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«Jiminie n-non te ne andale p-però» farfugliò Yeril quando il minore la poggiò sul lettino sotto le coperte.

«Non me ne vado, piccolina. Riposa! Appena ti sveglierai mi ritroverai qui» sorrise con emozione e la bimba poté dormire pacificamente.

Jimin baciò la sua fronte sentendola ancora calda e regalandole un'ultima occhiata, accostò leggermente la porta. Scese poi le scale per tornare al piano di sotto dove trovò Jungkook. Lui era affacciato alla finestra e dal fine odore che le sue narici poterono assorbire facendole arricciare, Jimin dedusse che il maggiore stesse fumando. Il corvino allora si sedette sul divano, l'altro neanche si accorse della sua presenza.

«Perchè stai fumando? Non sapevo avessi questa dipendenza ma... Giusto! È vero! Dimenticavo che tu sei il forte e duro JK!» disse sarcasticamente ponendosi a braccia conserte. Jungkook a quelle parole girò il suo volto e aspirò un'altra volta.

«Io non ho fumo più ormai, ho smesso da anni. Ogni tanto mi capita di farlo perché sento estremamente la necessità di farlo come adesso. Mi aiuta a scaricarmi un po'» spiegò «Smettila di dirmi questa pantomima ogni volta. JK o Jungkook o chi cazzo ti pare, sono sempre io»

«Non capisco perché sei così infastidito, arrabbiato da un momento all'altro... Potresti spiegarmelo, te ne sarei grato perché davvero non riesco a capirti. Ti ha dato fastidio qualche mia parola o comportamento? Dimmelo, sono molto curioso» comunicò Jimin con serietà.

«Perchè non vieni qui e parliamo faccia a faccia, eh? Avanti» provocò il maggiore.

«No. Hai fumato ed io odio il fumo e il suo cattivo odore. Non verrò lì, parleremo così» sentenziò il minore.

«Oh... Sei così delicato, ragazzino! Non muori mica se ti avvicini, eh» Jimin sbuffò.

«Non cederò alla tua provocazione, grand'uomo piuttosto...» pronunciò «Porca puttana! Perché stiamo nuovamente litigando? Perché mi sembra di star ritornando ai nostri primi giorni quando ognuno interpretava il proprio ruolo?» alzò la voce.

«Non stiamo litigando e non stiamo ritornando a nulla. Tu sei Jimin ed io sono Jungkook come sempre lo siamo stati, punto» anche lui alzò la voce mentre buttava via la sua sigaretta.

«D'accordo ma potrei sapere perché ti stai comportando in questo modo e perché da un momento all'altro il tuo umore è cambiato? Voglio solo capire come tu hai cercato di capire quando non capivi il motivo della mia tristezza» segnalò «È per tua figlia?» si mise in piedi.

«Ti ho detto che non sono né arrabbiato né infastidito. Adesso smettila e se vuoi puoi anche andare» contestò il più grande con la sua lingua che spingeva contro la sua guancia.

«Tua figlia mi ha detto di non andarmene e io le ho promesso che al suo risveglio mi avrebbe ritrovato al suo fianco. Ho intenzione di mantenere la mia parola» asserì con nervosismo, Jungkook aprì la sua bocca con un leggero stupore «Non dirmi che non sei infastidito o arrabbiato quando invece lo sei, eccome se lo sei! Fatti capire e fammi capire, Jungkook. Non mi sembra di chiederti tanto» il rosso si avvicinò di colpo al minore con volto cupo.

