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«Così sei perfetta!» esclamò Clara battendo le mani al riflesso della sua migliore amica nello specchio.

Will si guardò con un'espressione angosciata stampata in viso. «Sembro una prostituta», mugugnò.

«Ti ho prestato il mio vestito migliore e tu me lo commenti in questo modo? Grazie tante!» Clara si sedette sul letto aspirando il fumo dalla sigaretta.

«I tuoi non si arrabbieranno se fumi in casa?» domandò Will.

«Ho aperto le finestre», rispose quella indicandogliele con un gesto della testa.

«E a loro va bene?» insistette lei.

«E a chi importa?» Clara sollevò le spalle. «Sono in camera mia, questo è il mio territorio e faccio quello che mi pare.»

Will si sedette sospirando alla scrivania, osservando le calze trasparenti che le fasciavano le gambe magre, tirando giù il più possibile la stoffa del vestito.

«Senti, se non lo vuoi cambiati. Ritorna ai tuoi soliti jeans da sfigata e vieni alla festa con quelli», l'ammonì Clara.

«Non ho detto che non mi piace», provò a giustificarsi Will. «Solo.. non ho mai indossato niente del genere e non credo mi stia bene, tutto qui. Sono troppo magra per un vestito così corto, sta bene a te perché hai delle forme con cui riempirlo. Su di me sembra un sacco della spazzatura infilato male.» Arrossì.

Mentre Clara borbottava e si metteva a frugare nel suo armadio, Will lanciò un'occhiata al cellulare. Era spento, quindi c'era poco da controllare, ma non potè non chiedersi se sua madre la stesse già cercando, se avesse trovato e letto il suo biglietto. E soprattutto, se fosse furiosa con lei. Subito l'idea di scappare le era sembrata geniale. Un gesto eclatante per dimostrarle che non era più una bambina e che sua madre non poteva comandarla a bacchetta. Aveva scritto il biglietto sull'impeto della rabbia. Ma adesso si sentiva ridicola. Sua madre non meritava tutta quella preoccupazione.

«Questo è meglio?» Clara le mostrò un top paiettato. «Coi tuoi jeans andrà benissimo. Almeno li modernizza un po'.»

Will allungò il braccio e afferrò l'indumento. Lo poggiò sulla scrivania e svelta si tolse il vestito provando un'inspiegabile sensazione di sollievo all'idea. I suoi jeans non le erano mai sembrati così belli e confortevoli.

«Non è troppo scollato?» domandò infine.

«Senti, o il top o il vestito, non abbiamo tutta la sera.» Clara si mise le mani sui fianchi.

Lei indossava un abito fasciante nero senza spalline che risaltava sia il suo fondoschiena allenato da sessioni infinite di squat, sia il suo seno pronunciato. Will non sarebbe mai stata intraprendente e sicura di sé come la sua amica.

La mamma di Clara bussò alla porta e fece capolino con la testa nella stanza.

«Will ha appena chiamato tua madre», le disse con un sorriso.

Le due amiche si guardarono e Will sentì un brivido percorrerle la schiena con la velocità di un fulmine. Adesso sarebbe andata a prenderla e addio alla festa.

«Ha detto che ha provato a chiamarti al cellulare, ma trova spento», continuò la donna ignara di tutto.

«Cosa voleva?» chiese Clara svogliatamente al posto suo.

Will sentiva di non poter proferire parola. La gola le si era seccata forse per sempre.

«Solo augurarle buona serata», fu la risposta.

Will spalancò la bocca per la sorpresa.

«Ha detto che stava andando a cena e di ricordarti che il cellulare al ristorante non prende.»

«Tutto qui?» Anche Clara era notevolmente stupita.

«Sì», rispose sua madre prima di chiudere la porta.

Rimaste sole le due amiche rimasero per un lungo istante in silenzio.

«Ha funzionato», esultò Clara poco dopo. «Hai visto? Hai preso in mano la situazione, tua madre si è sentita una merda e ti ha dato ragione. È solo una stupida festa, domani tornerai a essere la brava bambina tra le sue braccia.»

Will guardò il suo riflesso nello specchio. Si era preoccupata per niente. Aveva dovuto convincere sé stessa ad agire, era stata male, si sentiva in colpa e a sua madre non importava un accidenti. Era scappata di casa e per tutta risposta lei andava a cena come niente fosse? Buona serata? Era una scherzo. Non poteva essere vero. Accese il cellulare impaziente di vedere la sfilza di messaggi di sua madre, uno più incazzato dell'altro che si susseguivano nella sua casella dal pomeriggio. Invece niente. Non c'era niente. Solo qualche chiamata persa da parte sua e una di suo padre. Tutto qui. Davvero aveva creato un dramma per niente? Si sentiva confusa, spossata e improvvisamente stanca. Aveva desiderato con tutta sé stessa andare a quella festa, aveva litigato con sua madre, le aveva detto cose orribili, era scappata di casa e per tutta risposta era tutto okay?

«Passami il vestito», disse presa da un impeto. «Se dobbiamo divertirci, facciamolo come si deve.»

LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora