Liam Brooks si ritrasse di scatto dalla finestra col cuore che pompava all'impazzata. Questa volta lo aveva visto, ne era sicuro al cento per cento. Impossibile che non se ne fosse accorta. Lo aveva beccato lì, seminascosto dalla tenda della finestra, a guardarle il culo con la bava alla bocca. Adesso sarebbe andata a lamentarsi con sua madre accusandolo di essere un maniaco.
Eppure davvero potevano dargliene colpa? Kate era bellissima, talmente sexy che avrebbero dovuto dichiararla fuori legge. Cosa poteva fare lui se l'unica cosa alla quale riusciva a pensare negli ultimi tempi era il suo corpo perfetto? Se solo avesse avuto qualche anno in più l'avrebbe conquistata. Era più che sicuro che non avesse più il ragazzo, quello con la quale stava qualche tempo prima era sparito da un pezzo e non se n'erano più visti gironzolare davanti casa. Forse si concedeva storie di poca importanza. Ogni tanto capitava, lo dicevano anche i suoi amici. Le ragazze deluse dall'amore erano quelle più facili, le migliori da abbordare alle feste, perché si concedevano subito per dimostrare a sé stesse di valere ancora qualcosa nella speranza che la voce arrivasse anche all'ex. Volevano dimostrare a tutti i costi che non passavano la vita chiuse in casa a piangere.
Solo che da quando sua sorella se n'era andata, avvicinare Kate era diventato difficile. Prima era sempre a casa loro, poteva trovarsela davanti all'improvviso in qualsiasi momento, trovare anche la scusa più banale per chiacchierare insieme, o semplicemente perdere tempo in cucina per origliare tutti i discorsi da femmine che provenivano dal salotto.
Adesso invece tutto era diventato più difficile. Oltre i "ciao" impacciati che le urlava quando si incrociavano fuori, si poteva dire che erano due estranei. Kate praticamente non lo vedeva neanche, per lei rimaneva il fratellino minore della sua migliore amica. Anche adesso che aveva diciassette anni e si stava avvicinando il momento di andare al college.
«Liam?»
La porta si aprì improvvisamente e sua madre fece irruzione nella stanza. Liam, preso alla sprovvista sbattè la fronte contro il vetro ghiacciato della finestra.
«Che stai facendo?»
«Niente», mugugnò lui chiudendo gli occhi per il dolore e massaggiandosi la zona lesa.
«Stai ancora spiando la vicina?»
«No», mentì.
«Per l'amor del cielo», commentò lei esasperata. «Non vedo l'ora di vederti partire per l'università. Cambiare aria ti farà bene.»
«Che cosa vuoi?» domandò Liam ignorando il commento.
Possibile che sua madre non riuscisse a ficcarsi in testa che doveva bussare prima di entrare nella sua camera? Non era più un bambino e aveva bisogno della sua maledettissima privacy.
«Porti fuori tu Tolstoj?»
«Chi altro altrimenti?»
Se non fosse stato per lui quel cane sarebbe morto da un secolo.
«Hai sentito tua sorella?»
La domanda galleggiò nell'aria. Apparentemente innocua aveva il peso di una bomba. Liam fissò sua madre per un lungo istante.
«No», mentì. Di nuovo.
Ormai era diventato bravo nel deviare le risposte alle domande invadenti di sua madre. La cosa strana era che lei non sembrava accorgersene. O meglio, era più probabile che a lei non importasse nulla. Non le era mai scappato niente, quindi questa illusione di onnipotenza che sentiva tutte le volte che riusciva a farla franca era appunto solo illusione. Sua madre sapeva quando mentiva, sapeva quando qualcosa non andava. Sapeva tutto. Sempre. Solo che un tempo avrebbe sottolineato la cosa e approfondito la questione fino a quando non si fosse rassegnato a raccontargli le profondità della sua anima di adolescente inquieto. Adesso lo lasciava stare. E Liam non sapeva quale delle due versioni preferiva.
L'ultima volta che aveva sentito Emma era stato per Natale. Mentre loro due improvvisavano un penoso pranzo in due, lei era in qualche fast food con i compagni sbandati dell'università. Quella era la versione ufficiale. Per come conosceva sua sorella, probabilmente neanche ci andava più all'università, ma taceva per non farli preoccupare più di quanto già lo fossero.
Senza aggiungere altro, sua madre uscì dalla stanza lasciando la porta aperta.
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