«Vuoi saperlo davvero? Va bene, te lo dirò mi sono rotto il cazzo di questo. Odio fottutamente come mi sento in questi momenti... Quando vedo te e mia figlia, sangue del mio sangue, insieme, il mio cuore salta, danza, palpita, è felice e sento come se mi stesse per scoppiare, come se mi stesse per uscire fuori dal petto per poi fare un gran casino all'esterno. Mi incazzo, mi imbestialisco perché non ho mai provato tutto questo, perché persone come te meriterebbero di avere un figlio e non come quella puttana che ha avuto il coraggio di abbandonarla, perché non ho mai visto Yeril affezionarsi a qualcuno come lo ha fatto con te tanto da non voler più staccarsi dalle tue braccia» il suo tono di rilassò «Fino a qualche tempo fa la tenevo solo per me. Ero geloso di lei perché era ed è l'essere più prezioso della mia vita e vivevo costantemente con la paura che un giorno qualcuno avrebbe potuto portarmela via... Adesso è un po' diverso» Jimin adagiò i palmi delle sue piccole mani sulle guance del maggiore che sfiorò delicatamente. Guardò all'interno di quegli occhi così scuri e sorrise emozionato. Jungkook collocò le sue mani sopra le altre, premendole caldamente «Non sto piangendo» rise.

«Lo so che non lo stai facendo, Jungkook. Sto solo osservando con ammirazione il tuo meraviglioso senso paterno, è tanto puro» improvvisamente Jimin lo abbracciò posizionando il suo udito sopra la zona del cuore contrario, circondandogli la vita con le braccia «Il tuo cuore è un po' birbante. Sta palpitando anche adesso?»

«Non lo senti tu stesso?» domandò pressando il viso del minore contro il suo petto e ponendo una delle sue mani sulla guancia contraria «È come se qualcuno stesse cercando di rubarlo dal mio petto per farlo fottutamente suo» parlò indirettamente. Jimin alzò il suo sguardo verso il più alto che ricambiò all'istante quel gesto con un'intensità capace di turbare l'altro «Non guardarmi in questo modo, ragazzino...» il suo pollice delineò lo zigomo del menzionato.

«E come dovrei guardarti? Se non in questo modo, Jungkookie» sorrise e il maggiore leccò le proprie labbra, disperate per poter sfiorare e fare sue le altre ma ad un tratto decise di allontanarsi e con la poca ragione che restava sul suo corpo, si diresse verso la cucina per prendere un bicchiere d'acqua che bevve in pochissimi secondi.

Il suo essere era totalmente in subbuglio, un caos di sentimenti ed emozioni.

Jimin lo raggiunse poco dopo ponendosi contro lo stipite della porta con lo sguardo leggermente confuso verso di lui.

«Che ti succede adesso?»

«Ho dovuto bere un bicchiere d'acqua...» iniziò a camminare a passo lento e deciso verso Jimin che non tolse mai lo sguardo da lui «Perchè odi il fumo...» collocò le mani sulla parete e poggiò la fronte contro quella del più piccolo «Ed io voglio solo assaporare la tua bocca, le tue labbra in questo preciso istante» affermò con assoluta sincerità. Jimin rimase fermo sul suo posto senza dire nulla «Non mi dici nulla, ragazzino?» domandò a pochi centimetri dal suo volto, mischiando respiri.

«Non lo sai?» chiese ridendo.

«Cosa?»

«Che chi tace acconsente...» rispose con un sorrisino che sapeva di audacia e sfrontatezza. In seguito Jimin adagiò le sue calde mani sulle scapole del maggiore che sfiorò lentamente «Che a-aspetti, Kookie...?» chiese impaziente.

Occhi su occhi.
Labbra quasi su labbra.

«Vuoi che sia io a fare il primo passo?»

«Hai detto che avevi vog-» ma la sua orazione venne interrotta dalla palpitante bocca di Jungkook in cima alla sua. Calda, dominante, possessiva e senza pudore com'è sempre stata quando del più piccolo si trattava. La lingua del più grande vagabondò all'interno della cavità vocale contraria, volendo farla totalmente propria, volendo assaporarla interamente. Jimin si lasciò andare e lasciò fare tutto al più alto. Nessuno era mai riuscito a renderlo così sensibile e vulnerabile, solo Jungkook pareva avere questo potere.

Solo un suo bacio o anche solo una sua carezza potevano portare Jimin in un'altra dimensione diversa da quella in cui viveva. Una dimensione in cui esistevano solo lui e Jungkook circondati dal nulla, soltanto con i loro sentimenti presenti.

«Caos. Sento il caos dentro di me» sussurrò Jungkook contro le sue labbra.

𝑳𝒊𝒕𝒕𝒍𝒆 𝑩𝒐𝒚 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora