«La verità è che mi sento un'idiota», ammise Will dopo la decima volta che Liam ebbe cercato di estorcerle il perché del suo malumore. Erano entrambi seduti sul bidone del cortile esterno.
«Posso chiederti il perché?»
«Se te lo dicessi lo confermerei», borbottò.
Cercò di abbassarsi il vestito che le era risalito su per le cosce e Liam potè notare le sue gambe nude. «Non hai freddo?» le chiese. Si sfilò velocemente il suo cappotto e glielo poggiò sulle spalle.
«Grazie», sorrise Will riconoscente.
I suoi capelli profumavano di buono, fu questo che pensò Liam. Non ci aveva mai fatto caso. Aveva parlato un sacco di volte con lei, ma non si erano mai detti niente. Non l'aveva mai guardata come stava facendo ora. E avrebbe tanto voluto che si togliesse tutto quel trucco dalla faccia. Quella mattina, quando l'aveva incontrata al parco con i capelli legati e il volto arrossato dal freddo, l'aveva trovata bellissima.
D'istinto le prese una mano. «Un penny per i tuoi pensieri», sorrise incoraggiante.
«Prometti di non prendermi in giro?»
«Croce sul cuore, che possa morire», rispose lui disegnando una X immaginaria sul petto.
«E promettimi che non mi giudicherai.»
«Sarò muto come un pesce fino a quando non mi chiederai di parlare.»
Will sembrò pensarci un attimo. Era innamorata di lui da sempre, eppure quella era la prima volta che stavano da soli. Non sarebbe dovuta andare così. Lei doveva ballare, divertirsi, e lui doveva rimanere ammaliato dalla sua bellezza, chiedere ai suoi amici chi fosse perché non l'avrebbe riconosciuta, magari avvicinarlesi sulla pista e ballare con lei. Ecco come sarebbe dovuta andare.
«Ho mentito mia madre», le uscì di bocca. «Non voleva che partecipassi a questa festa», continuò. Poi si corresse. «Per la verità non gliel'ho neanche chiesto. Cioè ho dato per scontato che non mi avrebbe dato il permesso e non gliel'ho chiesto.» Sì, era andata proprio così. «Il fatto è che da quando papà se n'è andato le cose in casa sono molto cambiate», sospirò. «Non parliamo più come prima, non che prima avessimo mai parlato troppo, ma c'era papà che faceva da collante. La sua assenza ha lasciato un vuoto che prima non avevo visto.» Guardò Liam. «Puoi dire qualcosa se vuoi», sorrise.
«Sto pensando che ti capisco. Ma continua, per piacere.»
La capiva? «Oggi sono sbottata. Clara sono giorni che mi sta addosso con la storia della festa. E io davvero volevo venirci perché..» stava per dire "perché sapevo che saresti venuto", ma si bloccò in tempo. Sentì il viso farsi di fuoco e ringraziò il buio che gli impediva di vederla in quelle condizioni. «..perchè ho sedici anni e sono stufa di perdermi tutto», disse infine. «Però abbiamo litigato, lei mi ha negato il permesso, mi ha detto che avrei dovuto parlargliene. Ho scelto il luogo sbagliato, eravamo dai nonni e mamma odia quando la nonna si intromette. Così me ne sono andata sbattendo la porta. Clara mi ha detto di infischiarmene, di venire lo stesso, che per una volta non sarebbe stata una tragedia e che magari a mia madre avrebbe fatto capire che non sono più sotto il suo controllo. Ed è quello che ho fatto. Le ho lasciato un biglietto sul tavolo e me ne sono andata.» Si strinse nel cappotto. «Pensavo si sarebbe arrabbiata, per la verità temevo si spaventasse. Invece ha telefonato alla mamma di Clara e le ha detto di augurarmi una buona serata.»
«Non mi sembra una brutta cosa», intervenne Liam.
«Una buona serata? Dopo il modo in cui mi sono comportata?» Will sentì di nuovo gli occhi riempirsi di lacrime. «Sono venuta qui vestita in modo ridicolo e truccata come un pagliaccio», continuò indicando le scarpe col tacco. «Avrei dovuto divertirmi invece non riesco a non pensare a mia madre. Sono una sfigata, ecco cosa sono. Perché non riesco a fregarmene? Mi sono rovinata la serata e la sto rovinando a te. Non hai degli amici da raggiungere? Perché perdi il tuo tempo con me?»
Liam le passò un braccio intorno alle spalle e l'attirò a se. Will era talmente vicina al suo petto che riusciva a sentire il suo cuore battere attraverso la pelle. Lui le poggiò il mento sui capelli e si attorcigliò una ciocca al dito. «Sai, oggi ho capito che negli ultimi mesi ho sbagliato tutto», cominciò a dire. «Ho sempre pensato di essere dalla parte della ragione e invece non avevo capito un accidenti. Ho giudicato, criticato, disprezzato, ma non mi sono mai fermato a cercare di comprendere», continuò. «Ho sofferto moltissimo per la morte di papà e se ci penso troppo comincio a piangere come un bambino, perché è un dolore che non passa. Non può passare. Però a essere sinceri sono sempre stato molto più legato a mia madre, forse perché sono il figlio maschio. Quella che veramente ne è uscita annientata è stata mia sorella. E la cosa incredibile che mi sta facendo vergognare per la prima volta è che non le ho mai chiesto come stesse. Non le ho mai mandato un messaggio per dirle che le voglio bene, che non è colpa sua, che deve tornare a casa. Perché a me manca da morire.»
Rimasero qualche minuto in silenzio, senza dire niente. I loro corpi vicini mentre dentro il locale impazzava la musica.
«Me la sono presa con mia madre», ricominciò Liam poco dopo. «Non ho accettato il suo modo di elaborare il lutto e andare avanti. L'ho interpretato a modo mio. E anche in questo caso non le ho mai chiesto come stesse, non le ho mai chiesto come fossero in realtà le cose tra di loro. Perché per la prima volta da anni, vedevo mia madre stare bene, la vedevo diversa e come si fa a stare bene quando hai appena perso il marito?» Si staccò da Will, le sollevò il viso tra le mani e la guardò in faccia. «Oggi ho scoperto che ha un altro uomo, una nuova relazione, che è felice e che io sono felice per lei. Ho capito che ho perso un sacco di tempo credendo di essere nel giusto senza mai essermi posto una qualsiasi domanda in proposito. E invece ho sbagliato sia con mia madre, sia con mia sorella. Però si può sempre rimediare.»
«Credo di aver commesso lo stesso errore», mormorò Will. «Non siamo mai stata una famiglia felice. Eravamo equilibrati, ma non felici. Come tre coinquilini. Mamma ha sempre lavorato tantissimo e papà non è mai stato un tipo espansivo. Io sono la brava ragazza, quella che non dà mai problemi e quindi se la cava da sola. La mancanza di papà ha aperto una voragine e forse anche mamma se n'è resa conto. Non sa come comportarsi con me e l'ha fatto preoccupandosi troppo. Se le avessi detto della festa qualche giorno fa, avrebbe avuto modo di pensarci, mi avrebbe detto di sì e adesso saremmo là dentro a scatenarci divertendoci come pazzi. Ho allontanato anche mio padre. Ha sempre cercato di mantenere i rapporti con me, coinvolgermi nella gravidanza di Vivian, ma io l'ho sempre ignorato. Sono stata una stupida.»
Liam sorrise vedendola sorridere.
«Ho un'idea», disse.
«Del tipo?»
«Mio zio ha invitato mamma al ristorante stasera», spiegò.
«Ci sono anche i miei. Mamma ha invitato papà per farmi avere i miei genitori insieme per una sera.»
«Lo so. Mia mamma è al tavolo con voi. E mia sorella doveva cantare.» Liam si alzò in piedi e trascinò Will con lui. «Perché non li raggiungiamo? Al diavolo questa stupida festa, siamo giovani ce ne saranno altre. Ma è quasi mezzanotte e possiamo ancora cominciare l'anno realizzando i nostri buoni propositi.»
Will non dovette pensarci molto. «Mi sembra una splendida idea», assentì.
«Allora vieni dentro che cerchiamo un passaggio.»
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