«Di che genere di musica ti occupi?» domandò Ben.
Emma distolse lo sguardo dal finestrino e lo fissò sollevando un sopracciglio.
«Secondo te?» si portò un dito al mento con fare meditativo. «Di solito la gente ama classificarmi dal mio aspetto fisico», sorrise.
«Solo perché gli altri lo fanno non significa che devo farlo pure io. Scegliere di truccarti come se fosse sempre halloween è una tua scelta e non fai male a nessuno.» Ben alzò le spalle mantenendo sempre un'espressione pacata.
Emma sgranò gli occhi. Non sapeva se essere più sorpresa o offesa dalle sue parole.
«Sei uno di quei tipi a cui piacciono le ragazze acqua e sapone, vero?» Lo canzonò.
«Mi piacciono le ragazze sicure di sé. Quelle che non hanno bisogno di maschere, di qualunque natura siano, per nascondere chi sono in realtà.»
Emma alzò gli occhi al cielo. «Cielo, parli come mia madre», mormorò.
«Allora tua madre è una donna molto saggia.»
«Ti prego non farmi la morale», disse Emma. «E se ti piace tanto mia madre, è single, magari te la presento. Facciamo.. il giorno del mai?»
Ben sfiorò le pagine del libro ormai chiuso che teneva stretto in grembo. Poi sospirando aprì la borsa e lo mise dentro. «Questo tuo astio aperto verso il mondo e le persone deriva da qualche trauma in particolare?» chiese come se fosse una domanda qualunque.
«No, Freud!» Emma fece una smorfia. «Comincio ad annoiarmi qua sperduta in mezzo al nulla, costretta a chiacchierare per forza con uno sconosciuto strambo che per quanto ne so potrebbe anche essere un pazzo furioso o un serial killer.» Incrociò le braccia al petto e tornò a infossarsi nel sedile.
Ben la fissò per un lungo momento. «Odio la vista del sangue, quindi non potrei mai fare il serial killer», commentò. «Per il resto non credo di essere più strambo di te. Sembri una scappata di casa. Tolto quel trucco quanti anni potrai mai avere? Diciotto? Forse anche meno.»
«Non si chiede l'età a una signora», rispose Emma compiaciuta.
«Sei troppo giovane per odiare la vita. Voi ragazzine fate sempre le melodrammatiche. Litigate con mamma e papà e subito diventa una tragedia. Il mondo non vi capisce, la vostra famiglia vi odia, il ragazzo dei vostri sogni è uno stronzo.» Ben tiene il conto con le dita.
«Mica male per uno che dichiara di non omologarsi all'uso degli stereotipi. Potresti farne una lezione al tuo corso di genetica. Magari vengo a sentirti.»
«Scommetto che sei anche ricca. Di solito siete quelle che vi lamentate di più», continuò Ben.
«Tu non sai un cazzo della mia vita. Smetti immediatamente di parlare.» Emma non riuscì a trattenersi e quasi gli urlò in faccia.
«Da cosa stai scappando?» il tono di voce di Ben adesso era diverso. Anche la sua espressione era cambiata. Sembrava quasi dispiaciuto e per un folle istante a Emma parve che la risposta gli interessasse davvero.
«Dalla polizia», borbottò una risposta. Non era tenuta a raccontargli niente. Ancora un po' di pazienza e le loro strade si sarebbero divise per sempre.
«Riesci a prendere qualcosa sul serio ogni tanto?»
«E il risultato sarebbe diventare come te? No, preferisco di no.» Gli lanciò un'occhiataccia.
«Avevo una fidanzata, tempo fa..», cominciò a dire Ben.
«Ma pensa..», rispose Emma chiedendosi dove volesse andare a parare adesso.

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