuttosto di' ai dottori di darsi una mossa. Ti voglio qui entro le sei.»

«Signora Wood non ho nessuna intenzione di muovermi in queste condizioni. Dovrei anche far guidare mia moglie.»

«Sbaglio o avevamo un accordo?» Elena fece un respiro profondo ma sentiva che stava per perdere la pazienza.

«Non è colpa mia», tentò di giustificarsi di nuovo quello.

«Avrai delle pessime referenze, su questo puoi stare sicuro! Boicottarmi la serata! Mandarmi a gambe all'aria l'intrattenimento con così poco preavviso. Come diavolo faccio io adesso?» Mise fine alla conversazione prima che l'altro potesse rispondere.

Appoggiò bruscamente il cellulare sul bancone, si passò le mani tra i capelli e cacciò un urlo. Forte, lungo, catartico. Un urlo di rabbia e frustrazione. Quanto avrebbe voluto spaccare tutto, lanciare tutto quanto in aria, vedere ogni singola cosa là dentro ridotta in briciole. Ma non poteva e come al solito toccava a lei risolvere la situazione. Certo, la serata sarebbe andata bene anche senza musica, ma purtroppo ne aveva già fatta menzione sui volantini pubblicitari. Alcuni clienti avevano prenotato chiedendo espressamente informazioni sull'intrattenimento. Che figura avrebbe fatto adesso?

Nessuno poteva osare rovinarle la serata! Afferrò di nuovo il telefono.

«Mason?» domandò al compagno. «Devi telefonare immediatamente a tua nipote. È un'emergenza. Trova un modo per farla essere qui entro il pomeriggio», ordinò.

LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora