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Quando sentì la chiave nella serratura e la porta aprirsi, Willow Smith scattò in piedi come una molla, il cuore in gola. Un attimo dopo sua madre Reagan accese la luce e si materializzò in cucina.

Madre e figlia si guardarono per un momento che parve infinito.

«Abbiamo torta di mele», squittì Will indicando la tavola apparecchiata. «Pasta, un profumatissimo arrosto ancora croccante e questa delizia al cioccolato che ho rubato dal frigo di zia senza che se ne accorgesse, mentre mi infilava nella borsa tutta questa roba», continuò parlando a raffica. «Possiamo partire dal dolce, abbuffarci di calorie, cariarci i denti e andare a letto col mal di pancia. Non sarà come prenderci una sbronza, ma staremo male uguale.» Sorrise nervosa.

Reagan rimase impassibile sulla soglia della porta.

«Mamma mi dispiace», esclamò abbassando le spalle. «Mi sono comportata da stupida, lo so. Non so che diavolo mi è preso. Volevo a tutti i costi andare a quella stupida festa perché volevo vedere Liam. Non avrei dovuto dirti quelle cose e quel biglietto è una cosa di cui mi vergogno un sacco», continuò. «Ma sappi che non mi sono divertita per niente. Clara sì, ma io ho passato tutto il tempo fuori nel cortile a morire di freddo fino a quando Liam non mi ha portata al ristorante. Non riuscivo a divertirmi sapendo di averti delusa. Non potevo.»

Reagan poggiò la borsa sulla sedia. «La torta di mele va bene», disse prendendo una forchetta.

Si sedettero a tavola. Una di fronte all'altra.

«Vivian ha avuto un bambino. Tuo fratello si chiama Bryan», aggiunse.

«Ho un fratello», mormorò Will. «E tu eri lì?»

«Coi nonni. Siamo rimasti fuori dalla sala parto. Tuo padre era l'uomo più felice del mondo.»

«E tu come stai?» Will guardò sua madre.

«Mi sento liberata», rispose. «Credo di poter iniziare l'anno con un nuovo assetto. Scusami se sono stata una pessima madre», disse infine.

Will sorrise e capì che pace era fatta. «Liam mi ha baciata», annunciò poi.

Reagan sollevò le sopracciglia sorpresa. «Spero sia stato un bel bacio», disse poi.

Will arrossì violentemente. «Perfetto», annuì senza guardarla.

«Domani chiamerò la casa editrice», disse Reagan. «Credo saranno felici di sapere che ho un progetto pronto per loro. Non vedo l'ora di farmi una bella dormita e poi cominciare a scrivere.»

«Dici sul serio?» Will era quasi commossa. Da mesi non vedeva sua madre immersa nel lavoro che amava.

«Sono serissima. Ho già la scaletta pronta, è tutto qui nella testa» e si picchiettò la fronte.

«Un nuovo best seller?»

«Questo lo deciderà il pubblico.»

«Di cosa parlerà?»

Reagan poggiò la forchetta, si alzò da tavola e si stiracchiò le braccia. «Questo è top secret», strizzò l'occhio.

«Non puoi dirmi niente? Sono tua figlia», protestò Will.

«Il titolo, posso dirti solo quello se vuoi.»

«Meglio di niente», borbottò la ragazza. «Come si chiamerà?»

«La notte dei buoni propositi.» 



FINE

LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora